In Italia mancava un romanzo generazionale? Ci pensa il sessantanovenne Stefano Pistolini con la solita ritrosia e il giusto scetticismo. E con un libro, Qual è quello che canta? Resoconto di una band minore (Elliot, 2024). Conoscendolo quando alla casa editrice, la Elliot di Roma, gli avranno detto che per vendere il libro occorreva promuoverlo sono sicuro che il colto, ombroso, simpaticissimo avrà risposto “e che sono un professore? Chi dovrei promuovere o bocciare?” e avrà fatto spallucce andandosene. Non credo avrà molta “stampa&propaganda”, quindi a cosa servono gli amici? Segnalatomi dal mio fraterno amico Roberto D'Agostino l’ho subito acquistato e, viste le poco più di 300 pagine, l'ho subito iniziato e mi sono ritrovato – Roberto me lo aveva prefigurato – ai tempi dei miei anni formativi come tanti romani, italiani. Che bello e che emozione leggere il proprio, e quello di Roberto, nome in un libro, far parte del percorso di un essere umano. Romanzo generazionale? Certo. Alzi la mano chi non ha avuto, femmina o maschio, il sogno di formarsi in un gruppo. Bene, da questo semplice assunto è partito Pistolini.
Anni Settanta, Ottanta e Novanta. La fantasia di Silvestro, chitarrista, Rico, chitarrista più bravo e tragico, Franco, bassista, e Alberto, batterista. Ci sono altri elementi in questo campo musicale – minato? – e poi che ha contribuito a fare quella storia in bilico tra droga, musica e terrorismo. Il progetto dei The Doses era come La locomotiva di Guccini, correva correva correva verso la sua piena realizzazione. Vediamo Silvestro e i suoi amici crescere tra amori e delusioni cocenti, realizzare un 45 giri e poi... Scorrono tantissimi personaggi che facevano e hanno fatto la storia del rock in Italia – i nomi no, non li faccio, comprate il libro, LEGGETE – tutti raccontati i termini normali. Non si idolatra, non ci si inchina al ricordo, si va indietro nel tempo senza rimpianti ma lucidamente, a quando Roma era vivibilissima e il Piper Club o il Titan Club era due antri stracolmi di grandissima musica scelta da D'Agostino, liberavano e segnavano gli assidui frequentatori. Molti famosi internazionalmente ma lì solo per lasciarsi andare, per riscoprire il loro vero io. Ringrazio Stefano – anche provetto regista – che lo ha scritto e Roberto che me lo segnalato. Un tesoro di memoria non si trova facilmente. Io per anni ho cercato di aiutare quattro bravissimi musicisti, ma la grande industria discografica – assente o quasi nelle pagine di Pistolini – li ha, proditoriamente e ripetutamente, presi in giro. Com’è finita? Loro hanno smesso di fare musica, ma non di amarla, e l'industria discografica, anche quella mondiale, insegue natiche, seni e vagine seminudi. Che voci.