Sarà pure tutto molto vero e assolutamente non trash, però nemmeno Maria De Filippi parteciperebbe a uno dei suoi programmi: neanche a C'è Posta Per Te. Che Temptation Island sia un fenomeno di ascolti lo sappiamo, che ci piaccia commentare le miserie amorose altrui, pure: così, mentre in rete è tutto un profliferare di commenti divertiti sulla Tribuna Posillipo di Antonio e su Simone il terrapiattista lasciato da Sonia M, Aldo Grasso rispolvera sul Corriere della Sera un'intervista rilasciata lo scorso 9 luglio da Raffaella Mennoia, curatrice del reality e braccio destro di Maria De Filippi, al Corriere stesso. E giunge proprio a questa conclusione: neanche Maria De Filippi vorrebbe essere protagonista di un programma di Maria De Filippi.

Nell'intervista infatti, la Mennoia dichiarava che nel programma non ci fosse nulla di romanzato, che fosse tutto vero e autentico. L'unica verità, osserva Grasso, è che ci sono degli autori che fanno bene il proprio lavoro: casting, scrittura, montaggio. Autori cioè che scelgono con cura le coppie, tutte “confuse e infelici” al punto giusto per essere funzionali al racconto televisivo. L'unica verità insomma, è quella che vediamo confezionata su Canale 5, grazie al lavoro di montaggio che decide cosa mostrarci e cosa tralasciare. Grasso osserva anche a Temptation Island il focus del racconto non sia l'amore, come sostiene la Mennoia, quanto piuttosto il tradimento. Se per Raffaella Mennoia il programma di Canale 5 “vive in quel limbo e racconta veramente il punto debole di tutti noi: l’amore”, il critico televisivo smonta questa lettura nobilitante: Temptation Island è piuttosto incentrato sulla tentazione, sul fascino proibito del cedimento. Lo è al punto tale, aggiungiamo noi, che anche quando in realtà non succede niente di compromettente, indugia su dettagli che al contrario, perderebbero ogni sottinteso allargando l'inquadratura. Una mano su una spalla, un balletto, un momento di relax diventano tutt'altro se, a tutto campo, ci si rende conto che non si tratta di un momento a due. Ma il racconto televisivo ha bisogno di nutrimento, soprattutto quando il tradimento langue: niente può sfuggire alla giusta colonna sonora.

Tornando a Grasso e all'intervista della Mennoia, torna pure l'immancabile dibattito sulla definizione di trash. Per la Mennoia, che parte dall'assunto per Temptation Island sia verità, “chiamare trash quello che mette a disagio è una scorciatoia, perché la verità non è mai trash”; se poi ci si sente superiori, il problema non è del programma. Anche qui, Grasso smonta la tesi: la parola “trash” si usa ormai per non dire spazzatura, che pare inelegante. Filologicamente parlando invece, il termine significa tutt'altro: l'emulazione non riuscita di un modello “lato”. Allora, se Temptation Island non è trash, il giornalista rincara la dose: possiamo parlare di “bovarismo collettivo”: la sindrome di chi “ è frustrato dall’esistenza anonima, di chi desidera una vita di visibilità, di cupidigie e brividi provinciali, voglioso di liaison adulterine e, soprattutto, della magia del disinganno”. Una definizione, questa di Grasso, che dice molto dei protagonisti ma anche di noi telespettatori.
Tuttavia, chiosa il critico televisivo, “non sostiene Mennoia che Maria De Filippi non accetterebbe mai di essere protagonista di uno dei suoi programmi, nemmeno di C'è Posta Per Te”. Che significa una cosa sola: non è che forse, tutta questa verità in realtà non c'è?
