Se il gioco dei podcast è quello di collezionare figurine, Gianluca Gazzoli ha completato tutto l’album. Indiscutibilmente, il suo Basement è il numero uno delle chiacchierate social. Questa volta è il turno di un figurino, più che una figurina: Edoardo Prati. Influencer della cultura e dei libri, suo malgrado divisivo e incompreso. Chi lo accusa di vestirsi male, chi lo vuole menare, chi gli dà del sinistro e chi gli contesta di distruggere la cultura italiana. Lui, giustamente, se ne frega, e al Bsmt smonta punto per punto i capi d’imputazione. E non solo: il suo rapporto inversamente sveviano con le sigarette, quello con la cultura, con Fabio Fazio, con Vasco Rossi e con TikTok, ma da utente. Si parte dagli inizi con il nonno impresario e illusionista che la domenica portava la famiglia a teatro anziché a messa, e il vero esordio “Con un canale YouTube che si chiamava Edo and LibriEdo. Facevo recensioni squallide di libri”. Ma all'epoca non aveva una schiera di criticoni, oggi chiamiamoli haters, pronta a commentare ogni aspetto della sua apparenza pubblica. È la popolarità, bellezza, ma Prati, senza dismettere i panni da intellettuale influencer, ribatte alle critiche punto per punto. La prima riguarda proprio i panni. Va detto, dovere di cronaca, che anche al Basement indossa una camicia ottocentesca: “Spesso mi criticano perché indosso una camicia e una cravatta come se fossi un intellettuale degli anni 70, ma non tengono conto del fatto che mettersi una camicia nel 2025 non è come indossarla negli anni 70, c'è un altro rapporto con la contemporaneità, ma soprattutto vorrei capire quando diventa valido il modo che uno ha di vestirsi. Anche se indossassi una parrucca o una camicia di paillettes, quello che dico non cambia”.

Poi un racconto degno dello Zeno di Italo Svevo, sulle sigarette: “Ho iniziato a fumare in terza media perché volevo avere un vizio. Desideravo qualcosa da cui essere dipendente, perché sapevo che nel momento di un possibile down avrebbe potuto tirarmi su”. Onesto, sacrosanto e intellettualmente igienico, soprattutto in un mondo che ghettizza e criminalizza i fumatori. “L'augurio è quello di smettere, prima o poi, ma per me la sigaretta ha ancora questo valore, dal punto di vista emotivo”. Ha inziato quasi contemporanemente, insomma: YouTube e il fumo. Un caso? Ma torniamo alle critiche, questa volta sul suo ruolo. La risposta a chi lo accusa di essere un falso intellettuale? “Non sono un falso intellettuale. Non sono proprio un intellettuale. A me interessa raccontare storie. Quanto hanno ragione quelli che mi dicono che sono il cosplayer di un intellettuale. Quella volta ho risposto perché comunque non c'erano elementi tali che mi dicessero dove migliorare, e perché. Se tu cerchi di condire un fastidio che hai nei miei confronti, io più che dispiacermi per il tuo fastidio non posso fare”. Quello che può infastidire, Prati ne è consapevole, è che c'è una fetta di persone che lo divinizzano: “Come se fosse arrivato un profeta. Ma io non l'ho mai chiesto. Io faccio quello che voglio fare, che devo fare”. Al di là di questo, poi, c'è un dato oggettivo.

Spiega Prati: “Io leggo libri, parlo di libri, faccio vendere i libri. La gente sente parlare di un libro da me, poi lo va a comprare. E questo non credo non abbia nessun valore. Non voglio nulla di più, ma neanche nulla di meno”. Questo è corretto, anche se rasenta la perfetta identità con la definizione di influencer, e fa da premessa a ciò che Prati ha detto poco prima: il problema è soltanto negli occhi di chi lo vede come intellettuale. Che poi sia la totalità del suo pubblico, o soltanto la parte più accanita, è inutile discuterne. Fin qui, la difesa. Poi, il contrattacco: “Se dite che Edoardo Prati sta distruggendo la cultura italiana, io vorrei capire cosa state facendo voi per la cultura italiana. Una volta ho fatto un video su Tondelli, e qualcuno ha detto che era la cosa peggiore successa all'autore negli ultimi 40 anni. Ma ringrazia che sia successa, una cosa, a Tondelli negli ultimi 40 anni, altrimenti sarebbe tutto morto. Queste materie non hanno bisogno del nostro accanimento terapeutico: c'è bisogno di qualcuno che le faccia vivere”. Nei social, nei teatri e a Che Tempo Che Fa. Ma come è nata la collaborazione con Fabio Fazio? “Ho visto che aveva iniziato a seguirmi su Instagram, così gli ho scritto un messaggio in cui, senza dargli troppo peso, dicevo che per me la sua trasmissione era il mio sogno da bambino. La guardavo con mia nonna, vedevo ospiti inarrivabili tipo il Papa. E Fazio, un giorno mi ha telefonato. Sono sbiancato”. Ma Fazio non è l'unico follower importante di Edoardo Prati, c'è di meglio. Gazzoli gli chiede qual è il suo follower più inaspettato: “Vasco Rossi”. Ma Prati, cresciuto su TikTok, lo usa? “Ultimamente cerco di chiudere subito, perché buona parte dei video che vedo mi mettono ansia. Vedo immediatamente il desiderio che hanno di attirare la mia attenzione, e questa cosa mi manda ai matti”. Apodittico.
