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⁠Se metti le corna al concerto dei Coldplay e diventi virale la colpa è tua. E a Jonathan Bazzi non glielo ordina nessuno di fare il povero a Milano: ma davvero ormai non sappiamo più farci un esame di coscienza? Due casi per capirlo

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

21 luglio 2025

⁠Se metti le corna al concerto dei Coldplay e diventi virale la colpa è tua. E a Jonathan Bazzi non glielo ordina nessuno di fare il povero a Milano: ma davvero ormai non sappiamo più farci un esame di coscienza? Due casi per capirlo
Due casi di cui si è discusso, quello degli amanti al live dei Coldplay e quello del modello Milano per soli ricchi, di cui si è lamentato recentemente lo scrittore Jonathan Bazzi, che si dice troppo povero per poter vivere nel capoluogo lombardo. Mentre facciamo i fighi con analisi sofisticate, però, ci dimentichiamo di un fatto banalissimo

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Due amanti sono stati scoperti al concerto dei Coldplay, mentre assistevano abbracciati allo spettacolo. Fin quando lo spettacolo non sono diventati loro. Lui è Andy Byron, Ceo di Astronomer ora messo in congedo dall’azienda. Lei è la Responsabile delle Risorse Umane, Kistrin Cabot. Una storia banale di tradimento sul posto di lavoro. La kiss cam del live in Massachusetts li ha ripresi inaspettatamente, lui si è gettato a terra neanche dovesse sfuggire al fuoco nemico. Lei immobile si copre il viso, ma ha già capito che non ci sarà nulla da fare. E poco dopo se ne va. Il video diventa virale, se ne parla da giorni. Chris Martin, che aveva fatto una battuta dal palco (“O sono timidi o hanno una relazione”) è intervenuto nuovamente.

Un caso di cronaca rosa divenuto un contenuto per analisi e polemiche. Anche su MOW abbiamo sostenuto che il problema non sarebbero loro ma il fatto che un contenuto del genere possa diventare un trend. E invece il problema sono proprio loro, ma non ce ne accorgiamo più. Diamo la colpa ai social, alla telecamera che li ha inquadrati, alla superficialità, che passa per bigotteria. A titolo di esempio, per Massimo Gramellini, che ne scrive sul Corriere della Sera, il punto è il “Grande fratello” digitale, il “Ficcanaso collettivo”. Cioè noi.

Eppure è evidente che il problema sia prima di tutto il tradimento. In una società come la nostra, dove i giri di parole intorno ai massimi sistemi hanno completamente reso obsolete, agli occhi dei più, le analisi sui piccoli sistemi, a partire dalla coppia, dalla famiglia eccetera eccetera, non riusciamo più a dire – pena essere associati a mandrie di leoni da tastiere senza istruzione scolastica, a redneck che commentano dai propri garage, a catechisti mancati che offendono sotto ai post dei giornali locali – una cosa banale: se lo sono meritato.

Dopotutto hanno tradito i loro coniugi, sono andati a un concerto (un evento pubblico) e hanno scelto di “mischiare” lavoro e passione. Nulla di imperdonabile, ma, appunto, da farsi perdonare sì. E la colpa della sofferenza per via di questa storia esposta sui social non è dei social, dei ficcanaso, della kiss cam o delle battute di Chris Martin. È di chi tradisce. Non siamo più in grado di attestarlo pacificamente. E se la risposta fosse invece quella più semplice e intuitiva? Stavano facendo qualcosa di sbagliato, sono stati beccati. Dovranno risolvere i loro problemi. Tutto il resto è un contorno.

Chris Martin
Chris Martin Ansa
kiss cam concerto Coldplay amanti
Gli amanti scoperti al concerto dei Coldplay

La legge negli Stati Uniti

Jonathan Bazzi, l’autore di Febbre (carino) e Corpi minori (pessimo), si lamenta sul Domani per il carovita a Milano. Lui, da scrittore, non può mica campare serenamente in un loft che si allaga quando piove, che lo rende ansioso, impaurito, fuori posto. Nella città in cui è nato, che ama. Il consiglio glielo ha dato uno scrittore più grande di lui, Ottavio Cappellani: Jonathan, vai a cogliere le arance a Catania.

Ma anche in questo vale la pena di approfondire. La colpa del malessere di Bazzi è di Milano? Di un modello che ha fallito? Delle inchieste, dell’imperialismo urbanistico di colossi dell’immobiliare? O la colpa è di Jonathan Bazzi che sceglie di rimanere a Milano invece di andare a raccogliere le arance? Il mito della città è più colpevole della città stessa. A Jonathan si allaga casa, di chi è la colpa? Sua, naturalmente.

Potrebbe spostarsi a Lodi, o a Piacenza. O in Abruzzo… Anche in questo caso la colpa è sempre degli altri, mai la nostra. Il senso di responsabilità è un messaggio vetusto che è meglio non tramandare alle future generazioni. Meglio l’autocommiserazione, o l’empatia sociale, e cioè quel sentimento che ci fa sentire tutti vittime di un sistema che ci schiaccia. A rendere interessante l’associazione tra il caso Bazzi e quello degli amanti è una frase dell’articolo dello scrittore: “Milano, ci penso sempre, è la città che più somiglia ai social: tanti stanno male, ma si sentono costretti a dire il contrario. O a tacere.”

Nel caso degli amanti la colpa è dei social, nel caso di Bazzi è di Milano. Ma Milano e i social sono la stessa cosa. E dunque la colpa è sempre da un’altra parte. Siamo tutti martiri, i leoni sono gli altri, e se non sono leoni sono spettatori ansimanti, in attesa della loro dose di sangue e spettacolo, come Michel Foucault ci ha spiegato. Ma non è difficile capire che Bazzi potrebbe spostarsi in uno degli altri 8000 comuni italiani, che non c’è assolutamente nessun “diritto di vivere a Milano”, o “diritto alla City Life”. E che gli amanti avrebbero semplicemente potuto mantenere la parola data ai loro rispettivi coniugi, o lasciarli e provare altre strade, o rinunciare a una delle due posizioni in azienda ed eludere il conflitto di interessi.

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