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Abbiamo letto “Merdoni” di Chiara Galeazzi, ma com’è? Se avete sempre desiderato scrivere “maledetto coglio*e” a qualcuno sui social è il libro per voi e vi spieghiamo perché…

  • di Benedetta Minoliti Benedetta Minoliti

  • Foto: Illustrazione realizzata con IA

27 maggio 2025

Abbiamo letto “Merdoni” di Chiara Galeazzi, ma com’è? Se avete sempre desiderato scrivere “maledetto coglio*e” a qualcuno sui social è il libro per voi e vi spieghiamo perché…
Chiara Galeazzi torna con “Merdoni”, un esperimento sociale piuttosto comico che racconta cosa succede quando si “spegne il cervello” e si commenta qualsiasi cosa sui social. Tra shitstorm, insultati gratuiti e frustrazione digitale, l’autrice mette in scena un teatro dell’assurdo che ci riguarda tutti…

Foto: Illustrazione realizzata con IA

di Benedetta Minoliti Benedetta Minoliti

"Un'esperienza da zero like". Si conclude così, con questa frase che vi dirà tutto e niente, "Merdoni", il nuovo libro di Chiara Galeazzi (edito da Blackie Edizioni). Come giustamente l'autrice fa notare all'inizio del testo della nuova collana della casa editrice, Morsi, non si parla di "merdoni" inteso come "grossa mera" (di animale, d'uomo, vedete voi) o dell'aggettivo che poco carinamente potremmo utilizzare nei confronti di qualcuno, ma di shitstorm. Sì, quella vera e propria valanga di mera che arriva a chiunque dica qualcosa che dal pubblico dei social network è ritenuto sbagliato, fuori luogo o, semplicemente, contrario al pensiero comune o individuale. Chiara Galeazzi si è lanciata nell'eroica impresa di raccontare il meraviglioso sottobosco di tutti coloro che, invece di impiegare il loro tempo facendo qualcosa di edificante per la loro vita, decidono di passare minuti, ore e persino giornate a commentare (negativamente) sui social. Sì, proprio quelli a cui vorremmo scrivere "ma trovati una fatica vera, invece di stare a scrivere stronza*e su X, Facebook, Instagram e così via".

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La copertina di Merdoni, il nuovo libro di Chiara Galeazzi

Un esperimento riuscito? Assolutamente sì, almeno per il lettore (in questo caso, chi scrive). Dopo aver pubblicato "Poverina", libro autobiografico in cui Chiara Galeazzi racconta dell'emorragia cerebrale che, a 34 anni, l'ha costretta a un ricovero in ospedale, l'autrice pubblica un libro che è sì personale, da un certo punto di vista, ma che ci riguarda tutti. Perché ognuno di noi, almeno una volta nella vita, avrà desiderato ardentemente di scrivere a qualcuno "maledetto coglioe" sui social, ma non l'ha fatto per qualsiasi motivo: pudore, paura delle risposte, ansia. I motivi sono tantissimi, come sono altrettanti quelli per cui, spesso, decidiamo di non raccontare nulla di personale, ironico e anche serio sui social. La shitstorm è sempre dietro l'angolo e anche una battuta innocente può trasformarsi in una cascata di mer*a fumante. Chiara Galeazzi si è iscritta a X, con un profilo fake, e ha commentato per un mese i più disparati argomenti (da X Factor ai prezzi folli delle case a Milano) spegnendo il cervello e comportandosi esattamente come chi, spesso, digita commenti a raffica senza pensare. Il risultato è esilarante, di quelli che fanno ridere, ma anche riflettere. Parliamo di un libro di poco più di 150 pagine dove, difficilmente, non si trovano spunti per farsi una bella risata. Nonostante l'umorismo, però, c'è anche il risvolto amaro. Perché in questo testo, seppur breve, Chiara Galeazzi riesce a metterci di fronte a un (quasi) dato di fatto: "ci sarà sempre qualcuno pronto ad accoglierti qualsiasi sia la tua idea". E sui social, come in realtà anche nella vita vera, sarà impossibile essere tutti d'accordo.

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Chiara Galeazzi (@chialerazzi)

Ogni giorno fuori dagli schermi a cui stiamo sempre incollati troveremo altrettanto spesso sia qualcuno che la pensa come noi che altri che ci guarderanno male e ci sarà chi ci odierà solo internamente e chi invece sarà più "coraggioso", pronto a spendere minuti preziosi della sua vita per dirci cosa pensa (anche quando, di base, non ce ne frega un caz*o). Tornando dentro lo schermo, la dinamica sarà la stessa, ma spesso si spenderanno dai dieci ai trenta secondi per digitare pensieri (con errori grammaticali ed emoji) invece che lunghi minuti. Alla fine siamo riusciti a portare le dinamiche da bar dentro un oggetto che sta quasi nel palmo di una mano. E da cui non riusciamo a liberarci, un po' come il tizio che sui social ti fa orbiting, commentandoti qualsiasi storia con l'emoji del fuoco. "Merdoni" ci mette di fronte al fatto concreto che commentare online è una pessima idea, e non solo quando si tratta di scrivere a qualcuno "sei brutto da far schifo" o "leggendo questi articoli sono felice che esista l'IA così spazzerà via tutta questa monnezza" (ho parafrasato, per aggiungere un po' di pathos, ma un commento del genere l'ho ricevuto davvero).

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