Che gli Oscar tengano conto del tema più che dello stile, dell'attualità del contenuto prima della bellezza della forma, è un fatto che molti evidenziano. Lo dimostra la storia, basti pensare a quanti film straordinari Steven Spielberg abbia fatto, vincendo solo con Schindler's List (che è ugualmente un capolavoro, ma forse Spielberg ha fatto anche meglio), o il caso di La vita è bella di Roberto Benigni. Ma anche Amistad (che parlava della tratta degli schiavi neri) e, quest'anno, La zona d'interesse. C'è poi chi, come Massimo Ceccherini, ha espresso il concetto in maniera grezza: “Sappiate che il film di Garrone è il più bello della cinquina, solo che non vincerà perché vinceranno gli ebrei. Quelli vincono sempre", ha detto a Francesca Fialdini su Rai 1. Neanche a dirlo, si è scatenata la bufera e Ceccherini è stato accusato di antisemitismo. Intendiamoci, l'attore e collaboratore di Matteo Garrone in Io Capitano ha usato un tono scorretto e il film di Glazer è davvero un capolavoro (noi ne abbiamo parlato qui), per cui forse avrebbe comunque meritato di vincere. Ma astraendoci da tutto questo, l'inadeguatezza delle parole di Ceccherini e il talento di Glazer, l'attore toscano ha forse toccato un nervo scoperto? Oggi, comunque, ha chiarito la sua posizione, anche in seguito alla replica dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane: "Intanto ieri stavo leggermente scherzando. Ma mi sono espresso male: mi riferivo ai film che parlano degli ebrei e volevo dire che non è la prima volta che vincono agli Oscar", e poi "quando ho detto 'vincono sempre loro' stavo parlando dei film che parlano del tema. L'ho detto spontaneamente, spiegandomi male". Ma non è l'unico a pensarla così.
Anche Sabrina Ferilli, infatti, in una storia su Instagram ha ribadito il concetto: "Se dovesse vincere l'Oscar, La zona di interesse, so perché vincerebbe, non certo perché è un film migliore di Io capitano. Io tifo Italia. Tifo Garrone!". Il sottinteso è chiaro: è il tema che conta, non la qualità dell'opera. Ad ogni modo, Jonathan Glazer ha chiarito la sua posizione nel discorso di ringraziamento dopo aver ricevuto il premio come miglior film internazionale, ricordando sia le vittime israeliane che, soprattutto, quelle palestinesi. Di nuovo: La zona d'interesse parla non solo di antisemitismo, ma anche di quella zona grigia in cui siamo immersi tutti, dell'indifferenza rispetto al rumore di fondo che sono le tragedie del nostro tempo. La polemica, quindi, è relativa ai modi di Ceccherini e Ferilli. Ma davvero si può sostenere che la bilancia dell'Academy non pesi anche quel particolare argomento? L'accusa di antisemitismo, poi, fa parte del dibattito quotidiano. Allora, accanto al regolamento dei toni (quelli di Ceccherini e Ferilli), non serve forse un'autoanalisi da parte di chi assegna i premi? E questo va ben oltre l'antisemitismo.