In un’epoca segnata dalla complessità e dalle tensioni, il bisogno di leggerezza si fa sentire eccome. Ed è qui che entra in scena Carlo Amleto, un artista tanto sfuggente quanto intrigante, con un nonsense in un mix esilarante. In apparenza, una supercazzola che riflette l’assurdo del quotidiano e che, dietro l’ironia, nasconde un messaggio necessario.
Trittaralla è l'ultima trovata di Carlo Amleto, una produzione che sa essere un inno all’evasione e alla leggerezza, controbilanciando una realtà dominata da austerità, conflitti e spending review. L'artista si colloca sui social come un’alternativa surreale alla razionalità imperante, un invito ad accantonare per un momento la serietà, abbracciando il gioco e la spensieratezza senza sentirsi colpevoli. Dal motivetto e dal balletto a tema anche uno spettacolo che sarà in tour nei principali teatri italiani il prossimo inverno e che si presenta ricco di trovate bizzarre e fuori luogo. Eppure, è proprio questo caos studiato e suonato che dona alla sua produzione una qualità di rispetto.
Nel tormentone social già virale di Amleto, i dialoghi si muovono tra rapidi giochi di parole, battute nonsense e riferimenti culturalmente sottili (con tra i vari nominati anche Valentino e Vasco Rossi), senza necessariamente giungere a una conclusione. Gli utenti sono trascinati in un vortice di situazioni volutamente paradossali, in cui le scene evolvono in pochi istanti. In un momento di seria introspezione dove anche alla cultura con i suoi ministri succede davvero di tutto, il protagonista che la musica l'ha studiata, può spezzare la tensione con un’improvvisa Trittaralla surreale, creando una riflessione che ribalta le aspettative. Questo continuo alternarsi tra serietà e gioco diventa una satira che racconta il presente attraverso il filtro dell’assurdo e diventa virale.
Nonostante l’apparente leggerezza, Amleto, ormai antidoto al peso delle notizie quotidiane, recita la sua parte consapevole di dover fare i conti con l’assurdità istantanea, facendo emergere quella stessa ironia che il pubblico trova nella vita reale. La supercazzola, più che nonsense fine a sé stesso, diventa un linguaggio di resistenza contro il logorio della vita moderna, un modo per alleggerire, almeno per il tempo di una rappresentazione, il peso di ciò che sembra sempre più insostenibile.
Ciò che rende Carlo Amleto unico nell'attuale panorama dell'entertainement è la sua capacità di saper cantare rapidamente “tutto e niente” allo stesso tempo. È una performance che si prende gioco della forma tradizionale della musica per rispecchiare le verità della società odierna. Un’ode alla leggerezza camuffata da qualcosa di più. Non serve che tutto abbia un senso o una logica, l'invito è a ridere, a lasciarsi andare, a essere ironici. Anche se solo per il tempo di una canzone, questa “supercazzola” moderna può diventare una risposta al peso del quotidiano e un promemoria per affrontare il mondo con un sorriso in più, accettando il caos come parte della nostra stessa esistenza.