Attore di teatro, serie tv e film di successo, Paolo Calabresi ci ha raccontato la sua esperienza sul set del film più atteso del momento: Berlinguer. La grande ambizione di Andrea Segre. Calabresi è Ugo Pecchioli, senatore della Repubblica e amico stretto di Enrico Berlinguer. Difficile fare un’interpretazione che non sfoci in un'inutile imitazione, eppure lui ce l’ha fatta. Alla perfezione. Tramite le sue risposte poi su che fine farà l’insegnamento di uno dei politici più amati dagli italiani e cosa possiamo fare noi affinché le generazioni future si ricordino di Enrico Berlinguer e, come ci ha detto Calabresi, “capiscano che un altro modo di fare politica esiste”, abbiamo riflettuto su quanto fosse urgente oggi un film del genere sulla storia del segretario generale del PCI. Ecco l'intervista all'interprete che ci ha regalato alcune delle battute più divertenti della storia della Tv grazie al suo indimenticabile Biascica in Boris, ci ha fatto sognare a teatro e ci ha “rapito” nell’omonimo film di Marco Bellocchio e in Smetto quando voglio di Sydney Sibilia.
Paolo Calabresi sei nel cast del film Berlinguer. La grande ambizione di Andrea Segre che ha aperto la Festa del cinema di Roma. Il tuo personaggio è Ugo Pecchioli, partigiano, politico, senatore della Repubblica. Qual è stata la sfida più grande nell'interpretarlo?
C'è la fortuna e la sfortuna di interpretare un personaggio, un uomo, non così conosciuto e famoso nell’immaginario collettivo come simbolico di quel partito ma che allo stesso tempo era, probabilmente, la persona più vicina a Berlinguer. Sia dal punto di vista professionale che umano. Pecchioli ha avuto una storia di amicizia fortissima con lui. E poi ha avuto dei ruoli con le istituzioni, conosceva i servizi segreti, insomma, era una sfida importante entrarci dentro. Noi abbiamo cercato di raccontarlo senza imitarlo, ma tentando di restituire il suo atteggiamento che era sempre quello di stare un passo indietro.
Quale caratteristica di Berlinguer pensi sia fondamentale da recuperare oggi per affrontare le sfide del 2024?
Come ti dicevo questo film non ha voluto imitare e soprattutto non ha voluto fare un omaggio all'uomo Berlinguer, al politico Berlinguer, ma più che altro ha cercato di fornire il racconto di un'epoca che purtroppo si è definitivamente conclusa. Prima i politici in generale - e in particolare Berlinguer - avevano capacità di interpretazione e di ricezione di quello che la cosidetta 'base' chiedeva. C'era una vicinanza con le persone che non esiste più.
Cosa possiamo fare affinché la storia di Berlinguer venga tramandata alle generazioni future, senza perdersi mai?
La sua storia è la storia di un popolo, il terzo di un popolo italiano che aveva portato il partito comunista ad essere di fatto una forza di governo anche se gli accadimenti successivi, primo fra tutti il rapimento Moro, hanno fatto in modo che non accadesse. Questo è il grande rimpianto.
Qual è la soluzione?
Bisognerebbe far vedere il film, intanto alle generazioni future, ai ragazzi delle scuole, ai ragazzi delle università, per fargli capire che esiste un altro modo di fare politica.