Ok, diciamolo, siamo agli sgoccioli della Berlinale, l’ultima edizione gestita da Carlo Chatriand, e un po’ si percepisce la stanchezza nell’aria: è stato l’anno delle opere mediocri in concorso - esclusi un paio di titoli - e squisitamente pop fuori concorso, tra questi c’è Love Lies Bleeding. Se avete amato Saint Maud amerete ancora di più il secondo film di Rose Glass e non solo per una fantastica Kirsten Stewart, ma per il totale nonsense e il surrrealismo della messa in scena. Si parte da presupposti semplici: Lou (Kristen Stewart) gestisce una palestra in una cittadina del New Mexico, lì nota l’aspirante bodybuilder Jackie (Kathy O’ Brian) che si sta preparando per una gara importante che si terrà a Las Vegas, ed è subito amor fou o folie a deux. Il sentimento tossico, tenero, folle che unisce le due contro il mondo di Lou permeato dalla violenza: dal padre nonché capo di Lou interpretato da Ed Harris, così come il violento JJ (Dave Franco) che massacra di botte Beth (Jena Malone) la sorella di Lou, ed è il vero detonatore della storia. L’ambientazione è quella dell’America sporca degli anni Ottanta, del terribile e inguardabile mullet mentre sugli schermi televisivi va in onda la fine della guerra fredda che, almeno per Lou, si svolge tra le mura domestiche dove il contingente nemico è il tuo stesso padre, Lou Sr, il villain, il vero mostro finale di un videogioco. Ovviamente il padre di Lou è a capo di un organizzazione crimnale (con una pettinatura parodistica) e in un mondo dove le regole le fa il più forte - o il patriarcato come ci suggerisce il film - qualsiasi arma di difesa o di offesa è lecita, anche l’omicidio, o il farsi di steroidi prima di scopare. La follia di Love Lies Bleeding, meno potente nella seconda parte durante il viaggio a Las Vegas, ha il sapore degli anime di un tempo (uno su tutti Ken il guerriero e chi arriverà alla fine capirà perché), così come il riferimento a Hulk e a un mondo di esagerazione ma non per questo meno vero o toccante. Love Lies Bleeding non è solo un thriller lesbo, è una dramedy storia d’amore tra due corpi celesti abbandonati, un piccolo cult che farà impazzire e incazzare tanti.
Qui non manca nulla: la bellezza, il pulp, il sesso, l’America bifolca, i criminali, i tratti da fumetto e una colonna sonora (Clint Mansell) che batte al ritmo di due cuori innamorati destinati alla tragedia, forse, come già si percepisce dal trailer con la meravigliosa Smalltown Boy. Dopo A Different Man, già in concorso alla Berlinale, il film di Rose Glass è un altro colpo assestato della A24 che coinvolgerà trasversalmente chi ha vissuto gli anni Ottanta (per quanto siano distorti come qualunque opera postuma) che per la gen Z. L’alchimia tra Kristen Stewart (una delle sue interpretazioni migliori) e la O’Brian permeano di sensualità un film che poteva scadere nella ridicolaggine involontaria - anche per un paio di scene splatter - rendendolo tranquillamente un B-movie. Dopo l’horror di Saint Maud, Rose Glass si mette alla prova con un cinema muscolare senza perdere, però, di umanità: se The Iron Claw ci ha dimostrato la mascolinità tossica, Love Lies Bleeding è la risposta a quella stessa tossicità, seppur con una violenza brutale. A differenza del poema di Christina Rossetti, da cui il film prende il nome, qui non si tratta di un amore non corrisposto (al massimo tra un padre e una figlia) ma di quell’amore capace di squarciare - in questo caso letteralmente - le fondamenta del creato.