L’anno scorso è stato quello del ritorno di Luc Besson alla Mostra del cinema di Venezia. L’accoglienza non fu delle più calorose per il suo Dogman: troppo invadenti le voci per ciò che riguarda le vicende private del regista. Non è bastato, infatti, a riportare Besson ai David di Donatello. Nel film si percepisce una violenza animale, quella dei cani e del loro padrone, affiancata da un amore sincero che il protagonista non ha mai trovato negli umani. Quella stessa violenza era ciò che teneva in vita la protagonista di un altro suo film, quello sì presente alla cerimonia delle statuette più importanti del nostro Paese. Era il 1991 e la pellicola candidata era Nikita, la cui storia è ispirata alla canzone omonima di Elton John che, pare, Besson avesse ascoltato varie volte in aereo. Due le nomination: miglior film straniero e miglior attrice protagonista. Neanche quella volta fu abbastanza per il riconoscimento alla regia. Anne Parillaud, che nel film interpretava proprio Nikita, invece, ottenne la statuetta. Una punkabbestia, tossicodipendente, con istinti omicidi e terribilmente violenta: questa era Nikita. Quel furore, però, non aveva niente di metafisico, ma era semplice necessità. O così, o la morte. Una vitalità, però, che venne in parte educata: la donna, infatti, fu addestrata come killer in cambio della non esecuzione della pena capitale. Per il resto del film, Nikita sarà sbattuta tra le sue due identità: la fredda assassina e la giovane traumatizzata. Sofferenza e (siamo sempre lì) violenza, come in tutto Luc Besson.
Fu grande, al di là del successo (non unanime) del film, la sua protagonista Anne Parillaud. Cupa, folle e contraddittoria, la sua Nikita l’ha accompagnata per il resto della carriera, pietra di paragone anche della filmografia del regista. Ci sono i suoi fedelissimi nel film, Jean Reno (già in Le Grand Bleu e successivamente alla guida di Léon) e il compositore Éric Serra (presente in tutti i film del regista con l’eccezione di Angel-A), e i suoi temi. Insomma, il suo film. Senza Parillaud, però, niente avrebbe funzionato. Il seguito della vita del film, poi, fu lungo: due remake, Black Cat e Point of No Return, e due serie televisive. Nessuna di queste nuove versioni, però, raggiunse l’originale. Nessuna delle attrici che divenne Nikita fu in grado di eguagliare la prima: nemmeno Maggie Q, interprete di grande successo di altri film d’azione. Perché quell’assassina tormentata rimarrà per sempre Anne Parillaud.