Monica Guerritore ha scritto, diretto e interpretato il nuovo biopic su Anna Magnani, si intitola Anna, e le riprese si sono concluse a metà giugno e sarà pronto per uscire nelle sale verso novembre. Il progetto - nato da un’idea della stessa Guerritore, che ne ha firmato anche la sceneggiatura - ha richiesto tre anni di preparazione e ha potuto contare, nei primi passi, sul sostegno di Andrea Purgatori. Per la parte di Suso Cecchi D’Amico, l’amica e sceneggiatrice di Anna Magnani, Monica Guerritore ha voluto al suo fianco Francesca Cellini. Scelta azzeccatissima data la somiglianza con il personaggio da lei interpretato. Per Cellini, si è trattato di un’esperienza significativa sia sul piano artistico sia su quello umano. Non solo per il ruolo affidatole, quello della sceneggiatrice che ha scritto alcuni dei più grandi capolavori del cinema italiano, ma anche per il legame personale che la unisce alla regista. Una collaborazione nata più di dieci anni fa e cresciuta nel tempo, fino a diventare una vera amicizia. Nell’intervista, Cellini racconta come si è avvicinata al personaggio di Suso, quali sfide ha affrontato sul set, e che cosa significa oggi, per un’attrice della sua generazione, confrontarsi con due figure fondamentali come Cecchi d’Amico e Magnani. Tra ricordi, scelte professionali e nuovi progetti, emerge il ritratto di un’artista in una fase cruciale del proprio percorso...

Francesca Cellini. Come sono andate le riprese? So che avete appena finito di girare.
Sì, abbiamo concluso il 13 giugno. È stato un set meraviglioso, davvero da sogno: un’atmosfera familiare, armoniosa. Eravamo tutti concentrati, Monica in primis, che ci lavora da tre anni. Tutti volevamo fare del nostro meglio. Per la prima volta nella mia vita da attrice, sono rimasta sul set anche nei giorni in cui non giravo. Ho passato lì tutte e cinque le settimane, proprio perché stavo così bene. Sai quando ti sembra di stare su una nuvoletta rosa e non vuoi scendere? Infatti, l’ultimo giorno ho pianto mentre mi toglievano la parrucca. Spero che il film venga accolto con lo stesso amore con cui è stato realizzato.
Leggevo che la sceneggiatura ha avuto una lunga gestazione.
Sì, Monica ci ha lavorato per tre anni. È stata sostenuta anche da Andrea Purgatori, che purtroppo è scomparso. Quando lesse la sceneggiatura, gli piacque moltissimo. Monica aveva iniziato a leggerla nelle piazze, e io l’ho accompagnata in alcune occasioni. È stato un processo lungo, come una gravidanza faticosa ma bella. Spero che riceva il successo che merita: ci ha messo tutta sé stessa ed è stata molto coraggiosa.
Quando si toccano figure come Anna Magnani, serve un pizzico di follia…
Sì, e solo i grandi artisti ce l’hanno. Ma ti assicuro che Monica è stata impressionante. Per me Anna Magnani è un mito fin da bambina, e uno dei primi giorni di riprese, quando Monica è arrivata con parrucca, impermeabile e stivali… ho avuto un attimo di smarrimento. Sembrava davvero lei. La somiglianza era pazzesca, senza alcun artificio. È stato molto emozionante: da un lato c’era un’amica che amo, dall’altro un’attrice che ho sempre ammirato e che non ho mai potuto conoscere. Per un momento ho avuto la sensazione di incontrarla davvero.
Anche il cast mi è sembrato molto azzeccato.
Assolutamente. Io interpreto Suso Cecchi D’Amico, che già ammiravo tantissimo: forse la più grande sceneggiatrice della storia del cinema italiano. Monica ha dovuto lottare per avermi, perché dicevano che ero troppo giovane o non abbastanza famosa. Ma lei ha voluto solo me. Quando mi hanno vista in costume, molte persone che conoscevano Suso mi hanno detto: “Sei identica, sei lei”. È stato bellissimo, anche perché spesso, se non sei un nome noto, vieni scartato a prescindere. Devo tanto a Monica, ha creduto in me e ha insistito. Spero di averle restituito fiducia e di aver reso onore a Suso.
Come sei arrivata al ruolo? C’è stato un provino?
