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Abbiamo letto “Chiedimi chi erano i Beatles” di Pier Luigi Bersani (Rizzoli): ma com’è? La storia di come la sinistra è morta che dovremmo leggere ai licei (e anche Elly Schlein): perché non esiste più un vero movimento collettivo per il cambiamento?

  • di Leonardo Caffo Leonardo Caffo

7 maggio 2025

Abbiamo letto “Chiedimi chi erano i Beatles” di Pier Luigi Bersani (Rizzoli): ma com’è? La storia di come la sinistra è morta che dovremmo leggere ai licei (e anche Elly Schlein): perché non esiste più un vero movimento collettivo per il cambiamento?
Non è un libro nostalgico né un rimprovero, ma il racconto di un modo di fare politica diversamente, quando la sinistra era un movimento non sono generazionale ma collettivo. E oggi? Oggi non esiste più un “noi”: per questo la sinista perde. Pier Luigi Bersani lo spiega in modo chiarissimo in “Chiedimi chi erano i Beatles”. Ecco perché dovrebbe esser letto nei licei

di Leonardo Caffo Leonardo Caffo

In questo senso, Chiedimi chi erano i Beatles è anche una riflessione sulla perdita. Non solo la perdita di un'epoca, ma quella – più radicale – della possibilità di riconoscersi in un noi. Quello che Bersani racconta di un tempo in cui l'identità era plurale: ci si definiva attraverso l'appartenenza a una classe, a un territorio, a un'idea. Oggi, viviamo immersi in identità atomizzate, liquide e precarie. Non è solo cambiato il contesto: è cambiata la struttura stessa del soggetto. Eppure, leggendo Bersani, si intuisce che qualcosa può ancora essere ricostruito. Non imitando il passato, ma raccogliendone l'eredità più vera: la tensione, desiderio, possibilità di trasformare. Tutte cose che ho sentito nella comunità intellettuale in Ucraina, ora che sono appena tornato, ma che in Italia non sento più da anni.

"Chiedetemi chi erano i Beatles" di Pier Luigi Bersani (Rizzoli, 2025)
"Chiedetemi chi erano i Beatles" di Pier Luigi Bersani (Rizzoli, 2025)

C'è una frase del volumetto che mi ha colpito in modo particolare: “Eravamo poveri ma pieni di senso”. È lì, credo, il cuore del libro. Un'intera generazione cresciuta senza l'ossessione del benessere, ma con la convinzione profonda che la vita dovrebbe significare qualcosa. E forse è proprio questo che oggi manca: non la memoria dei Beatles, ma la consapevolezza che esista un altro modo di abitare il mondo. Un modo più collettivo, immaginativo e aperto alla possibilità del cambiamento. Mi piacerebbe che questo libro venisse adottato come oggetto di studio nei licei, non per capire la storia d'Italia, ma per aprire domande sul presente e sul ruolo dei giovani nella trasformazione delle cose. Bersani non fornisce risposte, ma esercita il pensiero: e questo, oggi, è già molto, soprattutto da un uomo che è stato (quasi) presidente del Consiglio dei ministri. È un libro che parla ai ragazzi di oggi con il linguaggio dei padri, ma senza mai diventare paternalista. Un libro che non si accontenta di dire “ai miei tempi”, ma che chiede: “E i vostri, che tempi sono?”. Chiedimi chi erano i Beatles è, alla fine, una meditazione sull'essere giovani in un mondo che cambia. E, come sempre, quando il passato viene raccontato con onestà, può ancora trasformarsi in una promessa. Ascoltiamola.

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