Siamo al Beach Club Isola, in questo promontorio detto punta del Passaggio da cui inizia il golfo Carini che finisce con punta Raisi. Di fronte a noi l’Isola delle Femmine. La sospensione dell’incredulità è l’ingrediente principale del cocktail allucinogeno che chiamiamo party. Alcol e droghe servono a questo: a credere a una narrazione palesemente farlocca. Siamo qui in attesa che avvenga qualcosa, che inizi la narrazione alla quale siamo disposti a credere oltre ogni buon senso e istinto di realtà. Nel frattempo facciamo il pieno passeggiando sulle tavole di legno di questo solarium mentre il sole è ancora alto e il caldo insopportabile. Alcuni sono qui da questa mattina e sono ancora in costume. Alcuni si stanno cambiando per la festa. Ci sono ragazze che si vestono in maschera. Festeggeremo gli elementi, dicono. Sì, qui è pieno di elementi. Aria, Terra, Fuoco e Acqua Il solito andirivieni dal bar e dal bagno. Credo di avere capito cosa sia l’andirivieni dal bagno. I genitori pippano, gli amici dei genitori pippano. Il potere pippa. La Palermo Bene pippa. Tutti pippano. Anche i poveri. Eppure la location (lochescion, lochescion, lochescion) continua a dare quell’impressione di alta società. Su come l’alta società sia diventata alta è tutta una cosa della quale ancora discutere.
Dicono che gli ospiti siano i proprietari dell’Isola delle Femmine. Non lo sono. Vito e Antonio Triolo (o i loro amici, non saprei) sono i nipoti. Sono i nipoti della marchesa Paola Pilo Bacci, discendente di quel patriota di Rosolino Pilo, uno che fece l’Italia, uno che diede in pasto la Sicilia ai Savoia e poi a Mussolini e poi alla democrazia italiana: schifìo, direbbe qualcuno. Non so se i gemelli erediteranno l’isola, o una sua parte, o niente. non ho idea dei profili testamentari, so soltanto che la marchesa non sa più cosa farsene di quest’isola in mano agli uccelli. Strano destino, questo che unisce Pilo e uccelli. Il prezzo di vendita era di tre milioni e mezzo di euro. Oggi il prezzo è sceso a un milione settecentocinquantamila euro. Chi si compra uno scoglio in mano alla Lipu, la Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli? Lo scoglio è riserva orientata. Pensano tutti agli uccelli e meno al Pilo (Rosolino). Alla festa un po’ al pilo si pensa. Lo spostamento di una festa da una location a un’altra è una antica tecnica di rimorchio. Si scremano gli invitati. Si capisce chi è disponibile a lasciarsi andare. A passare la notte fuori. L’Isola delle Femmine è circondata da varie leggende: carcere femminile; luogo dove vennero abbandonate per sette anni 13 donne ottomane per gravi colpe nei confronti dei mariti, quando vennero a recuperarle non se ne vollero andare; e ancora una riguarda il conte di Capaci (avo di Rosolino Pilo e della marchesa oggi proprietaria) che si era innamorato, non corrisposto, di una giovane ragazza che per ripicca fu segregata sull’isola, dove si suicidò gettandosi dalla torre che ancora oggi svetta in rovina sull’isolotto (alcune notti si sentirebbero le sue grida di dolo). Carcerazione, sequestro, rapporti lesbo, fantasmi. I gemelli ci invitano a trasferirci sull’isola. Inizia la selezione. Ma si può andare? Chiede qualcuno. Sono i proprietari, dice un altro. No, sono i nipoti. Ma non bisogna chiedere il permesso agli uccelli? Agli uccelli? No, dico, alla cosa, alla Lipu. Lo sai che omissis si è fatto la liposcultura? La versione ufficiale è che gli uccelli hanno smesso di rompere le scatole il 30 giugno. Oggi è l’1 luglio, si può andare. Viene il Dj. Ma chi Mauriziotto? Lui. Ma non era guardia costiera? Appunto, se non lo sa lui se si può andare o no. Andiamo. Non facciamo confusione salendo sulle barche, prima l’alcol, poi le droghe, poi quelli belli, poi quelli brutti, anziani e bambini non sono invitati. Risate.
L’ordine in cui saliamo sulle barche è esattamente quello appena ascoltato. Si arriva all’isolotto tra urletti e spruzzi d’acqua. Una tira fuori un cartone con scritto “Save the planet”. Dice che si deve girare un video per promuovere la natura. Se no la bocciano? Chiedo. La tipa si allontana saltellando leggiadra. Secondo me hanno unito l’utile al divertevole e mentre festeggiano il compleanno girano un video dove mostrano che sì: all’Isola delle Femmine si può ballare. Anzi, è proprio il luogo ideale per fare rave privati. E’ riserva orientata sì, ma orientata alle feste. Non vedete come quasi ci stiamo scalmanando in un sabba? Non vedete come il sole brucia all’orizzonte mentre si riscaldano gli animi? E non avete ancora visto il falò. La zia Paola sarà contenta. Chissà che non sia la volta buona che riusciamo a vendere ‘sti uccelli. Ma gli uccelli non sono della Lipu? Gli uccelli sono di tutti, mia cara, chi vuole se li prende! Risate. Io sono brava a prendere uccelli. Lo sappiamo. Risate. Perché non la chiamiamo Temptation Island? Qualcuno qui conosce gente alla Regione. Tutti. Andata, facciamo richiesta. Alcuni ballano. Alcuni passeggiano in mezzo a quelli che ballano. Alcuni ballano passeggiando e guardandosi intorno. A poca distanza. Alla festa gli uccelli ballonzolano intorno al Pilo (Rosolino) o intorno ad altri uccelli. Anche il Pilo (Rosolino) sballonzola intorno agli uccelli. Di là, nella riserva orientata agli uccelli il piro piro piccolo, l’airone cenerino, il martin pescatore, la garzetta, il falco pellegrino e la poiana, il merlo e l’occhiocotto ci guardano perplessi. Loro non devono sospendere l’incredulità. Quello che vedono è tutto vero. Anche se profondamente falso. Quando arrivano le forze dell’ordine gli uccelli fanno festa. Adesso tocca a loro. L’Isola delle Femmine si chiama così perché il suo nome era Isula Fimi, da Insula Euphemi, dal nome del generale Eufemio da Messina, governatore bizantino della Sicilia. Io non sono mai stato alla festa (me l’hanno raccontata). E voi avete sospeso l’incredulità. Come fate sempre.