L’argomento più convincente per acquistare auto elettriche sembra essere la riduzione delle emissioni e il risparmio, anche economico. Ma davvero è così? Su Tempi Bjørn Lomborg fa il punto riprendendo alcuni recenti studi usciti per delle riviste accademiche. Il problema, si evidenzia, è la produzione dell’energia utilizzata dai motori delle Bev (Battery Electric Vehicle=. Infatti, gran parte delle forniture arriva dal carbone bruciato in Cina. Una stima recente avrebbe mostrato come l’utilizzo delle mix globale attuale da parte di veicoli elettrici porterebbe a una quantità di emissioni maggiori di quelle sperate. Si tratta di un quantitativo pari alla metà del prodotto delle auto a gas. Non solo. Per quanto i motori elettrici non inquinino quanto i motori a combustione, l’elettricità necessaria è responsabile di una notevole parte di inquinamento, soprattutto in America dove si stima che per due terzi del territorio siano proprio le Bev a impattare di più sull’ambiente. Inoltre il peso dei motori elettrici è tale da creare più particolato dallo sfregamento di pneumatici e asfalto. L’inquinamento non risale solo all’origine dell’energia, dunque, ma anche alla circolazione su strada delle auto a batteria.
Si passa poi all’argomento del risparmio economico. Nonostante il rifornimento sia meno oneroso, acquistare un’auto elettrica costa in media quasi 20mila dollari di più di un’auto endotermica. Inoltre il costo del ciclo di vita di una Bev è più alto del 9% e si stima che il veicolo elettrico verrà utilizzato la metà di un veicolo classico. Infatti sembra che solo 1 famiglia su 10 si affidi esclusivamente a una Bev, mentre le altre nove hanno almeno un’altra auto a combustione. Saranno solo i Paesi super ricchi, come la Norvegia, a potersi permettere una transizione meno problematica. È proprio la Norvegia a dimostrarlo, dal momento che paga sussidi indiretti per 23.500 dollari ad auto sotto forma di mancate vendite e tasse di immatricolazione. Costi a parte resta comunque un problema di produzione delle auto elettriche che, se dovranno sostituire completamente i veicoli endotermici entro il 2050, richiederanno un aumento dei lavori di estrazione dei materiali necessari, attività che già incidono molto sull’inquinamento e che, soprattutto per i luoghi in cui si svolgono, comportano sfruttamento, come nel caso del lavoro minorile per recuperare il cobalto in Congo, e dipendenza economica da Paesi come la Cina, dove si concentra il settore della lavorazione dei materiali.