“Biancaneve non è bianca e tantomeno neve, è color caffelatte (l'attrice è colombiana) e il principe è «praticamente uno stalker» (l'ha detto l'attrice) che non la bacerà per risvegliarla, chi se ne frega dell'amore, lei sogna di essere «una leader», quindi chi se ne frega anche dei sette tizi verticalmente svantaggiati che nel nuovo film neppure ci sono, se non in computer grafica per non offendere la categoria (i nani) diversamente dalla Regina cattiva, la matrigna, che invece ci sarà, ma è un'ebrea (l'attrice, Gal Gadot) che dopo l'attentato del 7 ottobre si è espressa contro la comunità internazionale e ha menzionato le donne uccise e prese in ostaggio da Hamas, questo in contrapposizione con Biancaneve che invece (l'attrice, Rachel Zegler) è una sostenitrice palestinese che di recente l'ha anche scritto, «e ricordate sempre: Palestina libera»”. Sintesi, in un unico periodo complesso, del pensiero di Filippo Facci, che sul Giornale stronca Biancaneve, il nuovo lungometraggio della Disney, un remake del primo grande successo della casa di produzione. Le polemiche sono state tante, da anni (di una ve ne abbiamo parlato qui), tutte legate al woke-washing del film, considerato troppo poco anticapitalista, troppo poco pluralista, troppo poco inclusivo, troppo discriminatorio e …-fobico e così via.

A titolo di esempio Facci ricorda: “L’attore nano del Trono di Spade, Peter Dinklage, aveva appena rifiutato la parte del nano e si era chiesto: «Stai raccontando quella c... di storia dei sette nani che vivono in una grotta tutti insieme? Ma che c...». La Disney, in risposta, aveva annunciato che avrebbe assunto dei consulenti nani per sceneggiare i nani virtuali, che per non sbagliare appartengono a etnie svariate”. A questo aggiunga la proiezione a Los Angeles “senza invitare i giornalisti”. Si diceva non troppo anticapitalista: “Nel febbraio del 2016 un'università Usa aveva denunciato come scorretta e «irrealistica» la rappresentazione della classe lavoratrice, perché a suo dire era assurdo vedere dei minatori (i nani) entrare in miniera fischiettando e cantando allegramente come se andassero a fare una scampagnata. Nello studio, che fu ripreso dal Daily Mail, si leggeva che «perfino Brontolo appare troppo felice di lavorare in miniera», e invece doveva essere triste, e quel Cucciolo, insomma: sarà stato lavoro minorile?” Per non parlare del bacio del principe senza consenso. Ma cosa resta del Biancaneve originale? Poco o niente, neanche Biancaneve, che nel racconto dei fratelli Grimm “è descritta con «la pelle bianca come la neve» e ora è interpretata da un'attrice scura che, oltretutto, ha detto che non è mai stata una fan del film originale, e, anzi, di averlo trovato terrificante”.

Un film scarsamente apprezzato anche in casa Disney, nota Facci: “Tra le autrici del remake anche Greta Gerwig, nota per aver trasformato il personaggio della bambola Barbie (film) in un'icona femminista contemporanea. David Hand, figlio omonimo di uno dei creatori della Biancaneve originale del 1938, ha dichiarato che suo padre e Walt Disney si sarebbero «rivoltati nella tomba»”. Forse la verità è una sola: “Hanno stravolto il più importante film animato della storia del cinema, il primo che in assoluto pubblicò una colonna sonora, quello per cui Walt Disney ipotecò la propria casa e che registra, ancor oggi, uno dei primi dieci incassi della storia del cinema americano, uno dei due film d'animazione che compare nella lista dei 100 più grandi film di tutti i tempi (l'altro è Fantasia, sempre della Disney) ma così vecchio, così datato, così scorretto che in Kuwait l'hanno proiettato per la prima volta nel 1984”.
