image/svg+xml
  • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • Girls
    • Orologi
    • Turismo
    • Social
    • Food
  • MotoGp
  • Tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • Calcio
    • NFL
    • combattimento
  • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Attualità
    • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • girls
    • Orologi
    • Turismo
    • social
    • Food
  • motogp
  • tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • calcio
  • Culture
    • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Tech
  • Fashion
    • Fashion
    • Moda
    • Gear
    • Footwear
  • EVERGREEN
  • Topic
  • Journal
  • Media
Moto.it
Automoto.it
  • Chi siamo
  • Privacy

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159

  1. Home
  2. Culture

Arisa, “Canta ancora” per il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” è la vera risposta al bullismo e all’omofobia (anche quella di chi, al Festival di Roma, urlava “fro*io”). E ora, che è morto anche Leo Calcina a soli 15 anni…

  • di Roberto Alessi Roberto Alessi

31 ottobre 2024

Arisa, “Canta ancora” per il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” è la vera risposta al bullismo e all’omofobia (anche quella di chi, al Festival di Roma, urlava “fro*io”). E ora, che è morto anche Leo Calcina a soli 15 anni…
Arisa interpreta una canzone struggente per il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, la storia di Andrea, il ragazzo che si è impiccato tormentato da bullismo e omofobia. Una vicenda che con Leo Calcina si è ripetuta. Entrambi avevano 15 anni. E c’è ancora chi ride e scherza… L’editoriale del Direttore di Novella 2000 – ora in edicoal – di Roberto Alessi

di Roberto Alessi Roberto Alessi

Mi sono cadute le braccia. Scopro guardando Arisa che cantava ad Amici Canta ancora, la canzone del film che esce il 7 novembre Il ragazzo dai pantaloni rosa, la storia di Andrea Spezzacatena, il ragazzino di 15 anni che si era impiccato 12 anni fa a Roma dopo essere stato vessato dai bulli per un’omosessualità che per altro non corrispondeva nella sua realtà, tutti piangono nello studio di Maria De Filippi, e io piango da casa. Dico: il tema è importante, da poche settimane s’è ucciso un ragazzino di 15 anni a Senigallia, si chiamava Leonardo, Leo, si è sparato per gli stessi motivi, perché vittima di bulli. Facciamo copertina, con Arisa, con Samuele Carrino, il protagonista nei panni di Andrea, e Claudia Pandolfi, che recita in quelli della madre. Intanto il film viene presentato alla Festa del Cinema di Roma, ma prima viene fatta una proiezione solo per le scuole. Penso: che bell’idea, una vera lezione di vita, un riaffermare la volontà di tutti di andare contro quei pochissimi che sempre e solo in gruppo fanno del bullismo, della cattiveria la cifra per nascondere le loro paure, le loro frustrazioni, il loro male di vivere. Ma durante la proiezione i ragazzi, alcuni ovviamente, urlano quando appare Samuele nei panni di Andrea e scusate, ma per cronaca metto la parola per intero: «Fro*io!». E poi ancora: «Ma quando muore?», e giù risate, applausi. Ma succede di peggio: nessuno degli altri studenti muove in dito, dice una parola, vincono i bulli. Proprio come è avvenuto nella storia di Andrea ucciso dal bullismo, ma anche da chi non ha mosso un dito, come poi è successo a Leonardo. Leggendo le cronache mi indigno e si indigna anche il ministro dell’Istruzione Valditara che ha chiesto di individuare «i responsabili di questi comportamenti vigliacchi e squallidi». Ma non c’è limite al peggio: scopro ancora in una scuola di Treviso dove era stata comunicata la partecipazione alla proiezione del film è arrivato il dietrofront con un comunicato che annunciava come l’iniziativa fosse stata “temporaneamente sospesa”. Il motivo, riporta La Tribuna di Treviso, sarebbero le lamentele di alcuni genitori preoccupati per la scelta del film che hanno chiesto alla docente di annullare la proiezione. Il sindaco s’è pure scusato: «Mi dispiace, persa un’occasione per approfondire. Omofobia, depressione e suicidi sono piaghe della società».

