“Io non so cosa dire. Non so veramente cosa dire, perché siamo quasi nella sfera dell'insulto a un brand che per carità è il loro e quindi non è che stanno prendendo per il culo un altro. È il loro marchio ma sinceramente pensare alla Jaguar rosa elettrica… è inquietante”: l’oggetto dello sfogo di Emiliano Perucca Orfei è la Jaguar Design Vision Concept, presentata a Miami, un prototipo rosa che per Masterpilot rappresenta il punto di non ritorno di un brand una volta sinonimo di potenza e mascolinità: “Pensare alla Jaguar rosa, tralasciando anche il design dell'oggetto che può essere anche figo inteso come Concept Car… boh. Presentarsi al mondo con una roba che scimmiotta i prototipi della Maybach che hanno presentato negli ultimi anni… rosa in più, elettrica in più, con quella campagna di presentazione del nuovo marchio con persone colorate… pronti per andare al Gay Pride”.
Un passato glorioso, un futuro incerto
Perucca Orfei sottolinea il contrasto tra il passato glorioso di Jaguar e questa nuova direzione estetica e simbolica. “È un passaggio molto forte perché si passa da un'azienda ultramaschile, ultramaschilista, ultrapatriarcale com'era la Jaguar con i V12, con le macchine che vincevano a Le Mans a una macchina fatta per Elton John fondamentalmente. Perché l'unico cliente che può comprare una roba del genere è uno come Elton John, come i designer di moda, quelli che vendono forse i profumi, che fanno i profumini, che fanno le borsette”.
La critica non si limita al colore o alla campagna pubblicitaria. È l’intera operazione a lasciare un retrogusto amaro: “Il marchio Jaguar è arrivato a oggi non perché facevano le coupé rosa, ma perché facevano delle macchine con i controcazzi. Che poi negli ultimi 10-15 anni si fossero persi a loro volta non c'è dubbio, però quella roba lì che presentano a Miami è inquietante, è oggettivamente inquietante per tutta una serie di ragioni”.
Un’immagine compromessa?
La Jaguar rosa non è solo un oggetto estetico fuori dagli schemi, ma anche un manifesto che Masterpilot trova problematico: “Legarsi a un mondo in modo così forte… boh, ma che senso ha? Utilizzare degli strumenti che poi sono diventati degli strumenti di comunicazione che servono per comunicare una certa cosa all'esterno per farci un brand e far ruotare tutto attorno a quella roba lì, quindi tutti vestiti arcobaleno, personaggi che non si sa se sono uomini o donne e la macchina rosa…”
Non manca il paragone con l’iconico Diabolik: “Questo è un marchio che ha centinaia d'anni di storia, ha cavalcato epoche, ha portato avanti gente, ha conquistato gente, ha fatto la storia della modernità. Ci hanno fatto pure un fumetto, c'era Diabolik che andava in giro con quella roba lì, e Diabolik era vestito di nero, non era vestito arcobaleno. Era vestito di nero e aveva la Jaguar nera”.
Un insulto?
La delusione di Masterpilot è palpabile, soprattutto nel rispetto che prova per il pubblico storico del brand: “Non è possibile vedere una roba del genere. E mi dispiace per quelli che hanno la Jaguar, che vanno in giro con delle belle macchine, delle belle coupé, perché da ora in avanti verranno associati anche loro a questo genere di immagine”.
E, come una sentenza, Perucca Orfei conclude: “Io capisco che il capo di 'sta roba qua probabilmente è infoiatissimo con questo tipo di messaggio, ma qualcuno lo doveva fermare, anche solo per la dignità di tutte le persone che sono passate in Jaguar in tutti questi anni. Non è possibile vedere una roba del genere… È come andare in chiesa e bestemmiare, è uguale. Non lo trovo corretto”.
Una Jaguar rosa elettrica è per Masterpilot molto più di un errore stilistico: è un atto di profanazione verso un marchio che ha segnato la storia dell’automobilismo. E, nel mondo dell’auto, bestemmiare in chiesa potrebbe davvero significare la fine.