C’è il lockdown a Roma. La pandemia fuori, la noia (assieme alla paura) dentro. Luca (Riccardo Scamarcio), docente di filosofia, la vive così: chiuso in casa, sospeso in un limbo, con sua moglie, Sara (Maria Chiara Giannetta), medico con un padre orrendo (Paolo Pierobon) in prima linea, risucchiata nella voragine dei reparti, tra infermieri distrutti e corsie che sembrano gironi infernali. Loro due vogliono un figlio, ci provano, poi arriva una catastrofe globale a fermare tutto. Ma siamo sicuri che sia solo il mondo esterno a mettere in pausa le cose? E poi c’è Amanda (Mariela Garriga), la nuova vicina di casa che capita nella vita di Luca come un coltello “col quale fruga - da subito - dentro se stesso” e dentro l'amore, come scriveva Grossman. Muori di lei è un film riuscito con interessanti parti comiche e sentimenti misti, il tutto orchestrato da un lento e inesorabile sprofondare verso il buio di una terra o una sezione della mente da cui, ieri Orfeo, ora Luca, non tornerà mai più indietro allo stesso modo.


Muori di lei più che giocare sui colpi di scena (il film ci ha ricordato l’inquietudine e i desideri di Madres Paralelas di Almodóvar), è un affondo nella realtà cupa, una storia che riesce a raccontare (benissimo) un uomo che sembra quasi esistere davvero. Perché il centro di tutto alla fine più che Amanda è Luca, è sempre Luca, e come lui reagisce alle cose. Un film reale, con un soggetto ben scritto ma più di tutto, Muori di lei è un film godibilissimo e magnetico su cosa siamo disposti a fare pur di essere ciò che vogliamo essere, o meglio, pur di far sembrare di essere qualcosa che, in realtà, non saremo mai. Amanda, una donna con una famiglia mai avuta, tutta intorno. Sara, una madre con una relazione stabile. Luca, un uomo con delle ambizioni, con un padre che ha salvato vite e in cambio ha ricevuto la morte. Ma lui, Luca, chi è? Anzi, chi sarà disposto a essere, o a fingere di essere, un domani?

