In effetti ce l'ha un po' della vampira, la Chiara Valerio che brinda alla sua vittoria sul sangue dei piccoli e medi editori - proprio quelli ai quali la fiera Più Libri più Liberi”, diretta da Zora, è dedicata - che stanno davvero fiottando sangue dalla giugulare. Questi i numeri, secondo una ricerca NielsenIQ-Gfk: i piccoli editori, fino a un milione di euro di venduto, perdono, nei primi dieci mesi del 2024, il 4,9%; i medi, tra uno e cinque milioni di venduto, registrano un -3,6; i mediograndi perdono lo 0,7%, mentre i grandi sono in positivo, di poco ma in positivo con +0,3%. E cosa dice Chiara “Zora” Valerio? “Quelli che hanno rinunciato sono pochi”, riferendosi alle defezioni, come quella di Zerocalcare.
Con la sua magrezza androgina, i gilet Settecenteschi, il cappello con la frangia sventolante durante una notte di tempesta, il suo ritratto che starebbe bene in un castello gotico e transilvano (Blucher! E si sentono nitriti di cavalli), Chiara "Zora" Valerio canta vittoria, alza in alto il calice di cristallo su montatura d’argento (il polsino merlettato a sbuffo) e si innaffia i canini sugli editori che non possono impalettarla col frassino. Perché d’accordo le polemiche, d’accordo l’attivismo, d’accordo l’indignazione, d’accordo il disvelamento degli interessi pecuniari della comitiva amichettistica (caro Fulvio Abbate, la crepa che hai aperto nelle mura del castello si allarga, prepariamo i forconi) per cui dagli al patriarcato tossico ma solo se non faceva parte dei figli d’anima della buonanima (o dell’anima de la morta), ma di fronte a posti di lavoro che si perdono, del panettone (anche se del discount e poco bioetico) da dovere mettere in tavola, delle famiglie che anche i piccoli e medi editori tengono, come fai ad arrivare fino alla bara dove la Valerio sonnecchia adagiata sulla seta damascata e impalettarla restando poi a rimirare quegli occhialini adagiati su un mucchietto di cenere?
E così Carmilla Zora Valeria la Scura, Signora delle Tenebre Culturali, Contessa di ‘sta minch*a della Madorlata, affacciata sul palchetto ligneo che sovrasta il salon delle feste, un po’ Eyes wide shut un po’ privé ciociaro, alza il calice insanguinato e con lei famigli e succubi, mentre si apprestano alla Grande Notte della Fiera, dove piccoli e medi editori offrono i loro colli dai conti in rosso, inchinandosi alla Signora del Castello che ci piace tanto fare quello: l’intellettuale vincente che calpesta i cadaveri nella brughiera editoriale. Più Libri più Liberi non è una fiera: è un maniero dove i piccoli e medi editori sono sequestrati dalle alte cancellate della crisi economica. E dove i vampiri banchettano. (Noi accendiamo i nostri pick-up, indossiamo gli stivali, carichiamo le balestre, andiamo nelle chiese a rubare l’acqua santa con la quale riempire i preservativi per le molotov contro il Moloch, risvegliamo dal sonno i Cappellani Militari saio e pistolone con pallottole argentate. Non sono forse i Libri il luogo in cui il Bene combatte il Male?).