Le piattaforme, si sa, sfornano serie e film a ripetizione. Un titolo rimane in classifica per un po' e poi sfuma: tanti contenuti, troppo poco tempo per fruirli e, nel frattempo, tanta dispersione tra una piattaforma e l'altra. Ogni tanto, qualche eccezione che eccezione che resiste, come è successo con Untamed.
Il fenomeno del momento è un film di animazione: arrivato su Netflix lo scorso 20 giugno nella sezione Kids&Family, si intitola KPop Demon Hunters ed è ancora in cima alla classifica, terza posizione a due mesi e mezzo dal rilascio.
Uno guarda il titolo e pensa: kpop, cacciatori di demoni, sarà uno di quei film scritti secondo algoritmo. Poi invece succede che torni l'amico che vive negli Stati Uniti e mentre si parla di lavoro, come prima cosa ti chieda subito: “Ma l'hai recensito KPop Demon Hunters?”. Succede poi che l'amico ti sventoli sotto il naso un articolo del Wall Street Journal: il film più visto di tutti i tempi nella storia di Netflix, un fenomeno globale, le canzoni del film finite in classifica, i social invasi dai brani della colonna sonora, il merchandise sugli scaffali, il sequel praticamente sicuro. È diventato un fenomeno equiparabile a Frozen della Disney, scrive il Wall Street Journal.
Allora l'unica soluzione è premere play, ricordandosi di aver letto distrattamente qualcosa in giro, ma niente che lo racconti come il fenomeno di cui parla l'articolo. Ed eccola qua allora, la rivelazione: se KPop Demon Hunters è fisso in classifica, non è solo perché i pargoli lo stanno guardando a ripetizione, né perché segua pedissequamente le tacite regole del politicamente corretto, dell'inclusione e vogia accontentare tutti. Piuttosto, è esattamente il contrario: ha successo proprio perché qui l'algoritmo non c'entra niente. Qui al contrario, c'è una storia che va dritta per la sua strada, senza preoccuparsi di altro.
A proposito di Frozen, la protagonista ricorda Elsa: non tanto per la treccia, quanto per il tentativo di nascondere la sua vera natura, il segreto che potrebbe spaventare gli altri. KPop Demon Hunters è un film sull'identità e il senso di colpa, l'accettazione di sé, sul trovare la propria famiglia e l'affrontare le proprie paure. Come Elsa era terrorizzata dal suo potere di congelare tutto, Mira nasconde i segni sul corpo dei demoni: è nata da padre demone, ma insieme alle amiche Mira e Zoey è una cacciatrice di demoni, perciò è combattuta tra ciò che è e, invece, ciò che ritiene giusto, cioè uccidere i demoni che risucchiano l'anima degli umani. Le tre ragazze inoltre, compongono anche il gruppo pop delle Huntr/x, dividendosi così tra i palchi e la loro missione di cacciatrici.
Stavolta dovranno vedersela con i Saja Boys, attraente boyband composta da demoni.

Ambientato in Corea, la produzione del film è americana, ma regista, sceneggiatori e cast sono tutti coreani o comunque di origine coreana.
La caccia ai demoni, il kpop che ora va tanto di moda, le coreografie, le canzoni che entrano in testa, i combattimenti, le coreografie; l'umorismo che va a decostruire le band tutte regole e immagine perfetta, secondo i rigidi canoni imposti da management e case discografiche: c'è anche tutto questo in KPop Demon Hunters, ma prima viene la storia. La differenza con altri prodotti è che tutti questi elementi non sono il cuore della narrazione perché, invece, ne sono al servizio: è così che il film è diventato trasversale. Soprattutto: è così che rimane in classifica.