Arisa durante l'esibizione ad Amici
Arisa durante l'esibizione ad Amici
https://mowmag-store.myspreadshop.it/

E da qui capisco che la copertina è stata una scelta più che giusta: il bullismo è accettato, anche da genitori sicuramente “perbene” (o solo perbenisti?) e un film contro dà fastidio, meglio non farlo vedere ai nostri figli, chissà forse perché essere contro l’omofobia viene vissuto coma una propaganda per l’omosessualità? Se fosse così non ci sarebbe nemmeno un omosessuale nel mondo visto che per secoli è stata negata, repressa perfino condannata a morte. Quando ho scoperto che a Senigallia un quindicenne, Leonardo Calcina, si era suicidato con la pistola del padre vigile urbano perché vittima del bullismo di alcuni compagni della classe mi è riesplosa la rabbia: come è possibile che oggi, in una scuola, nessuno abbia mosso un dito per proteggerlo dai bulli? Leo era un ragazzo troppo sensibile, troppo gentile, troppo disponibile verso il prossimo. Tra gente normale sarebbero state considerate virtù preziose, ma per altri erano debolezze, fianchi sui quali colpire senza pietà. Leo si era confidato non solo con la madre e con il padre (che avevano pensato anche a denunciare, ad andare dal preside), ma anche con un insegnante che gli aveva detto semplicemente di tenere duro per un anno che poi la scuola sarebbe finita, avrebbe compiuto 16 anni. Questo caso è avvenuto pochi giorni fa, nel 2024, ma facciamo un salto a 12 anni fa, quando Andrea Spezzacatena, un ragazzo di Roma, anche lui, come detto, di 15 anni, si è impiccato nella sua camera con una sciarpa dopo essere stato vittima a scuola di tre bulli, due ragazzi e una ragazza, alla scuola Cavour, a un passo dal Colosseo. Vittima anche lui della sua sensibilità, della sua intelligenza, della sua gentilezza, una preda facile per i bulli, che anche oggi hanno una caratteristica che li accomuna, ieri come oggi: un’incredibile vigliaccheria.

Una scena da "Il ragazzo con i pantaloni rosa"
Una scena da "Il ragazzo con i pantaloni rosa"

La sua storia è raccontata nel film Il ragazzo dei pantaloni rosa, perché Andrea che un giorno andò a scuola indossando un paio di pantaloni che erano diventati rosa per un errore di lavaggio della madre e tre bulli scrissero sui muri (tra cui una ragazza e la cosa mi colpisce molto) «Andrea Checcatena» giocando sul suo cognome Spezzacatena. Crearono anche un account su Facebook intitolato «Il ragazzo dai pantaloni rosa» su cui, ovviamente in forma strettamente anonima (come detto la vigliaccheria fa sempre da padrona tra i bulli) scrivevano ogni tipo di insulto omofobo e il colmo è che Andrea non era neanche gay, come hanno assicurato il padre e il nonno. Quei bulli, che non credo siano mai stati puniti, però ci hanno regalato un titolo bellissimo: Il ragazzo dei pantaloni rosa. Ed è questo il titolo che la regista Margherita Ferri ha voluto dare al suo film con Samuele Carrino nei panini di Andrea e Claudia Pandolfi nei panni della madre Teresa Manes. Spero che questo film, nonostante i casi di Roma e di Treviso, venga visto soprattutto dai bulli che così renderanno conto del dolore che danno, che il loro piacere è un nulla di fronte al tormento inflitto e vorrei che si rendessero conto della loro vigliaccheria. E vorrei che quel film fosse visto soprattutto da quegli insegnanti che si sono voltati dall’altra parte per non avere «rotture di palle». Vorrei che lo vedesse quel preside di Senigallia che si è avvicinato alla madre per farle le condoglianze al funerale di Leo e lei lo ha allontanato, giustamente. Vorrei che lo vedesse quell’insegnante di sostegno che pare non si sia interessato al caso e non abbia neanche chiamato i genitori di Leo. Leggo che il preside del “Panzini” ha scritto una lettera agli studenti dopo la tragedia del suicidio di Leonardo e questo passaggio ha sconcertato i familiari: «Spieghiamo ai ragazzi l’importanza di non parlare (o peggio sparlare) di fatti di cui non si ha effettiva conoscenza o non si siano prima e con certezza verificate le fonti». Un passaggio che sembra proporre il silenzio su un fatto che invece, a mio parere, va discusso, affrontato, metabolizzato. Altro che attesa.

https://mowmag.com/?nl=1

More

Bullismo e suicidi tra gli adolescenti? C'è la correlazione: da Leonardo a tanti altri casi di cronaca, ecco quando intervenire

di Barbara Fabbroni Barbara Fabbroni

attention please!

