Per la serie: meglio tardi che mai. Ci è voluta una manifestazione oceanica, ci è voluto che le immagini facessero il giro del mondo dalla CNN ad Al Jazeera, ma alla fine anche in Rai è venuto un sospetto: ma non sarà che forse forse, la partecipazione di Israele all'Eurovision 2026 “non s'ha da fare”? Non che non ci fossero state polemiche già nella scorsa edizione, quella svoltasi a Basilea, ma dallo scorso maggio l'operazione militare di Netanyahu in Palestina ha avuto persino un'escalation, con tanto di discesa a terra e il riconoscimento ufficiale da parte dell'ONU che quello che sta succedendo a Gaza, è genocidio.
Alla Russia fresca di invasione dell' Ucraina, la partecipazione all'Eurovision era stata subito negata: non è stato fatto altrettanto per Israele, che aveva subito il terribile attacco del 7 ottobre da parte di Hamas. La concorrente con cui il Paese aveva gareggiato quest'anno, Yuval Raphael, era lei stessa una degli ostaggi rapiti. Ora che le immagini di Gaza spianata, del popolo palestinese affamato sono entrate più di prima nelle nostre case, alcuni Paesi hanno rotto gli indugi e hanno annunciato che o Israele o loro.

La Spagna ad esempio, lo ha già fatto una settimana fa. La prima era stata l' Irlanda, già l'11 settembre, seguita da Islanda, Slovenia, Paesi Bassi e, infine, Spagna. L'Italia invece, le cui posizioni governative sono state sempre piuttosto ambigue riguardo quanto sta avvenendo a Gaza, ha atteso ancora. Poi, la giornata del 22 settembre, è stata il via libera. A pronunciarsi sono stati tre consiglieri di amministrazione Rai, Alessandro di Majo, Davide Di Pietro e Roberto Natale. Deve interrogare anche la Rai l'ondata di solidarietà per la Palestina che ha attraversato l'Italia, hanno scritto in una nota: “Già cinque emittenti pubbliche hanno deciso nelle scorse settimane di non partecipare se alla manifestazione prenderà parte Israele. Chiediamo che l’Italia faccia altrettanto, dando un segno concreto di vicinanza ad un popolo sottoposto a sterminio”. L'Eurovision non è un semplice festival canoro: è invece una festa, un evento internazionale dove i Paesi arrivano con la loro lingua, folklore, arte: all'Eurovision si riflettono anche le alleanze politiche, gli equilibri e le rivalità tra Paesi. Non è una caso che Putin, rimasto fuori dallo spettacolo, abbia creato l'Intervision Song Contest per dimostrare che la Russia può contare su Paesi amici.
“L’Eurovision è da sempre un evento internazionale -scrivono ancora i tre consiglieri Rai- fondato su valori di pace, inclusione, rispetto e fratellanza tra i popoli. Tuttavia, la partecipazione di Paesi coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani rischia di comprometterne profondamente il senso e la credibilità”. “In questo contesto -proseguono- la presenza italiana, senza alcuna forma di dissenso o segnale simbolico, potrebbe essere interpretata come una legittimazione silenziosa di ciò che sta accadendo. Crediamo invece che l’Italia, Paese fondatore dell’Unione Europea e storicamente impegnato nella promozione della pace, debba assumere una posizione coerente con i propri valori costituzionali e con il sentimento di tanta parte della propria cittadinanza. Annunciare ora questa scelta è un modo in più per far pressione su Israele, fargli percepire l’isolamento internazionale e indurlo a fermare il massacro:magari in tempo per tornare sul palco di Vienna”. Una mossa che l'Italia, in quanto tra i Paesi fondatori della manifestazione, avrebbe potuto promuovere anziché accodarsi, e solo dopo aver furbescamente captato il sentire generale del Paese.
Intanto, al Parlamento Europeo è stata presentata una mozione per chiedere l'esclusione d'ufficio di Israele dall'Eurovision Song Contest 2026. A renderlo noto, l'avvocato ed europarlamentare Jaume Asens: a firmarla, 55 deputati provenienti da 15 Paesi diversi, tra cui gli italiani Brando Benifei, Cristina Guarda, Danilo Della Valle, Mimmo Lucano e l'ex sindaco di Palermo Mimmo Lucano.