image/svg+xml
  • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • Girls
    • Orologi
    • Turismo
    • Social
    • Food
  • MotoGp
  • Tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • Calcio
    • NFL
    • combattimento
  • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Sanremo 2025
  • Cover Story
  • Attualità
    • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • girls
    • Orologi
    • Turismo
    • social
    • Food
  • motogp
  • tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • calcio
  • Culture
    • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Sanremo 2025
  • Cover Story
  • Tech
  • Fashion
    • Fashion
    • Moda
    • Gear
    • Footwear
  • EVERGREEN
  • Topic
  • Journal
  • Media
Moto.it
Automoto.it
  • Chi siamo
  • Privacy

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159

  1. Home
  2. Culture

GEOLIER E I SUOI GUAGLIONI. Musica e dialetto napoletano anche in rap, trap e indie: l’eterno “pizza e mandolino” come oppio dei popoli (e scudo per le canzoni)?

  • di Debora Pagano Debora Pagano

  • Foto Ig Geolier

20 aprile 2025

GEOLIER E I SUOI GUAGLIONI. Musica e dialetto napoletano anche in rap, trap e indie: l’eterno “pizza e mandolino” come oppio dei popoli (e scudo per le canzoni)?
Il napoletano, una lingua antica come i vulcani e viva come TikTok, oggi incendia anche Spotify. È solo folklore 2.0 o un’astuta strategia per dire tutto senza farsi capire? Tra rime viscerali e beat che pulsano come vicoli in estate, il dialetto diventa sia corazza che incantesimo. Ma allora: è poesia o marketing? Cultura o camouflage? E soprattutto, cosa ci sta davvero dicendo Napoli dietro quel "Te voglio bene assaje" remixato in chiave rap e trap da Geolier e i suoi guaglioni?

Foto Ig Geolier

di Debora Pagano Debora Pagano

Il dialetto napoletano nasce più o meno quando il Vesuvio era ancora un vulcano simpatico e Roma non aveva deciso di conquistare mezzo mondo. È figlio illegittimo del latino, ma ha flirtato pesantemente con il greco, lo spagnolo, il francese e pure con l’arabo, perché Napoli, si sa, è una città dal cuore grande e dal medesimo fascino e la lingua lo riflette. Nel Medioevo era già un bel miscuglio, e sotto gli Angioini ha iniziato a dire “oje” invece di “ehi”, con una certa classe. I Borboni l’hanno coccolato, tanto che a un certo punto era più importante del curriculum vitae. Poi è arrivata l’Unità d’Italia e il napoletano è stato messo un po’ in castigo, ma lui, testardo com’è, ha continuato a cantare, recitare e mandare tutti a quel paese con eleganza. Oggi, nel 2025, vive su TikTok, fa freestyle con i rapper e corregge l’italiano dei politici. È ancora poeticamente scurrile, irresistibilmente musicale e più vivo di uno spritz alle 19:00. La canzone napoletana nasce ufficialmente nel 1835 con “Te voglio bene assaje”, ma la verità è che a Napoli si cantava anche quando si costruivano le catacombe, la contraddizione nella contraddizione della Napoli velata. È il pilastro della musica italiana perché, diciamolo, prima che ci fossero le etichette discografiche, c’erano già i mandolini e le serenate sotto i balconi. Ha dato dignità poetica al cuore infranto, ha reso il dolore un’opera d’arte e trasformato il dialetto in lingua dell’anima. Da “’O Sole Mio” a “Funiculì Funiculà”, ha esportato il romanticismo con la stessa leggerezza con cui si frigge una pizza e ha trasformato in motivi canticchiabili l'attualità e la quotidianità della vita stessa della città con canzoni autoreferenziali.

Nel ‘900, artisti, poeti e compositori si sono dati appuntamento sotto il Vesuvio per creare un patrimonio musicale che fa ancora scuola. È altisonante perché ha toccato tutti: tenori, cantanti pop, persino crooner americani che non sapevano dove fosse Napoli ma ci hanno messo il cuore.

La canzone napoletana non è un genere: è un monumento sonoro, una dichiarazione d’amore all’umanità, con un pizzico di malinconia e una spruzzata di vino rosso come i lapilli. E quindi il dialetto napoletano nella musica di oggi come ci è arrivato?

Negli ultimi anni il dialetto napoletano ha fatto il botto, tipo fuochi di San Gennaro ma global, irrompendo ovunque. Da lingua del popolo a trend virale, è passato dal vicolo alla vetta di Spotify senza perdere l’accento. Merito di serie tv cult, canzoni che sembrano coltellate al cuore e artisti che ci sanno fare con le rime, ma anche della sua anima teatrale e tragicamente comica. È esploso perché è autentico, viscerale, pieno di immagini forti, con espressioni che sembrano scritte da un poeta ubriaco d’amore e caffè, il mondo si è accorto che dentro quelle parole c’è Napoli intera: caos, passione, malinconia, esoterismo e risate nello stesso minuto.

Musicalmente è un’arma segreta: la melodia naturale del dialetto abbraccia i generi, dal neomelodico al rap, passando per l’indie e il trap. Suona sempre come una canzone, anche quando stai solo dicendo che hai finito l’acqua. La sua cadenza canta anche nel silenzio, e la musicalità gli permette di aggirare la barriera linguistica: magari non capisci tutto, ma lo senti. E quello basta.

