Noi non possiamo volare, Mac Miller sì. Dall’acqua, da quel “I was drowning but now I’m swimming” di “Come back to heart”, brano tratto da “Swimming” (ultimo suo album in vita), ora il rapper tocca il cielo. Sembra buffo da dire, essendo Mac Miller scomparso nel 2018. E lo è ancora di più, se si pensa che “Balloonerism”, il suo secondo album postumo, è stato accantonato nel 2014 per pubblicare, al suo posto, “Watching movies with the sound off”. Sembrano tutte coincidenze che, a distanza di anni, risultano chiudere un cerchio. Dal mare al cielo, dalla vita alla morte, dalla sofferenza alla pace.
Le 14 tracce di “Balloonerism” ci ricordano perché, in molti (moltissimi), hanno amato e amano Mac Miller, e ci mette ancora una volta di fronte al suo incredibile talento. Perché in vita Malcolm James McCormick non è stato “semplicemente” un rapper, ma anche un polistrumentista e un grande amante delle sperimentazioni e del jazz. E lo dimostra anche questo album postumo, che trova la sua dimensione nel nu-soul e nel jazz. Il secondo, soprattutto, è un genere molto caro a Mac Miller, tanto da crearsi un alter ego, Larry Lovestein, e pubblicare un EP nel 2012 con chiare influenze jazz: “You”. Tornando a “Balloonerism”, oltre alla presenza di Thundercat al basso e alla produzione, troviamo SZA in “Dj’s chord organ” e Delusional Thomas, alter ego i Mac Miller a cui è stato dedicato l’omonimo mixtape, in “Trasformations”. Proprio quest’ultima è una delle tracce più allucinanti dell’album. Quella che per un momento, ascoltando la voce distorta e quasi da film horror di Delusional Thomas, ci fa credere di trovarci in un incubo. Ma l’unico ad aver vissuto un incubo è stato lui, Mac Miller. E se con “Circles” abbiamo avuto la sensazione che avesse trovato la pace, facendo i conti con se stesso, processando che la morte è inevitabile, va accolta e accettata, con “Balloonerism” siamo oltre la vita, oltre la morte. Siamo su, superiamo le nuvole che coprono il cielo nelle brutte giornate. E oltre, c’è il sole.