Bullismo e suicidi tra gli adolescenti? C'è la correlazione: da Leonardo a tanti altri casi di cronaca, ecco quando intervenire

Tutte le bombe di Gabriele Muccino al Bsmt di Gazzoli: Will Smith e lo stipendio tagliato, lo schiaffo agli Oscar, la gaffe con Al Pacino, la svolta di Netflix e il film “Fino alla fine”

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

Hollywood è fragile

Tutte le bombe di Gabriele Muccino al Bsmt di Gazzoli: Will Smith e lo stipendio tagliato, lo schiaffo agli Oscar, la gaffe con Al Pacino, la svolta di Netflix e il film “Fino alla fine”

Abbiamo fatto vedere “Hanno ucciso l’uomo ragno”, la serie Sky su Max Pezzali e Mauro Repetto, a uno che non ha mai ascoltato gli 883. E si è commosso perché…

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Non me la menare

Abbiamo fatto vedere “Hanno ucciso l’uomo ragno”, la serie Sky su Max Pezzali e Mauro Repetto, a uno che non ha mai ascoltato gli 883. E si è commosso perché…

Tag

  • Cinema
  • Film
  • Musica
  • Novella 2000
  • recensione
  • Roberto Alessi

Top Stories

  • FIGLIETTISMO D’ARTE: Ma vi sembra normale che al Teatro San Carlo di Napoli il figlio della Direttrice generale Emmanuela Spedaliere sia stato assunto come Direttore artistico delle Officine San Carlo? E ora gli prolungano il contratto fino a…

    di Riccardo Canaletti

    FIGLIETTISMO D’ARTE: Ma vi sembra normale che al Teatro San Carlo di Napoli il figlio della Direttrice generale Emmanuela Spedaliere sia stato assunto come Direttore artistico delle Officine San Carlo? E ora gli prolungano il contratto fino a…
  • Abbiamo letto “Il giorno dell’ape” di Paul Murray, che ha vinto il Premio Strega Europeo: ma davvero è “il più bel libro dell’anno” (cit. Bret Easton Ellis)? Spoiler, no. Ecco due romanzi usciti quasi in contemporanea che dovreste leggere

    di Riccardo Canaletti

    Abbiamo letto “Il giorno dell’ape” di Paul Murray, che ha vinto il Premio Strega Europeo: ma davvero è “il più bel libro dell’anno” (cit. Bret Easton Ellis)? Spoiler, no. Ecco due romanzi usciti quasi in contemporanea che dovreste leggere
  • Perché dimenticate Garbo, il più grande poeta in musica? Altro che De André, Guccini, De Gregori e Vecchioni, riascoltate la sua discografia che porta oltre le Colonne d’Ercole del già sentito…

    di Aldo Nove

    Perché dimenticate Garbo, il più grande poeta in musica? Altro che De André, Guccini, De Gregori e Vecchioni, riascoltate la sua discografia che porta oltre le Colonne d’Ercole del già sentito…
  • ⁠⁠Se avete amato Joel Dicker e Stephen King amerete questo bestseller: abbiamo letto “Kala” di Colin Walsh (Fazi), ma com’è? Un giallo page-turner che ha tutto: l’adolescenza, l’amore, l’invidia. E una ragazza scomparsa...

    di Riccardo Canaletti

    ⁠⁠Se avete amato Joel Dicker e Stephen King amerete questo bestseller: abbiamo letto “Kala” di Colin Walsh (Fazi), ma com’è? Un giallo page-turner che ha tutto: l’adolescenza, l’amore, l’invidia. E una ragazza scomparsa...
  • Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."

    di Alberto Bertoli

    Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."
  • Abbiamo fatto ascoltare Libertà negli occhi, il disco di Niccolò Fabi, al poeta Aldo Nove. Il risultato? "Capolavoro di saudade e sguardo a un presente che sfugge. Costringete Tony Effe a sentirlo per una settimana…”

    di Aldo Nove

    Abbiamo fatto ascoltare Libertà negli occhi, il disco di Niccolò Fabi, al poeta Aldo Nove. Il risultato? "Capolavoro di saudade e sguardo a un presente che sfugge. Costringete Tony Effe a sentirlo per una settimana…”

di Roberto Alessi Roberto Alessi

Se sei arrivato fin qui
seguici su

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Newsletter
  • Instagram
  • Se hai critiche suggerimenti lamentele da fare scrivi al direttore moreno.pisto@mowmag.com

Next

I talent show sono morti? Luca De Gennaro: “Non sono trampolini di lancio per nuovi cantanti, ma programmi televisivi”. E su X Factor e Amici di Maria De Filippi…

di Benedetta Minoliti

I talent show sono morti? Luca De Gennaro: “Non sono trampolini di lancio per nuovi cantanti, ma programmi televisivi”. E su X Factor e Amici di Maria De Filippi…
Next Next

I talent show sono morti? Luca De Gennaro: “Non sono trampolini...

  • Attualità
  • Lifestyle
  • Formula 1
  • MotoGP
  • Sport
  • Culture
  • Tech
  • Fashion

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159 - Reg. Trib. di Milano n.89 in data 20/04/2021

  • Privacy