Uno spettro si aggira tra i giornali di sinistra. Lo spettro dell’invidia sociale, che si aggrappa a presunti buoni valori, come l’uguaglianza (si legga lo studio di Helmut Schoeck) e che è ancora più forte tra gli intellettuali (si legga, dunque, il filosofo Robert Nozick). Un esempio a dimostrazione della recente perversione culturale di certa carta stampata: l’articolo de L’Espresso, firmato da Gino Castaldo, contro Lazza, colpevole di aver regalato alla mamma una Birkin, una borsa di lusso di Hermes. Lo ha fatto da un palco, durante un suo concerto, “senza preoccuparsi del fatto che i suoi spettatori una borsa Hermes non potevano permettersela”, sottolinea Castaldo, ricordando comunque che “il fatto non costituisce reato”. Il che dovrebbe portare il discorso alla sua naturale conclusione: se non c’è un reato non è un problema.

E invece no. Per lo storico giornalista musicale “qualcosa che non torna c’è” e ricorda gli anni d’oro del terrorismo psicologico contro la classe media: “Erano altri tempi, certo, ma quando il 7 dicembre del 1976 furono gettate uova marce sulla sfilata di eleganza all’entrata della Prima della Scala, l’alta borghesia scoprì che l’ostentazione non era il massimo della signorilità ma il segno tangibile del privilegio”. Castaldo spiega anche quale fu la conseguenza: “Da quel momento i ricchi ebbero timore, e certe ostentazioni scomparvero”. Insomma, l’aggressione – perché in realtà, come ricorda il suo stesso giornale rievocando la copertina che venne fatta all’epoca, “ad attendere la borghesia milanese […] c’erano centinaia di ragazzi e ragazze dei Circoli Proletari Giovanili che all’Otello di Zeffirelli rispondevano con il lancio di molotov, uova, sassi e vernice” – sorbì il giusto effetto. “Pura ipocrisia, dirà qualcuno, le differenze sociali rimanevano”, continua Castaldo: “Vero, ma quel segnale manifestava comunque una diffusa richiesta di maggiore equità, poi questo pudore è gradualmente scomparso”.

E cosa rimpiangiamo dunque? L’intimidazione di gruppo? La violenza arbitraria? I tribunali del popolo? Qual è la colpa di Lazza? Per Castaldo questa: “Lazza fa il bravo ragazzo, fa un regalo alla sua cara mamma, in pubblico, un oggettino da 30mila euro o giù di lì. Bell’esempio, non c’è che dire”. E invece sì, è davvero un bell’esempio. Lazza mantiene una promessa, fa musica, fa i concerti, piace a chi piace e gli altri sopravvivono (ma anche lui). Guadagna e regala alla madre ciò che vuole. E vuole che la madre sia al centro dell’attenzione, lei e la sua nuova borsa. Non potendo più attaccare il capitalismo per via del suo successo storico e incontestabile, non potendo più attaccare la morale capitalista (e cioè la morale liberale), che ha vinto ovunque vi sia progresso sociale e civile, non potendo più neanche attaccare la musica, perché si rischierebbe di peccare di snobismo, qualità associata alla destra, si sceglie di criticare il regalo di un figlio a una mamma. È la versione debole della tassa sulle eredità (e cioè sui doni). Per fortuna Lazza può andare avanti e mettersi queste polemiche in tasca. Anzi, in una borsa Hermes.
