Dario Argento, 84 anni, e ancora una volta a raccontarsi. Lo fa nel podcast Dicono di me di Malcom Pagani, dove tra aneddoti, libri nascosti e icone del cinema snocciola pezzi di vita senza troppi giri di parole. Il Maestro dell’horror italiano ammette di avere paura della morte ma soprattutto di perdere per sempre le persone che ama. Il resto è un viaggio tra ricordi di infanzia, scontri generazionali e un’idea di cinema che, con tutta la sua carica di visioni disturbanti, gli è valsa un posto tra i più grandi di sempre. Argento al giornalista racconta di un rapporto speciale con una prostituta che l'ha avviato al sesso e al suo significato. E poi l’amicizia speciale con un padre scomparso troppo presto. Sui gialli, i libri proibiti da sua nonna che andava a leggere in soffitta: “Scoprì la passione per i libri gialli, ma mio fratello mi minacciava che avrebbe fatto la spia, perché i miei genitori consideravano una cosa poco interessante. Volevano che leggessi letteratura russa", ha detto.
E poi quell’amore per Godard in un circuito in cui tutti erano dalla parte di Truffaut. “Io ero del partito di Godard, il duro più tosto, con storie di famiglie tremende”. Sergio Leone. Argento ci ha scritto insieme C’era una volta il West. Ma perché Leone scelse due giovani sconosciuti come erano, all’epoca, Argento e Bertolucci per affidargli un progetto così importante? “L’ho pensato molte volte il perché si affidò a noi due. Credo di sapere la risposta, era il primo e unico film che Sergio Leone faceva con un’attrice protagonista. Pensò che gli sceneggiatori italiani, anche i più quotati che avevano fatto film da Oscar non conoscessero le donne. Non sapevano districarsi. Invece dei ragazzini come eravamo io e Bernardo che uscivano con le ragazze, ci facevano l’amore ci si divertivano, erano capaci di raccontare meglio lo spirito delle donne”. Per Dario Argento, la paura è simile a un meccanismo che si attiva quando si è consapevoli di un pericolo imminente. Come Hitchcock spiegava in una delle sue tante metafore: “Immagina una stanza con una persona che legge un libro, mentre sotto il tavolo c'è una bomba pronta a esplodere. Se quella persona è consapevole del pericolo, ogni secondo diventa carico di una tensione crescente. Ma se non sa nulla, quella stanza diventa un luogo di serenità. La paura, quindi, è qualcosa che proviene dal profondo, misterioso e inafferrabile, capace di trasformare un momento ordinario in uno carico di emozioni intense. Per raccontare la paura devi saper dialogare con la tua metà oscura. Nei film porto i miei sogni. E sono sogni terribili, ne sono consapevole. È come se nel mio cuore ci fosse spazio per un laghetto limaccioso, ci entro dentro”. Paura, forte ed estrema come quella provata da Argento in Germania. Quando scoppiò una bomba in una notte tedesca mentre lui e la sua troupe si trovavano a girare Suspiria.
Nella lunga intervista a Pagani, Argento rispolvera uno strano aneddoto che lo lega a Berlusconi. Quando uscì Tenebre nel 1981 girato all’Eur, alla prima milanese del suo film, Silvio Berlusconi non trovando posto, si sedette sulle scale. “Ci guardammo attorno e non c’era più posto. Ci siamo seduti sui gradini tra la polvere”. Sul finale, quelle parole, una risposta a una domanda che in molti devono avergli spesso rivolto. Quanto spesso Dario Argento pensa alla morte? “Alla morte penso spesso. Prima non rispondevo. Ora ti dico di sì la temo, sì che la temo. Ho paura di andarmene via e di non incontrare più le persone che amo, di non vedere più il cielo, i film, le stagioni e la bellezza della vita. Mi dispiacerebbe. Mi dispiacerà”.