Se ne è andata a novant’anni, non certo nel cuore della giovinezza, ma non ho resistito e sono scoppiato a piangere, per me Maria Venturi era una giornalista, amica, ci siamo voluti bene. Per lei rimanevo “Robertino”. Ero un ragazzino imbranato e lei era già una star del settore, bravissima. Aveva scritto racconti per Novella, prima ancora che si chiamasse anche 2000 per volere di Enzo Biagi, quando c’era come direttore il grande giallista Giorgio Scerbanenco, il marito di un’altra icona del giornalismo femminile, Nunzia Monanni. Poi sarebbe diventata anche direttore, prima di Novella 2000, e mi volle, veramente appena ventenne, tra i suoi collaboratori, poi per Anna, e anche qui scrissi per lei, quindi rubrichista per Oggi, dove teneva la rubrica “Parliamo d’amore” con direttore Umberto Brindani. “Ha scritto quella rubrica per tutti i lunghi anni in cui sono stato direttore”, mi dice Brindani, “poi quando me ne sono dovuto andare, lei s’è sospesa e ha continuato a scrivere per me quando sono diventato direttore di Gente”. Una infedeltà (ha scritto praticamente, credo, solo per la Rizzoli, che dimostra il suo senso dell’amicizia. Una personalità che era un cocktail di sapori e emozioni contrastanti: folle, generosa, crudele, dolcissima, acidissima, ironica, un insieme di contradizioni che la rendevano unica, sicuramente geniale. Mi ricordo che fu talmente pazza da pubblicare una foto di papa Wojtyla mentre si metteva un dito nel naso affacciato alle mura vaticane mentre osservava la città. “Una gesto che facciamo tutti quando siamo assorti nei nostri pensieri”, scrisse nella didascalia, osservazione che allontanò la lesa maestà verso un uomo che era già santo.
Quando per altri la carriera era finita diventò scrittrice di successo, un successo planetario, una sorta di Danielle Steele italiana, con romanzi che sarebbero diventati poi serie di successo come Storia d’amore, che divenne una serie tv con Margherita Buy, La storia spezzata, con Barbara De Rossi, Il cielo non cade mai, con Kim Rossi Stuart, Incantesimo, tramesso per sei anni in Tv, soap opera che vede un giovane Alessio Boni, e Orgoglio con Elena Sofia Ricci. Lavorava come una pazza a Milano, ma non ha mai smesso di vivere a Brescia dove aveva un marito e le sue due figlie gemelle, che non ho mai cosciuto, e a volte un suo giovane giornalista, poi diventato direttore di primo piano, Antonio Bozzo, mosso da pietà l’accompagnava dalla Rizzoli a casa la sera tardi, per tornare poi a Milano (una volta lui, per sbaglio nella foga di una discussione le tirò una scarpa che gli si era sfilata; e lei, scoppiò a ridere, e ancora me lo raccontava). Ciao Maria, ti ho stimata e apprezzata sempre, anche quando mi faceva un po’ po’ paura con il tuo impeto, con amore il tuo “Robertino”.