Quando si parla di Peppe Vessicchio, ancor prima di Amici di Maria De Filippi, si pensa subito a Sanremo. In una lunga intervista, rilasciata a Libero, il celebre direttore d’orchestra ha ripercorso la sua lunga storia, legata anche al Festival di Sanremo, fatta di musica, televisione e trasformazioni che oggi lo portano a dire: “Sanremo non è più Sanremo”. A tutto questo si aggiunge la sua iconica barba, che come ha raccontato non è un vezzo: “Ce l’ho da anni e non me ne sono mai sbarazzato. Vero: sono diventato quasi un personaggio in tv grazie alla barba, ma la cosa mi fa ridere”. Ma se uno gli dice Sanremo, qual è la prima cosa che gli viene in mente? “La felicità. Prima delle canzoni l’atmosfera che si respira sempre attorno all’Ariston, gli incontri, le conoscenze, le cene notturne fra amici e le risate”. Il primo Festival di Sanremo, per Peppe Vessicchio, è stato nel 1986. Un’esperienza che il direttore d’orchestra ha definito nell’intervista a Libero “memorabile” perché “non c’era ancora l’orchestra dal vivo e i cantanti si esibivano su basi registrate”. E ha raccontato: “Arrangiai Canzone triste di un giovane che si chiamava Adelmo Fornaciari. Ovvero Zucchero. Ero contento perché vedevo già Adelmo come un sognatore, un artista che voleva abbracciare il mondo con la propria musica. Oggi i giovani sono molto più pragmatici, lo impone il mercato. Sognano meno”.

E sull’autotune, qual è l’opinione del celebre direttore d’orchestra? “Un congegno che permette a chi non ha le qualità vocali di dire la sua, semplificando le cose. Purtroppo, in egual misura, dismette un possibile talento nel canto. Livella tutto, come diceva Totò. Rischia di tribalizzare un risultato”. Peppe Vessicchio, nel corso dell’intervista, ha raccontato diversi molti dei suoi Sanremo, da quelli più eccitanti a quelli più divertenti, senza tralasciare anche quelli spiacevoli. “Andrea Bocelli presentà nel 1995 Con te partirò. Aveva ambizioni di vittoria ma la canzone si piazzò al quarto posto. Sabato notte, dopo il verdetto finale, Andrea era così dispiaciuto e soffri nel vederlo così. Un mese dopo quella canzone era al vertice di molte classifiche, anche internazionali”. Ma tornando a oggi: secondo Peppe Vessicchio com’è Sanremo? Si può considerare ancora come “il festival della canzone italiana”? “No, affatto. Negli ultimi anni lo è dei cantanti, della loro scenicità, della loro faccia. Un tempo si sceglievano le canzoni e poi si abbinavano all’interprete. Oggi, il contrario”. E sul futuro di Sanremo: “Non lo vedo trasmigrare su un’altra rete che non sia la Rai. Essendo soprattutto un programma televisivo, un meccanismo che genera pubblicità e punta all’auditel, l’ente di stato farà di tutto per tenerselo”. Non c’è solo Sanremo, però, nella storia di Peppe Vessicchio. Come detto, in molti lo ricordano anche per Amici di Maria De Filippi. Ma com’è stata l’esperienza nel talent show più famoso d’Italia? “Un’esperienza fantastica, Maria De Filippi è un genio della televisione. Venni chiamato per giudicare e capire se, fra i giovani aspiranti cantanti, ce ne fosse uno brano. La selezione fu spietata, solo l’8% degli esaminati andava avanti. Mai creare delle false illusioni, mi dicevo”.

