Per la prima volta, a venticinque anni dall’uscita del primo videogioco, Gran Turismo diventa un film: esce oggi, infatti, Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile, diretto da Neil Blomkamp e ispirato alla storia vera di Jann Mardenborough e della Gt Academy, competizione tra gamers organizzata tra il 2008 e il 2016 che permise a ventidue piloti di gareggiare come professionisti. Il giovane Mardenborough, interpretato da Archie Madekwe, vuole assolutamente diventare un pilota. Grande appassionato di videogiochi, ottiene, dopo aver stabilito un record in un tracciato, di entrare nella Gt Academy, competizione ideata da Danny Moore, un manager della Nissan interpretato da Orlando Bloom. Il progetto, supportato proprio dalla casa automobilistica, consiste nell’organizzare delle corse tra novantamila gamers esperti, i quali dovranno sfidarsi per ottenere la possibilità di gareggiare su un circuito reale: in altre parole, i migliori sarebbero diventati veri piloti. Nella gara decisiva, Mardenborough riesce a raggiungere il piazzamento sufficiente a fare il grande salto. La sua prima corsa è al circuito del Nürburgring Nordschleife. La gara, però, non va come previsto: ci sarà un incidente molto grave, la sua macchina schizzerà sulle tribune e ucciderà uno spettatore. I ripensamenti, a quel punto, diventano tanti: continuare a correre oppure smettere? Il senso di colpa è troppo. Fondamentale è l’aiuto di Jack Salter (David Harbour), ex pilota e suo allenatore all’Academy, che gli confessa di aver causato un incidente simile a Le Mans. Alla fine, Mardenborough viene scagionato dopo un’indagine e decide di non abbandonare le corse. La tappa successiva sarà proprio Le Mans, il tracciato che aveva segnato la carriera del suo allenatore. L’obiettivo è salire sul podio: sarebbe il primo pilota proveniente dalla Academy a raggiungere un simile risultato. Il film mette in scena le corse per come gli appassionati del gioco le hanno vissute: in terza persona, dall’alto, con le camere sospese sui droni che riflettono esattamente la prospettiva di Gran Turismo. Niente Cgi, la velocità va vissuta veramente. La dimostrazione che un ragazzo normale può, allenandosi nella sua camera, arrivare fino a Le Mans. Vale la pena di riscoprire il mito di Gran Turismo, un videogioco che ha avuto la forza di uscire dallo schermo, diventando un pezzo di realtà. L’impatto che ebbe sul mondo dei videogiochi fu devastante e il merito va soprattutto a Kazunori Yamauchi, l’ideatore e presidente di Polyphony Digital, l’azienda sviluppatrice del gioco.
È il 1992 e Kazunori Yamauchi ha solo 27 anni quando decide che le macchine che disegna fin da bambino devono iniziare a correre. Sono in sette, oltre a Kazunori, quelli che si impegnano nel progetto che diventerà, senza giri di parole, il miglior gioco di corse automobilistiche che sia mai esistito. Ci vogliono cinque anni per sviluppare il primo Gran Turismo, uscito solo nel 1997. Il sottotitolo ben visibile in copertina è “Real Driving Simulator”. La solita sparata, devono aver pensato i giocatori. Solo che, una volta accesa la PlayStation 1 e inserito il disco, quelle tre parole diventano reali. I suoni, i colori, ogni dettaglio è studiato alla perfezione. Niente è lasciato al caso: si possono persino rivedere i replay delle proprie corse, come in televisione. I movimenti delle macchine non sono stilizzate approssimazioni, ma seguono le dinamiche reali di guida. Il joystick, grazie all’innovativo sistema DualShock, vibra quando si va fuori pista: anche la simulazione delle sospensioni fanno parte del pacchetto. La macchina si trova letteralmente nelle proprie mani. Le auto disponibili erano duecentonovanta, tutte con caratteristiche uniche, sperimentabili su undici tracciati: ancora oggi, uno dei parchi macchine più vario della storia dei videogiochi. Furono vendute 11 milioni di copie, il gioco per Ps 1 più venduto in assoluto. Kazunori divenne uno dei game designer più riconosciuti e nel 2017 ottenne persino la laurea ad honoris in ingegneria del veicolo all’Università di Modena e Reggio Emilia. Gran Turismo 7, l’ultimo uscito, è stato l’ennesimo successo: 90 milioni di copie vendute. Sono passati venticinque anni da quella prima versione così rivoluzionaria, e oggi, per la prima volta, Gran Turismo diventa un film. Come ha detto lo stesso Kazunori in un’intervista a Multiplayer.it, non è scontato che il numero degli appassionati di corse resti immutato. Anzi, un’avversione generalizzata verso le auto rischia di allontanare le giovani generazioni da Gran Turismo. Un vero peccato, anche per chi non ama le corse. Gran Turismo è più di un gioco: è il residuo di un sogno che ha attraversato le generazioni degli anni Novanta e Duemila. Che ha permesso a tutti di guidare al limite, restando seduti sul divano. Il segno di una cultura che puntava a far vivere le corse a coloro che non potevano gareggiare.