Mah, proviamo una triangolazione ardita. Forse Papa Francesco, vedendo il video di “Sexy shop” di Fedez e Emis Killa, tornerebbe a parlare di frorociaggine. Tutto rosa, con quelle supermodels che slinguano i leccalecca ma sembrano più che altro ornamentali, accessori di una scena in cui i due soliti maschi a petto nudo fanno mostra dei soliti tatuaggi che dovrebbero fare brutto. Uhm, tutto abbastanza “old school gay”, come forse osserverebbe anche Eminem – per bocca dell’alter ego Slim Shady – tornato, carico a pallettoni, con “Houdini”. Un nuovo brano che è il sontuoso teaser di “The death of Slim Shady (coup de grâce)”, il nuovo imminente album che il rapper di Detroit pubblicherà in estate. Video folle e testo divertente sono il minimo da attendersi da Em, visto il tenore degli ultimi album – al solito fitti di tecnicismi e sprazzi di genio, ma privi di un vero focus –, ma “Houdini” è oggettivamente una bomba che esplode di nostalgia e prese per il c*lo. Quello, appunto. Il c*lo, il centro di migliaia di moderne controversie. Per cui Eminem, costretto ad affrontare sé stesso – Slim Shady –, che in “Houdini” torna direttamente dal 2002, ragiona sul fatto che il vecchio Eminem direbbe che nel mondo di oggi “tutto è gay”, specificando poi, sottilmente, “gay inteso come felice”.
Tutto “Houdini” è uno sguardo sfacciato al mondo di oggi con gli occhi di un passato trascorso da pochissimo. Eminem prova quindi a farsi cancellare citando gatti siamesi che si identificano come neri ma si comportano come cinesi, mandando a quel paese un po’ tutti (dal mitico Dre, amico e mentore, alla propria famiglia), dicendo di avere due palle grosse come quelle di Rupaul (e qui un LOL ci starebbe proprio bene, giusto per tornare indietro di un paio di decadi), e accusando il Sistema di aver provato a trasformarlo in una sorta di majorette. È la disinvoltura che di Eminem amiamo sempre alla follia, accoppiata alla citazione molto vintage di “Abracadabra” della Steve Miller Band, oggetto già parzialmente misterioso per un paio di orecchie targate Generazione X, figuriamoci per la Gen Z. Così in “Houdini” Eminem prende tutto di petto senza parafrasi e sottintesi, quelli in cui sembra sguazzare la coppia Fedez/Killa, che bamboleggiante insinua insinua ma il colpo non lo affonda. C’è Chiara Ferragni in fondo alle rime di “Sexy shop”? Uhm, forse. Ma quale forse? Siamo al rap fatto coi forse? Già ci siamo abituati alla cronaca nera o giudiziaria fatta coi condizionali, adesso dobbiamo pure fingerci stuzzicati da un rap che teme gli avvocati e allora scende in campo con le gambe ricoperte di parastinchi?
Torniamo indietro qualche anno, allora. Colleghiamoci a un Eminem maturo che sfida, con tutina da supereroe, il vecchio Eminem. Ammiriamolo mentre si arrampica sulle pareti di un palazzo proprio come faceva Adam West nel Batman di metà anni ’60. Ammiriamolo mentre si prende in giro, ma non le manda a dire. Questo sarebbe l’oltraggio, no? Un Eminem che alla fine depone le armi, sconfitto dalla spavalderia del proprio recente passato. E invece no, perché, a partire dal video super-divertente per finire con rime e citazioni che solleticano le parti basse e alte del corpo, “Houdini” promette un’estate rovente per il rapper che ha venduto più copie al mondo. Poca “frociaggine”, insomma, e molta sostanza. Quella che forse manca in “Sexy shop”.