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Bersani-Sfera, J-Ax-Meneguzzi, Salmo-Luchè: quanto sono mosci gli artisti di oggi che ai cazzotti preferiscono le frasi da bacio perugina?

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

1 agosto 2023

Bersani-Sfera, J-Ax-Meneguzzi, Salmo-Luchè: quanto sono mosci gli artisti di oggi che ai cazzotti preferiscono le frasi da bacio perugina?
I dissing sono la fine della "violenza dell'artista"? Mentre Ungaretti sfidava a duello Bontempelli e Marinetti andava a cercare Soffici al bar per riempirlo di pugni, Sfera Ebbasta e Samuele Bersani (ma anche J-Ax e Paolo Meneguzzi) a malepena si sfiorano. Un tempo li avrebbero chiamati "fighette" o vigliacchi. Oggi li chiamano artisti...

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Il dissing dovrebbe consistere nella "mancanza di rispetto" ma oggi è esemplificato solo dalla mancanza di gusto. Un peccato mortale per qualsiasi artista che si definisca tale. Oggi anche i più cattivi, i (t)rapper, sono iscritti permanentemente alla Chiesa della mollezza. Non diciamo un duello di spada, come Giuseppe Ungaretti e Massimo Bontempelli, due grandi isolati – e il secondo dimenticato – del nostro Novecento (anche per la loro macchia nera durante il Ventennio). Né la spedizione punitiva di Marinetti, Boccioni & Co. contro Ardengo Soffici, intercettato nel locale fiorentino Le Giubbe Rosse, dopo aver stroncato su La Voce la prima mostra di pittura dei futuristi, quei “clown tragici che vogliono spaventare un placido pubblico ignorante”. Ma almeno la tensione estetica di chi sferza come un vento affilato, un burian che tumefà le vele di una nave in mare aperto. Qui si gioca invece ai castelli di sabbia e a chi li calpesta. Da un lato Samuele Bersani, Paolo Meneguzzi. Dall’altro lato J-Ax, Sfera Ebbasta. Non sono due fazioni. Sono due ruoli: chi attacca, chi contrattacca. Chi miagola, chi contromiagola. J-Ax ora dichiara la pace dopo un tenerissimo match durato qualche giorno, leggermente sollevato dal suo pezzo contro l’inerme Meneguzzi (che infatti gli scrive una lettera quasi reverenziale per quanto leggera). Samuele Bersani critica l’uso dell’autotune del “semidio” altrimenti stonato, che risponde autocitandosi neanche fosse Aldo Busi ne L’altra mammella delle vacche amiche (“…e non vi perdonerò mai, o ingrati, di esservi così grato”). E il cantautore bolognese, dotato di talento e timbro, risponde senza fibra neanche fosse sbronzo del galateo facebookiano, il peggiore: “Non basterebbe invece tutto l’autotune del mondo per correggere la mancanza d’ironia che c’è in giro ultimamente. Neanche settandolo nella giusta tonalità”. Sembra sottile, ma è peggio... è trasparente. Neanche l'intervento di Frankie hi-nrg può nulla, quando rispondendo a Paolo Giordano parla di rancore riferendosi al comunque stimato Bersani ("e te lo dice uno che 'rappa perché non è capace di cantare'"). Miao. 

J-Ax
J-Ax

Ma dov’è finito l’onore? Devo citare Filippo Facci: “Tu credi di potermi dire questa cosa? Anche se via social. Io sono uno che se tu abiti a Viterbo e mi fai girare i co*lioni io prendo la macchina, vengo a Viterbo e ti spacco la faccia”. Dov’è l’assertività virile, di cui parla così bene il filosofo di Harvard Harvey Mansfield, tradotto prodigiosamente in Italia da Liberilibri). Il mondo neutro è diventato un mondo neutrale? Ci si schiera solo in gruppo, per le grandi questioni sociali. Ma dov’è lo slancio prometeico contro il sistema, fosse anche solo quello discografico? Risposta breve. Non c’è più. Risposta lunga. Ciò che manca è il genio, cioè il talento tenuto sveglio (scegliete voi da cosa: dall’amore, dalle tirate di coca, dall’alcool, dalla natura). Ci vuole del genio tanto per dare della “mer*a” a Montale, come fece Ungaretti, che definirlo un “pidocchio che mastica le sue caccole” (sempre Ungaretti; che – come dice il poeta – ha sempre ragione). Manca la delicatezza dell’onestà intellettuale che contraddistingueva un Cèline che parla di Proust: “Sì, sarà anche bravo ma vorrà ammettere che scrivere 300 pagine per dire che lo vuoi prendere nel cu*o sono un pochino troppe”; o l’intransigente franchezza di Baudelaire (Voltaire? “Un imbecille”). E cosa dire della scorrettezza politica (sociale, morale, e come volete) di Flaubert, che riferendosi a George Sand (pseudonimo della scrittrice Amantine Aurore Lucile Dupin) dirà: “Una muccona piena di inchiostro”.

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Samuele Bersani

A noi arrivano i resti di ciò che è stato mangiucchiato e risputato dallo star system, definibile solo attraverso questa coppia di parole in inglese tanto odiose quanto esemplari: un sistema di stelle, lontane tra loro, apparentemente fisse, la cui presenza per gli uomini semplici come noi è pressocché immotivata. Ovvero l’arrendevolezza dei cosiddetti “animali da palcoscenico”, che tutto fanno fuorché dare l’idea di essere famelici. Che, invitati a casa di Pirandello per il duello tra Bontempelli e Ungaretti si sarebbero corretti gli occhi. Ma dov’è l’onore? Se Sfera Ebbasta non ti piace dillo. Se non sai dirlo senza ispirazione, dillo giustamente. Se non ti sta bene quello che ha detto Bersani, non autocitare una tua brutta frase, dimostrando insensibilità alla bellezza. No. Restiamo scalzi di fronte alla sabbia che scotta e sfiliamo in passerella (quella che ti evita le querele o le risse in strada) con le havaianas. Dando dimostrazione di essere poco più del nulla meno il totale. Chissà se sappiamo ancora sanguinare.

 Paolo Meneguzzi
Paolo Meneguzzi

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