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Abbiamo visto “La stanza accanto” con Tilda Swinton e Julianne Moore, ora al cinema, ma com’è? E davvero è il film dell’anno? Ecco perché stavolta Almodovar vincerà l’Oscar

  • di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

7 dicembre 2024

Abbiamo visto “La stanza accanto” con Tilda Swinton e Julianne Moore, ora al cinema, ma com’è? E davvero è il film dell’anno? Ecco perché stavolta Almodovar vincerà l’Oscar
Possiamo dirlo? Diciamolo, quest’anno il cinema non ha sfornato grandi capolavori. Sono pochissimi i titoli che si sono fatti notare, i film che hanno cambiato qualcosa di noi, degli altri. “La stanza accanto” di Almodovar è forse quello che più di tutti ci ha ricordato la potenza del cinema (in una storia semplice). Non ci è bastato vederlo alla Mostra di Venezia, l’abbiamo rivisto un’altra volta e lo rifaremo ancora e ancora. Come fosse un mantra o la soluzione per sognare di nuovo

di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

Vi avevamo già parlato de La stanza accanto l’ultimo film di Pedro Almodóvar vincitore del Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia. Al centro della storia il tema dell’eutanasia in un mondo che è ancora ostaggio della religione. Due donne, Ingrid (Julianne Moore) e Martha (Tilda Swinton) una male, un desiderio, quello di scomparire senza soffrire (ancora). Ingrid e Martha sono due amiche di lunga data separate dalle circostanze della vita, che si ritrovano ad affrontare a distanza di anni una situazione estrema. La prima è diventata una scrittrice, la seconda una reporter di guerra. È la malattia che le riunisce, è il dolore di Martha ad accorciare le distanze e a convincere Ingrid a superare una volta per tutte la sua paura più grande: quella della morte.

Julianne Moore è Ingrid in “La stanza accanto” di Pedro Almodóvar
Julianne Moore è Ingrid in “La stanza accanto” di Pedro Almodóvar
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Tilda Swinton
Tilda Swinton è Martha

La stanza accanto di Almodóvar, tratto dall'omonimo e affascinante libro di Sigrid Nunez, è il film dell’anno, per la sua purezza, i colori nitidi, accesi, luminosi che riflettono il desiderio affamato di vita che c'è in tutto il film. Di fronte al dolore della gente e a una società che cambia, sono gli occhi di Ingrid a farsi strada nel buio della notte e dell’esistenza umana. Quando un suo amico (John Turturro) si confronta con lei riguardo il surriscaldamento globale, la fame e la sete del mondo é lei che, in apprensione, cerca di mostrarsi propositiva, ottimista, come a dire che alla fine di fronte a tutto questo una speranza c'è. Per quello che succede fuori dalla finestra di casa sua, per Martha. Come a dire che possiamo cambiare, che le cose attorno ai nostri giorni possono migliorare sempre. Ed è questa l’anima del film, un’opera straordinaria di un regista che, come pochissimi, ha saputo raccontare, nel corso della sua lunga carriera, le donne e gli uomini, la forza delle prime e le fragilità dei secondi, come nessuno, con una potenza visiva unica nel suo genere. Pedro Almodóvar è il regista spagnolo che ha saputo essere mondiale parlando di ogni cosa, raccontando la comunità lgbtqia+ e le dinamiche delle coppie standard attraversando i sogni delle persone, camminando con leggerezza nelle strade impervie. Senza paura di sbagliare, nei suoi film è riuscito a far ridere anche laddove qualcun altro avrebbe potuto solo far piangere. Questo è il suo cinema da La mala educación, Volver, Donne sull'orlo di una crisi di nervi, Dolor y Gloria e ora La stanza accanto. Di qualità, di musica (eterno e meraviglioso sodalizio quello tra Almodóvar e il compositore Alberto Iglesias) d'ispirazione, di mistero e di fatica, di piaceri intensi, di costumi perfetti, di vita. Se l’Academy anche stavolta farà finta di niente e non gli darà il tanto meritato Oscar che gli spetta da più di vent'anni, oltretutto in un anno arido come il 2024, costellato di titoli mediocri, sarà un dolore enorme e una sconfitta per tutti, in primis per il cinema.

Pedro Almodóvar
Pedro Almodóvar
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