Proprio per questo motivo esistono moltissimi cantanti davvero giovani che scelgono il napoletano per lanciarsi sul mercato e in generale per raccogliere consensi, e questo in parte è un bene perché tendenzialmente se si canta in napoletano non si può contemporaneamente cantare in “corsivo” che è solo un mood, non una lingua. Pare invece che questo specifico dialetto stia sostituendo il senso che aveva prima cantare in inglese, forse perché è più melodioso ma allo stesso tempo non tutti lo capiscono, sta bene con tutto e tutti lo cantano ma ti senti più libero di dire quello che vuoi senza il peso del significato diretto delle parole. Una scelta molto furba e anche molto complessa per chi non è partenopeo, eppure ben riuscita.

20250408 103613068 5931

Possiamo dire che il napoletano è diventato uno scudo per le canzoni? O addirittura che le canzoni in napoletano siano diventate l'oppio dei popoli per tendenza?

Credo entrambe le cose, e lo dico da napoletana molto stupita di quanto prima invece si prendesse in giro il medesimo accento o dialetto in ambienti più mainstream e meno folkloristici. Se le tendenze e la musica possono evolversi contro le aspettative stesse dei trend allora c'è speranza anche per la discografia italiana, o almeno, mi piace sperare e pensarla così.

More

CHI HA UCCISO IL D10S? Maradona, parla l’avvocato Pisani: “Colpa dei medici”, è stato lasciato morire”. E sull’eredità, i figli e la morte solitaria in una casa fatiscente…

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

ESCLUSIVA

CHI HA UCCISO IL D10S? Maradona, parla l’avvocato Pisani: “Colpa dei medici”, è stato lasciato morire”. E sull’eredità, i figli e la morte solitaria in una casa fatiscente…

Tony Effe, ma vuoi 'na mano a vendere i biglietti? Le date al Circo Massimo e a Fiera Milano per ora sono vuote (piantine di TicketOne alla mano)

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

Tony, tutto bene?

Tony Effe, ma vuoi 'na mano a vendere i biglietti? Le date al Circo Massimo e a Fiera Milano per ora sono vuote (piantine di TicketOne alla mano)

Empowerment femminile in musica? Ecco perché è tutto come su Instagram (pieno di filtri)

di Debora Pagano Debora Pagano

follow the filter

Empowerment femminile in musica? Ecco perché è tutto come su Instagram (pieno di filtri)

Tag

  • critica musicale
  • critico musicale
  • Musica
  • Napoli
  • Rap
  • Trap

Top Stories

  • Le Scelte stupide di Fedez e Clara (altro che flirt), Damiano David torna Maneskin e Emis Killa e Lazza… Abbiamo ascoltato (e recensito) il meglio dei singoli del venerdì

    di Benedetta Minoliti

    Le Scelte stupide di Fedez e Clara (altro che flirt), Damiano David torna Maneskin e Emis Killa e Lazza… Abbiamo ascoltato (e recensito) il meglio dei singoli del venerdì
  • Daria Bignardi distrugge Valérie Perrin e Joel Dicker: “Come la torta al cioccolato del supermercato, golosa ma non ti nutre e magari è tossica…” Cambiare l’acqua ai fiori? “Ho perso sei ore a leggerlo e…”

    di Riccardo Canaletti

    Daria Bignardi distrugge Valérie Perrin e Joel Dicker: “Come la torta al cioccolato del supermercato, golosa ma non ti nutre e magari è tossica…” Cambiare l’acqua ai fiori? “Ho perso sei ore a leggerlo e…”
  • LE PAGELLE del Concertone del primo maggio: Gabry Ponte imperatore assoluto (10 e lode), Lauro vampiro di Twilight (4)

    di Grazia Sambruna

    LE PAGELLE del Concertone del primo maggio: Gabry Ponte imperatore assoluto (10 e lode), Lauro vampiro di Twilight (4)
  • Abbiamo visto The Four Seasons con Steve Carell su Netflix, ma com’è? Una serie per adulti (ma non nel senso che credete)

    di Ilaria Ferretti

    Abbiamo visto The Four Seasons con Steve Carell su Netflix, ma com’è? Una serie per adulti (ma non nel senso che credete)
  • Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."

    di Alberto Bertoli

    Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."
  • Abbiamo ascoltato in anteprima Ranch di Salmo: essere invecchiati è crudele ma averlo fatto così è un lusso. La recensione di MOW traccia per traccia

    di Cosimo Curatola

    Abbiamo ascoltato in anteprima Ranch di Salmo: essere invecchiati è crudele ma averlo fatto così è un lusso. La recensione di MOW traccia per traccia

di Debora Pagano Debora Pagano

Foto

Ig Geolier

Se sei arrivato fin qui
seguici su

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Newsletter
  • Instagram
  • Se hai critiche suggerimenti lamentele da fare scrivi al direttore moreno.pisto@mowmag.com

Next

Amici di Maria De Filippi, pagelle quinta puntata del serale: Amadeus il peggiore (0), Celentano versione Malefica (10), Nicolò stona su Annalisa (0), Trigno si salva ancora (8). E l’eliminato…

di Debora Pagano

Amici di Maria De Filippi, pagelle quinta puntata del serale: Amadeus il peggiore (0), Celentano versione Malefica (10), Nicolò stona su Annalisa (0),  Trigno si salva ancora (8). E l’eliminato…
Next Next

Amici di Maria De Filippi, pagelle quinta puntata del serale:...

  • Attualità
  • Lifestyle
  • Formula 1
  • MotoGP
  • Sport
  • Culture
  • Tech
  • Fashion

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159 - Reg. Trib. di Milano n.89 in data 20/04/2021

  • Privacy