A complicare la situazione, per i detrattori di Orban, c'è un altro aspetto da segnalare: esistono almeno quattro diverse destre che stanno prendendo piede nell'intero continente. Certo, non tutte vanno d'accordo tra loro, ed è utopico immaginare un fronte unico e compatto. Il primo ministro ungherese potrebbe però in qualche modo federare una "rete delle destre", mediare tra le diverse istanze delle varie correnti, sintetizzarne le proposte e amplificarne i contenuti dallo scranno più alto del Consiglio Ue.
Il momento di Viktor Orban
È arrivato il momento di Orban: che cosa significa in termini concreti? Intanto che il primo ministro ungherese - colui che ha più volte paragonato l'Unione europea all'Unione Sovietica - ricoprirà un ruolo altamente strategico in seno all'Ue. E poi che l'Ungheria avrà sostanzialmente il compito di definire alcune priorità dell'Unione, organizzare dibattiti tra i Paesi membri e cercare compromessi tra le legislazioni in esame, il tutto restando un mediatore imparziale.
Si dà il caso che Orban abbia scelto di adottare fin da subito un tono trumpiano, proponendo uno slogan emblematico per accompagnare la presidenza ungherese: Make Europe Great Again, mutata dalla Make America Great Again dell' "amico" Donald Trump.
In ogni caso, anche se tra le linee Orban ha fatto capire di voler imprimere un taglio ben preciso al Consiglio Ue (leggi: nazionalista), il leader ungherese sa che non potrà raggiungere il suo grande obiettivo. È impossibile deburocratizzare l'Europa ma è possibile indebolirla dall'interno. Almeno, senza l'apporto di influenti compagni di viaggio
Le quattro destre d'Europa
Diversi membri delle istituzioni europee sono effettivamente preoccupati per il fatto che l'Ungheria, che vanta stretti legami con la Russia di Vladimir Putin e accoglie con piacere gli investimenti cinesi (Mosca e Pechino: due nemici sistemici dell'Occidente), assuma la presidenza del Consiglio.Tanto più nel bel mezzo della guerra in Ucraina, e in un momento in cui la destra – più o meno estrema – sta raggiungendo in gran parte d'Europa lauti consensi elettorali (seppur con limiti operativi da considerare).
Ma di quali destre stiamo parlando? Partiamo con il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e Jordan Bardella, che nel corso degli anni si è distaccata dall'estremismo del passato per darsi un'immagine istituzionale e di governo. Missione quasi riuscita, a giudicare dal primo turno delle elezioni francesi. RN fa comunque parte del gruppo Identità e democrazia, dove è presente anche la Lega di Matteo Salvini: identitari che vorrebbero cambiare l'Europa dall'interno.
E Giorgia Meloni? Fratelli d'Italia si muove tra le file dei Conservatori e Riformisti europei di Ecr. C'è poi un terzo fronte che potrebbe presto amalgamarsi in un gruppo a sé stante. I tedeschi di Alternative fur Deutschland (AfD) cercano la sponda del partito spagnolo di Alvise Perez, Se Acabó la Fiesta (SALF), di SOS Romania, Hnutie Republika della Slovacchia, NIKH della Grecia, Mi Hazank Mozgalom dell’Ungheria e Konfederacja della Polonia.
E Orban? Il leader ungherese potrebbe fare da apripista ad un quarto, ipotetico fronte della destra europea. Un gruppo capace di riesumare lo spirito di Visegrad, dei quattro Stati euroscettici dell'Europa centrale: Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. Un fatto è assodato: queste quattro anime – due concrete e due ancora senza forma – per i prossimi quattro mesi potranno contare sul megafono di Orban.