Oggi, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, spiace registrare l’uso del tossicissimo “tone policing”, nei giorni scorsi, dalla coppia di “amichetti” (Fulvio Abbate docet) Chiara Valerio e Leonardo Caffo (sono amichettissimi: quando la buonanima della Michela Murgia andava a Milano dormiva a casa di Caffo). Nella polemica sulla presenza di Caffo a Più libri più liberi, fiera editoriale diretta dalla Valerio e dedicata alla memoria di Giulia Cecchettin (Caffo è sotto processo per maltrattamenti alla sua ex), ci era sfuggito il “tone policing” con il quale Valerio/Caffo hanno provato a disinnescare – in maniera tossica – la querelle. Non lo diciamo noi, lo dicono le attiviste e gli attivisti nei commenti al video su Instagram di Chiara Valerio (ho scritto infatti “registrare”): “Guardare i toni e i modi è una tecnica risaputa per sminuire l'oggetto del discorso e le istanze di chi lo propone. È tipica della violenza di genere. Incredibile che, pure dopo lo svarione di aver invitato una persona del genere (bastava non farlo sospendendo la decisione ad altro momento giuridico se proprio volevate imperniare tutto su questo), si sia deciso di "rimediare" facendo tone policing come i peggiori rappresentanti della categoria”, scrive Cris_m31. Il “tone policing” è, in sintesi, quella tecnica assai misogina che dà implicitamente della “scalmanata” a una donna in quanto donna e che, tralasciando i motivi del contendere, fissa la propria attenzione sul modo in cui ci si esprime, sottintendendo una visione della donna come “minus habens” incapace di gestire insieme emozione e razionalità. I due passaggi incriminati sono: il primo, nella lettera in cui Leonardo Caffo annuncia di ritirare la sua partecipazione all’evento “pur nutrendo perplessità sui toni”; il secondo, la postilla che al messaggio fa Chiara Valerio sostenendo che “le ragioni si sostengono negli spazi pubblici e negli spazi pubblici che contengono i corpi”. “Sta minchia”, verrebbe da dire.
Perché adesso i social non sono uno spazio pubblico. Perché Chiara Valerio non è andata mai a sostenere le proprie ragioni in televisione. E certo, lo “spazio pubblico” deve essere quello deciso da Chiara Valerio, magari uno spazio pubblico nel quale la Valerio detiene un qualche tipo di potere! Comodo! Magari “moderandone” i “toni” e così facendo moderandone, in una forma raffinata di gaslighting, i “contenuti”. “Hai ragione sui toni, dovremmo morire un po’ più in silenzio”, scrive bibliotecafemminista. “Ah quindi pure tu fai parte del club del ‘c’è modo e modo’” fa notare thecriticalmartian. Tutte cose che inquadrano, a detta delle stesse persone che un tempo furono la cosiddetta “base” della Valerio, la stessa scrittrice come un “maschio tossico”. P.s. Notiamo anche due ulteriori fatti. Uno: il like di Roberto Saviano al post della Valerio. Senza che la logica avverta Saviano o la Valerio della equazione: “Chiara Valerio che presenta il libro di Caffo in una fiera dedicata a Giulia Cecchettin uguale a Saviano che presenta il libro di uno sotto processo per mafia in una fiera dedicata alla memoria di Falcone e Borsellino”. Due: Leonardo Caffo è uno della cerchia degli “amichetti”. Quando, come abbiamo detto, Michela Murgia dormiva nella casa di Caffo a Milano – lo racconta Caffo – soleva entrare nella sua camera e dirgli: “Ma quanto sei bello, ora ti acchiappo il pisello”. Leonardo Caffo, raccontando l’aneddoto rideva. Rideva molto. Ora, sappiamo che il confine tra molestia sessuale verbale e scherzo è molto sottile. Lo sappiamo perché ce lo hanno spiegato la Murgia e la Valerio. Ma: ci si può chiedere o no se Leonardo Caffo fosse in situazione di sudditanza psicologica nei confronti della Murgia? (Io non lo penso, ripeto quello che mi ha insegnato il movimento #metoo). È possibile che i vantaggi lavorativi che derivano dal fare parte di quella cerchia (che, sembra evidente, ci sono) rendessero “divertente” l’immagine di Michela Murgia che ti acchiappa il pisello? Ovviamente la molestia deve essere percepita come tale. Io, ma parlo di me, se la Murgia o la Valerio mi avessero detto “ti acchiappo il pisello” sarei fuggito urlando. Al Caffo, questa cosa, invece, lo riempie di gioia e divertimento e commozione nel ricordo. Basta che non se ne esce tra dieci anni col #metoo dicendo che la Murgia lo molestava ma lui era troppo sottone per rendersene conto. Sarebbe troppo.