Roberto Cingolani, ministro della transizione ecologica, è tornato a esprimersi sulle misure previste nel piano della Commissione europea che prevede, tra l’altro, lo stop all’immatricolazione (e quindi alla vendita) a partire dal 2035 (con prime limitazioni già dal 2030) di auto a benzina, diesel, gpl, metano e pure ibride.
“È stato comunicato dalla Commissione Ue – aveva detto Cingolani – che anche le produzioni di nicchia, come Ferrari, Lamborghini, Maserati, McLaren, dovranno adeguarsi al 2030 al full electric. Questo vuol dire che, a tecnologia costante, con l'assetto costante, la Motor valley la chiudiamo. Se noi oggi pensassimo di avere una penetrazione del 50% di auto elettriche d'emblée, non avremmo neanche le materie prime per farle, né la grid per gestirla. Su un ciclo produttivo di 14 anni, pensare che le nicchie automobilistiche e supersport si riadattino è impensabile". Una preoccupazione che era stata condivisa anche dal collega di Governo Giancarlo Giorgetti. Ora il ministro ne ha riparlato al Corriere: “Per quelle frasi sono stato accusato di essere poco green. Ma sono convinto del fatto che le filiere italiane consolidate vadano salvaguardate. Certo, guardando al futuro: vanno inserite in un percorso di innovazione e sostenibilità. Anche Francia e Germania ragionano così”.
L’alternativa proposta da Cingolani? “Non si tratta di fare compromessi al ribasso, sia chiaro. Ma in Italia ci sono 12 milioni di auto altamente inquinanti. Intanto possiamo pensare a sostituire quelle. Anche con aiuti, con incentivi per l’acquisto di auto meno inquinanti”. Anche a motore termico: “Transizione significa esattamente questo: passare progressivamente a tecnologie sempre meno dannose per l’ambiente. Senza editti dall’oggi al domani”.
Quanto all’auto elettrica (che peraltro non tutti potrebbero o potranno permettersi, anzi), per il ministro “serve una rete intelligente per gestire una richiesta di elettricità altalenante. Con il Pnrr investiamo su quello. E servono quelle 30 mila centraline di ricarica che ci siamo impegnati ad installare. La produzione elettrica deve diventare sempre più rinnovabile, perché se per far circolare un’auto elettrica uso energia da fonti fossili, o peggio da carbone, non facciamo nessun progresso”. Complessivamente l’obiettivo è “installare 8 Gigawatt da fonti rinnovabili all’anno per i prossimi 9 anni. È come se otto città all’anno venissero alimentate da energia da fonti rinnovabili”. L’impatto della transizione nella sola Italia o anche nella sola Europa in chiave globale però sarebbe limitato: “È chiaro che da soli possiamo fare ben poco per il clima e lo sviluppo. I cambiamenti climatici – conclude Cingolani – non si fermano ai confini degli Stati”.