Spotify Mod ha smesso di funzionare “all’improvviso”, generando frustrazione e sorpresa tra chi, fino a ieri, utilizzava la versione craccata della celebre app di streaming. Migliaia di utenti hanno scoperto con sorpresa che la loro versione modificata dell’app non riproduce più alcun contenuto. La festa è finita: Spotify, con il supporto di Google, ha deciso di chiudere i rubinetti della pirateria musicale.

Ma cosa è successo esattamente? La risposta è Play Integrity API, il nuovo sistema di Google che analizza e blocca le applicazioni modificate. In pratica, se su un dispositivo è installata una versione non ufficiale di un’app, il sistema la rileva e ne impedisce l’utilizzo. Addio, quindi, alle versioni craccate di Spotify che permettevano di aggirare i limiti del piano gratuito e ascoltare musica senza interruzioni pubblicitarie. La mossa di Google non è una novità. L’azienda di Mountain View ha sempre avuto nel mirino le app pirata, ma ora ha alzato il livello dello scontro, affiancando Spotify in questa battaglia. Il motivo è semplice: la pirateria non è solo un problema economico per le aziende, ma anche un rischio per gli utenti. Le versioni modificate delle app possono contenere malware, spyware e altre minacce che mettono in pericolo i dati personali e la sicurezza degli smartphone. E ora? Gli utenti di Spotify Mod si trovano di fronte a un bivio: tornare alla versione ufficiale disponibile sul Play Store, accettando i limiti del piano gratuito, oppure sottoscrivere un abbonamento Premium. Qualcuno sta già cercando alternative e nuove mod funzionanti, ma il rischio di incappare in software dannoso è alto. Google, intanto, non si ferma qui. La Play Integrity API verrà progressivamente estesa a tutti i dispositivi Android, rendendo sempre più difficile l’utilizzo di app craccate. L’era dello streaming gratuito e senza limiti, almeno per chi non paga, sembra destinata a tramontare. La domanda ora è: quali (e quanti) utenti che utilizzavano Spotify Mod ora saranno disposti a pagare per la musica? Sospendendo per il momento il giudizio sull’utilizzo delle applicazioni craccate, sugli app store sono disponibili diversi servizi di streaming gratuiti (come Demus, per citarne uno) che, con alcune interruzioni pubblicitarie, permettono di ascoltare praticamente qualsiasi cosa. Perché, quindi, fissarsi proprio su un app craccata che, come avrete capito, potrebbe anche causare danni al proprio dispositivo?
