È da domenica 3 marzo che non facciamo che parlare di Chiara Ferragni: e che ha detto da Fazio, e com'era vestita, e la copertina dell'Espresso. È quindi arrivato il momento di occuparci di altro: Fedez. O meglio: la nuova strategia comunicativa di Fedez. Da quando infatti il brand Ferragnez ha cominciato a scricchiolare sotto il fuoco incrociato di multa dell'Antitrust, indagini della Procura di Milano per truffa aggravata, aziende che sospendono i contratti, anche il brand Fedez non si sente tanto bene. Non solo perché nel frattempo è sopraggiunta una separazione coniugale, ma perché c'è un'identità da rifondare. Togliendo infatti la Ferragni dai Ferragnez, lei rimane sempre l' influencer-barra-imprenditrice-digitale; negli anni, l'immaginario a lei collegato non è mai cambiato. La faccenda invece è diversa se ti chiami Federico Lucia e una volta eri uno che faceva brutto. Se eri uno che sfotteva i comunisti col Rolex e poi è andata a finire che, metaforicamente parlando, il papillon di Vuitton te lo sei messo tu. Qui sta la differenza. Da quando Fedez e la Ferragni si sono incontrati dando vita a quel Megazord che sono i Ferragnez, la percezione del pubblico è cambiata. Nell'immaginario comune, Fedez ha smesso di essere quello che scrive barre: il Fedez confluito nei Ferragnez è entrato come rapper o comunque artista, ne è uscito come influencer. Il suo storytelling si è completamente appiattito su quello della moglie: i brand dalla testa ai piedi, le vacanze di famiglia tutti insieme appassionatamente, l'attico super lusso di City Life, le amiche di lei, i figli come content infallibile per creare traffico social.
Adesso però la coppia è spaiata, perciò occorre ricostruirsi; guadagnarsi un nuovo posizionamento nella mente del pubblico. Specie considerando che sulla Ferragni pende l'ombra della truffa aggravata e di condotte commerciali poco etiche. Ecco dunque Fedez from the block: si torna alle origini. Rozzano, la casa d'infanzia, i vecchi testi che sembrano di una vita fa. Ma soprattutto, i bambini sempre di spalle. Non è un caso che si discuta di esposizione dei minori sui social e appena tornato single Fedez, siano spariti anche i bei visini di Leone e Vittoria. Si riaffaccia invece il rap, a partire dall'immagine profilo su Instagram; scura, a testa bassa con un microfono in mano. Il passaggio è avvenuto: non si punta più sulla narrazione familiare. Al contrario, la vita privata rimane accennata: tutto è incentrato sul lavoro, dal podcast alla promozione di Boem. Nel frattempo, la Ferragni continua a postare senza cambiare niente del suo storytelling: i figli protagonisti dei contenuti, la vita patinata, le pose sempre uguali. Del resto, se il tuo prodotto è la tua immagine, non ti rimane molto margine di manovra. Fedez al contrario, un “prodotto” ce l'aveva: la musica, oltre a una personalità. Diventato noto come rapper, per i dissing con Gasparri che lo aveva definito “coso dipinto”, per la discussione con Giovanardi sulle droghe leggere; per il ruolo di giudice di X Factor.
Perché ci interessa tutto ciò? Perché ai contenuti della ditta Ferragni&Fedez ci siamo abbeverati per anni: gli adolescenti hanno coltivato l'ambizione dell'apparenza, gli adulti li hanno emulati svendendo la privacy dei figli e ritenendolo normale. I Ferragnez hanno creato un sistema. Si tratta di una vera e propria case history: nessuno più di chi si è esposto tanto, può mostrarci le conseguenze di quella esposizione social. A questo punto, sarà anche un esempio di operazione di rebranding.