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Ma vi rendete conto? Deve arrivare Papa Francesco a insegnarci a usare le parolacce e salvarci dalla cultura woke

  • di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

27 maggio 2024

Ma vi rendete conto? Deve arrivare Papa Francesco a insegnarci a usare le parolacce e salvarci dalla cultura woke
Ci fu un tempo in cui il laicismo ci salvò dall’oscurantismo cattolico. Oggi avviene l’esatto contrario. Il Papa usa il turpiloquio, ma nessuno a parte Dagospia riprende la notizia. Ma non erano i cattolici a essere i Grandi Inquisitori? Pare invece che in questo caso l'algoritmo, il Seo, la cultura dominante spingano per una censura delle parole, e solo il Papa possa permettersi di dire pane al pane, vino al vino. E frociaggi*ne a frociaggi*e

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

Ci fu un tempo in cui il laicismo ci salvò dall’oscurantismo cattolico. Oggi avviene l’esatto contrario, se è Papa Bergoglio a doverci salvare dalla cultura woke E infatti, il megascoop di Dagospia, secondo il cui “dagoreport” Papa Francesco avrebbe detto, in una riunione a porta chiuse, “papale papale”: “Nella Chiesa c’è troppa aria di frociag*ine”, dettando anche la linea per contrastare questa deriva puppigna: “Mettere fuori dai seminari tutte le chec*he, anche quelle solo semiorientate”, non è passata nei giornaloni.

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Perché? La domanda non è di poco conto: abbiamo il Papa, ossia il capo spirituale dell’Occidente, che, in contrasto con la cultura laica (questa sì che è una vera battaglia di “civiltà”), usa il turpiloquio, e nessuno ne parla.

Uno dei motivi è il SEO, il posizionamento su Google, improntato alla censura del “Santo Turpiloquio” (oggi abbiamo questo, come una volta avevamo la “Santa Inquisizione”), Seo al quale tutti i quotidiani si adeguano. Ovviamente, il SEO, nasce, per così dire, da chi lo crea. In questo cortocircuito del linguaggio, una notizia fondamentale e fondante – ossia Papa Francesco che usa il turpiloquio – viene censurata.

Mai, mai, il linguaggio della Chiesa ha subito una tale censura, e dire che fu proprio Ella ad affermare che “in principio era il verbo”, senza sospettare che, alla fine, il “verbo” dominante sarebbe risultato quello laico. Ecco, grazie a Papa Francesco adesso è chiaro: chi satireggia, chi usa il turpiloquio, si pone dalla parte dei “santi” contro i “fanti” del linguaggio: pulitini, a modo, educati, demoniaci e schiavi di Satana. Il Demonio non usa parolacce, potremmo dire. E qui sta la portata epocale del dagoscoop e della mancata ricezione da parte della stampa laica e mainstram: il woke è demoniaco? Il woke è l’Anticristo? Sembra una provocazione, ma, dato che a pronunciare quelle parole, virgolettate e – a quanto ci risulta mai smentite dal Vaticano – è stato il Papa la questione è fondante. Il Papa, ente, istituzione, incarnazione del Dio occidentale in terra, non ha usato termini “canonici” come “rapporti contronatura” o “omosessualità”, ha proprio detto “frociaggine” e “checche”. E’ un Papa rincoglionito o l’uso del turpiloquio ha una dietrologia della quale dobbiamo farci carico per capire l’occidente? (Ricordiamo che sulle interpretazioni delle parole dei pontefici ci furono roghi, guerre, scissioni, mica cazzi).

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Papa Francesco e Roberto Benigni

Il “virgolettato” di Dagospia, insomma, è una bomba di notizia. Eppure nessuno lo ha ripreso. Perché? Perché comanda il signor SEO e sotto la sua dittatura woke anche un virgolettato-scoop del Papa passa inosservato, censurato, nascosto? O perché i quotidiani mainstream si adeguano a un algoritmo perbenista e bigotto (più del Papa, signori miei, perbenista e bigotto assai più del Papa, ve ne rendete conto?) che essi stessi hanno contribuito a creare.
Così siamo costretti a fare una riflessione epocale, su una notizia epocale, che però non è stata ripresa da nessun organo di informazione mainstream (anche se Dagospia è molto mainstream ma alla sua fottu*a e meravigliosa maniera). La riflessione è la seguente: ci voleva Papa Francesco per scrollarci di dosso questa cultura woke e della cancel culture, che ci ingabbia il linguaggio?

Di fronte alla notizia di cui parliamo le due minchiatine dette da Roberto Benigni sono acqua di rose. Eppure scrivete “Papa Francesco” su Google. Tutti i link su Benigni e nessuno sul linguaggio meraviglioso, fatto di “fro*i” e “checc*e” usato da Bergoglio. Però qui bisogna decidersi, se il vero “Papa” è Francesco o se è Benigni. E perché, nel momento in cui Bergoglio supera – quanto a turpiloquio – il Benigni dello “sventrapapere”, sono tutti lì, come dei fessi che non hanno capito nulla, a parlare ancora di Benigni che “dissacrerebbe” il Papa, mentre è stato Francesco che ha dissacrato Benigni e tutta la compagnia woke. Nessuno riflette su questo. L’Occidente è più che finito.

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