Nella notte degli Oscar è andata in scena la créme de la créme della cinematografia mondiale, tra kolossal e pellicole già destinate a fare la storia. Ma soprattutto pellicole che hanno incassato cifre stellari, come Oppenheimer e i suoi 957,8 milioni di dollari nel mondo (dato Forbes Italia), vincitore della statuetta per il miglior film, o Barbie di Greta Gerwig che ha addirittura sfondato il tetto del miliardo di dollari incassati. Ecco, da quest’altra parte del mondo, a essere sinceri, la settima arte non se la passa proprio alla stessa maniera, e questi stessi incassi i film italiani se li possono solamente sognare. Ma ci sono titoli che fanno molto peggio di altri, nonostante il (grande) finanziamento pubblico ricevuto. Il riferimento è a Te l’avevo detto, l’ultimo film prodotto e diretto da Ginevra Elkann, nipote di Gianni Agnelli e sorella di John e Lapo Elkann, che al botteghino si è rivelato essere un flop scottante; soprattutto per noi... Bisogna sottolineare, però, che a ricevere finanziamenti pubblici sono molte produzioni cinematografiche, per varie ragioni, e spesso la maggior parte di queste non riescono a confermare le aspettative, forse troppo alte, cucite su di loro. Ma la carriera cinematografica di una degli eredi dell’Avvocato ha avuto molti bassi, e ben pochi alti.
A ricostruire la carriera di cineasta della Elkann è Michelangelo Mecchia de Il Fatto Quotidiano, che fa i conti in tasca alla Elkann e alla sua società di produzione; che prima in realtà erano due (Asmara Films e Good Films), in seguito fuse proprio per tamponare le gravi perdite. “Lo Stato ha speso quasi 3 milioni di euro, tramite il Ministero della cultura, per sovvenzionare i film di Ginevra Elkann”, comincia così l’analisi di Mecchia, che poi, dopo aver sottolineato la parentela della protagonista, si fa sempre più precisa: “2.828.044,32 euro tra crediti d’imposta e contributi a fondo perduto, spalmati su due pellicole. E le due case di produzione […] hanno beneficiato di più di 300.000 euro tra sviluppo, produzione e distribuzione delle pellicole […] Il risultato? Incassi rasoterra e società con conti in rosso”.
“Le due aziende (accorpate, a gennaio del 2024, in un’unica società) - scrive Mecchia in riferimento a Asmara Films e Good Films - non hanno mai goduto di buona salute e negli anni hanno accumulato perdite per centinaia di migliaia di euro. Ciò - continua - non le ha impedito di produrre/coprodurre/distribuire svariati film: tra contributi selettivi, automatici e crediti d’imposta il Ministero ha concesso 330.446,69 euro”. Insomma, cifre pubbliche non irrilevanti, e che aumentano sensibilmente quando nella conta aggiungiamo anche le due pellicole direte dalla stessa Elkann, ovvero Magari e, per l’appunto, Te l’avevo detto. Riguardo al primo, si legge nell’articolo del Fatto, “consultando il database del Ministero della cultura viene fuori che i produttori (Wildside) hanno beneficiato di 692.711,12 euro sotto forma di tax credit e 400.000,00 euro come contributi selettivi di produzione, per un totale di 1.092.711,12 euro”. Alla voce incassi, invece, vengono riportati “12,4 mila euro e 25 euro nel primo weekend”; ma Mecchia sottolinea che si tratta di “un dato fuorviante, poiché all’epoca le sale facevano i conti con l’emergenza Covid. Passiamo, dunque, al secondo film firmato dalla Elkann: “Il Ministero sovvenziona la pellicola con 1.735.333,20 euro sotto forma di tax credit e al box office, stavolta senza restrizioni, Te l’avevo detto incassa 117.458 euro. In pratica quasi un quindicesimo di quanto finanziato”. Sicuramente non il risultato sperato. Ma in fin dei conti il successo al botteghino non è mai, o quasi mai, un dato effettivo sull’effettivo valore dell’opera; ma rimane il fatto che questo film lo hanno pagato (in parte) i cittadini italiani. E, conclude Mecchia, “non è scritto da nessuna parte che una regista (stra)ricca non abbia diritto agli stessi sussidi degli altri. Però, ai peggiori populisti, la cosa potrebbe apparire indigesta”; soprattutto dopo l’iscrizione del nome di Ginevra Elkann sul registro degli indagati, insieme ai fratelli, per truffa ai danni dello Stato.