Sì, assolutamente. Dodici anni fa andai a teatro a vedere Monica in uno spettacolo su Oriana Fallaci. Portai con me un dvd dove recitavo, con l’idea di farglielo avere. Pensavo non lo avrebbe mai guardato, invece un mese e mezzo dopo mi lascia un messaggio: “Ciao Francesca, ho visto il tuo dvd, mi sei piaciuta tantissimo. Richiamami”. Da lì è nata un’amicizia vera. Lei mi ha detto cose che solo una madre dice a una figlia. E poi, nonostante il nostro rapporto, ho comunque fatto il provino. Era giusto così. È andato bene, e lei ha insistito ancora di più per avermi.
L’amicizia tra Anna e Suso rispecchia un po’ anche la vostra, forse.
Sì, molto. Anna era impulsiva, Suso più razionale. Anche Monica ha qualcosa di Anna: è determinata, sa cosa vuole e lotta per ottenerlo. Tra noi c’è un rapporto profondo, che va oltre il lavoro. Le voglio un bene immenso. Quando lavori con persone così, tutto diventa più bello: vuoi fare bene per il progetto, ma anche per chi ti sta vicino.
Come ti sei avvicinata alla recitazione?
Sono cinefila da sempre, da quando avevo cinque anni. A dodici ho iniziato con il teatro scolastico. Poi mi sono laureata, ma un amico mi ha spinta a riprendere e iscrivermi alla scuola di cinema Immagina, a Firenze. Lì mi sono diplomata e ho cominciato a lavorare nel cinema indipendente. Ho fatto anche teatro, interpretando Maria Callas e lavorando con Lella Costa. È stato un percorso personale, ripreso con convinzione intorno ai 23-24 anni. Ma l’amore per il cinema l’ho sempre avuto.

Com’è stato interpretare Suso Cecchi D'Amico? Che tipo di lavoro hai fatto?
Mi sono guardata alcune sue interviste per studiarne i gesti e il modo di parlare. Mi ha colpito il suo accento toscano, che aveva mantenuto con orgoglio nonostante vivesse e lavorasse a Roma. Non volevo imitarla, ma renderla in modo naturale. Ho cercato di restituire il suo piglio, senza farne una caricatura. Mi ha aiutato tantissimo il reparto costumi, trucco e parrucco: quando mi mettevo la parrucca, i truccatori dicevano “sei già Suso”. Quegli abiti non mi sembravano estranei, mi sentivo davvero nel personaggio. Spero di averla rispettata e che questo emerga nel film.
La tua “toscanità” ti influenza come attrice?
Eccome. Sono un po’ un cavallo pazzo, non seguo un metodo preciso. Mi ispiro a Mastroianni: la recitazione è un gioco, sul set interpreti, poi torni a casa e sei te stessa. Sono molto seria e professionale, ma cerco sempre di conservare una certa leggerezza, quel pizzico di follia che ti fa rimanere autentica. Punto tutto sulla naturalezza.
Questo film segna per te una nuova fase, vero?
Sì, è un mix di entusiasmo e paura. È stato un lavoro bellissimo e, quando è finito, mi sono sentita un po’ persa. Era come vivere un sogno quotidiano. L’ultimo giorno ho pianto. Ora ho tanta voglia di continuare, ma anche il timore del “dopo”. Sto cercando un nuovo agente, è una fase delicata. Cerco di restare positiva, mi affido anche un po’ al destino: “Se deve accadere, accadrà”. Sai, ci sono stati tanti segni strani... Dodici anni fa regalai a Monica un libro su Anna Magnani con una dedica: “A una grande attrice del passato e a una grande attrice del presente”. Le dissi che solo lei avrebbe potuto interpretarla. È come se tutto si fosse allineato al momento giusto. Una magia da film.
Hai conosciuto Andrea Purgatori?
No, purtroppo no. Ma ho conosciuto suo figlio Edoardo, che interpreta Luca Magnani da adulto. Un ragazzo meraviglioso, molto empatico e bravissimo. Conoscendo lui, immagino che anche Andrea fosse una persona splendida.
Dopo aver interpretato una sceneggiatrice come Cecchi D'Amico, ti è venuta voglia di scrivere?
In realtà già scrivo. Non ho ancora pubblicato nulla, ma amo la scrittura. Ho scritto una sceneggiatura, un romanzo e un corto che mi piacerebbe realizzare. Magari con l’aiuto di Monica, che è una regista eccezionale. Sul set mi sono sentita protetta e guidata, cosa rara. Monica, essendo attrice, sa cosa vuol dire essere diretti nel modo giusto. È stata presente con tutti, davvero splendida. Tutti gli attori te lo confermerebbero.
Quando uscirete nelle sale?
A novembre di quest’anno.
Progetti imminenti?
Per ora, studiare il turco, che secondo me è una lingua bellissima.
