Kinds of Kindness con Emma Stone, Willem Dafoe, Jesse Plemons di Lanthimos è un trip assurdo o una serie di racconti indecifrabili per cui richiedere un intervento tempestivo di un bravo terapista. Il film in concorso al Festival del cinema di Cannes segna il ritorno al fianco del regista greco di Efthymis Filippou e del musicista Jerskin Fendrix. Ma di che parla Kinds of Kindness? Di un uomo capace di compiere qualsiasi cosa pur di compiacere il proprio capo (The Death of RMF) di una donna data per dispersa che torna a casa da suo marito che non la riconosce (RMF is Flying), di una donna vicina a un gruppo di santoni con la fissazione di voler riportare in vita i defunti (RMF Eats a Sandwich). Chi è Rmf? Un uomo silenzioso e barbuto che compare in ognuna di queste tre storie. Basta la sinossi per evocare in chi la legge una sensazione di stordimento e angoscia, i know.Del resto che Lanthimos sia un “pazzo” non è una novità, certo è che dopo Povere Creature tutto potevamo aspettarci fuorché questo “trittico favolistico” intriso di sangue e pure qualche “tenerezza”. In Kinds of Kindness si sente il fastidio della cinematografia del passato di Lanthimos, in questi tre racconti c’è un po’ di Dogtooth e un pizzico di The Lobster, si riesumano le tragedie, si legge la Grecia, si intravede l’Alcesti di Euripide come un’ombra e...
Noi fruitori strozzati ancora una volta dal controllo, la crudeltà e quell’erotomania che non si sa da dove arriva e non abbandona mai i figli della cinematografia di Lanthimos di Kinds of Kindness abbiamo avuto paura. Lì dentro ci sono le paranoie, i traumi (del regista?) i simboli, di una società che non è mai cambiata e che oggi a distanza di millenni si interfaccia ancora con la medesima dinamica: quella del potere. Ad aver ispirato l’indomabile Yorgos è stato proprio Caligola, l’imperatore romano che, come scriveva Camus, “voleva la luna”. “La mia ispirazione è stata leggere di Caligola e pensare a come un uomo possa avere un tale potere su altre persone”, ha raccontato al Guardian. “Così ho iniziato a immaginare come sarebbe, nel nostro mondo moderno, se qualcuno avesse un controllo così completo sugli altri, decidendo quando mangiare e chi sposare”. Ma attenzione, Lanthimos alle torbide trame aggiunge una simbologia pop. In Kinds of Kindness compare il casco di Ayrton Senna il giorno della sua tragica scomparsa, la racchetta di John McEnroe distrutta. Anche la contemporaneità si macchia di sangue, gli oggetti vengono trattati come un fermimmagine della disfatta o dipartita. Ma che valore hanno? In una sequenza del primo episodio, in The Death of RMF, il protagonista (Jesse Plemons) decide di vendere questi suoi preziosi e macabri oggetti a dei rivenditori e l'offerta è bassissima. E la morte, che valore ha?
Non bisogna poi dimenticare che in Kinds of Kindness le musiche sembrano voci di Erinni (le personificazioni femminili della vendetta dell'antica Grecia) che si fanno più potenti proprio quando i protagonisti di ogni racconto bramano qualcosa. Potente, intelligente e visionario come pochi registi, Lanthimos in questo film recupera l’ironia dolceamara delle sue ultime creature, non tradisce le sue conoscenze anzi ce le mostra, non eguaglia Poor Things - va detto - ma anche chi se ne importa. Kinds of Kindness, in cui le tante tenerezze sono gravi forme di violenza, arriva al pubblico come un pugno nello stomaco specie per chi non s'è mai chiesto che fine faremo, cosa ne sarà di noi, un film inadatto a coloro che gradiscono avere chiarimenti e non domande quando prendono posto in sala. Alle persone che detestano l'idea che la visione o la lettura di qualcosa possa modificarli dico andate al cinema, sia mai che qualcosa vi svegli dal torpore delle stesse emozioni, vedetevi Kinds of Kindness e se incombono i fantasmi, chiamate un terapista. Magari non quello di Lanthimos.