Sapere che nel cast dell'ultimo film di Paolo Sorrentino, Parthenope, c'è anche l'attore “Dario Aita” ci fa sperare in un futuro migliore per il cinema italiano. C'è chi lo chiama ancora artista emergente ma sbaglia di grosso. Dario Aita nato e cresciuto a Palermo (anche suo fratello Emmanuele è un favoloso interprete che abbiamo intervistato qui su MOW lo scorso autunno) dopo aver studiato recitazione al Teatro Stabile di Genova, negli anni ha lavorato con: Valerio Binasco, Roan Johnson, Renato De Maria, Daniele Vicari, Emma Dante, Gabriele Vacis, Elena Gigliotti e molti altri ancora. Noi l'abbiamo conosciuto in un momento in cui la sua carriera era già ben avviata, nella serie Rai La Mafia Uccide solo d’estate ideata da Pif, un vero e proprio gioiello per l'Italia che, ahinoi, ha avuto vita “breve”, in cui interpretava il ruolo di Rosario, un belloccio hippie e stralunato.
Dario sa essere un amante (Andrea Caracciolo in La legge di Lidia Poët), un giornalista col sogno di diventare reporter di guerra (Arthur Malcomess in L’Allieva), un ventenne folgorato dall’amore (Bernardo Strano in Questo nostro amore), "Claudio Fava" in Prima che la notte al fianco di Fabrizio Gifuni e poi Lorenzo in Primadonna di Marta Savina, il figlio di un boss che rapisce la donna che desidera, Lia (Claudia Gusmano) e la pensa come una cosa propria. Dario in un’intervista a Spettacolomania.it ha spiegato che intepretare il personaggio di Lorenzo: “É stata un’occasione per farmi delle domande su quanto retaggio maschilista e macista ci fosse nel mio animo, credo che in tutti gli uomini di oggi ci sia un retaggio profondo che noi non siamo disposti ancora ad accettare e ad ammettere, per entrare nei panni di Lorenzo sono dovuto andarli a cercare”. Bravo, così si fa. Paura di niente, ma soprattutto di nessuno, anche se a volte i personaggi scavano a fondo nella psiche, raggiungono l'anima e risalire in superficie non è poi così semplice (Pronto, Stanislavskij?).
Nella Drammaturgia di Amburgo lo scrittore Lessing definiva così un bravo attore:
Quanto è lontano quell'attore che comprende soltanto il significato di un passo, dall'altro che contemporaneamente lo sente! Parole, il cui senso sia stato afferrato una volta per tutte e di cui la memoria si sia impadronita possono essere pronunciate in modo corretto anche se l'animo è impegnato in cose ben diverse: ma allora sarà impossibile esprimerle con sentimento.
E allora noi useremo questo parametro per valutare la competenza di Dario Aita. Sul piccolo o grande schermo, la sua naturalezza suggerisce un profondo legame tra sé e le battute stampate su un copione. Dario è credibile, forte, lui l’attore lo sa fare e bene, quindi semplicemente vi chiediamo di farcelo vedere di più e meglio. Per questo gli auguriamo che il successo che seguirà il film di Sorrentino (in uscita il prossimo autunno nelle sale) possa irradiare, come il sole arso della sua Sicilia sulla pelle bagnata, Dario e la sua carriera.