In questo senso, Chiedimi chi erano i Beatles è anche una riflessione sulla perdita. Non solo la perdita di un'epoca, ma quella – più radicale – della possibilità di riconoscersi in un noi. Quello che Bersani racconta di un tempo in cui l'identità era plurale: ci si definiva attraverso l'appartenenza a una classe, a un territorio, a un'idea. Oggi, viviamo immersi in identità atomizzate, liquide e precarie. Non è solo cambiato il contesto: è cambiata la struttura stessa del soggetto. Eppure, leggendo Bersani, si intuisce che qualcosa può ancora essere ricostruito. Non imitando il passato, ma raccogliendone l'eredità più vera: la tensione, desiderio, possibilità di trasformare. Tutte cose che ho sentito nella comunità intellettuale in Ucraina, ora che sono appena tornato, ma che in Italia non sento più da anni.

C'è una frase del volumetto che mi ha colpito in modo particolare: “Eravamo poveri ma pieni di senso”. È lì, credo, il cuore del libro. Un'intera generazione cresciuta senza l'ossessione del benessere, ma con la convinzione profonda che la vita dovrebbe significare qualcosa. E forse è proprio questo che oggi manca: non la memoria dei Beatles, ma la consapevolezza che esista un altro modo di abitare il mondo. Un modo più collettivo, immaginativo e aperto alla possibilità del cambiamento. Mi piacerebbe che questo libro venisse adottato come oggetto di studio nei licei, non per capire la storia d'Italia, ma per aprire domande sul presente e sul ruolo dei giovani nella trasformazione delle cose. Bersani non fornisce risposte, ma esercita il pensiero: e questo, oggi, è già molto, soprattutto da un uomo che è stato (quasi) presidente del Consiglio dei ministri. È un libro che parla ai ragazzi di oggi con il linguaggio dei padri, ma senza mai diventare paternalista. Un libro che non si accontenta di dire “ai miei tempi”, ma che chiede: “E i vostri, che tempi sono?”. Chiedimi chi erano i Beatles è, alla fine, una meditazione sull'essere giovani in un mondo che cambia. E, come sempre, quando il passato viene raccontato con onestà, può ancora trasformarsi in una promessa. Ascoltiamola.
