Al Festival di Sanremo 2025 siamo venuti per spaccare, ve lo avevamo detto. E fanno sul serio anche Michele e Lucia Monina nelle loro “Interviste nel Salotto del Villaggio del Festival”, mediapartner di MOW: il primo ospite è Brunori Sas, che sul palco dell’Ariston porta L’albero delle noci. “Il mio terrore era fare un brano melenso, sentimentale. Mi piace l’idea che questa sia invece una canzone per mia figlia Fiammetta e per la mia compagna, ma anche sulle mie radici”, ha detto. Ma come sta vivendo l’atmosfera sanremese un cantautore esperto come lui? “Fa meno paura, non solo perché ho un pubblico costruito negli anni. Nel momento in cui ti affacci a una cosa del genere, senza avere un’aspettativa altissima, secondo me la vivi meglio”. Si parte piano, quindi. Ma una volta in gara non si può mai dire. “In questo caso ho una canzone che mi sembra proprio da Sanremo e quindi mi sono detto: ‘Facciamolo’”. Inevitabile assumere il punto di vista del padre, eppure Brunori ha detto di voler resistere al tranello “di voler insegnare delle cose che non ho capito neanche io”. Insomma, niente manuale d’istruzioni. L’albero delle noci racconta di genitori che cercano di proteggere i figli da tutto, mettendo “una campana di vetro” che non sempre è sana. Anzi, forse non lo è mai.
![L'intervista a Brunori Sas di Michele e Lucia Monina nel Salotto del Villaggio del Festival](https://crm-img.stcrm.it/images/42391337/2000x/20250210-193411767-5226.jpg)
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Il pubblico di Brunori era visto come quello dell’underground, composto da gente che ascoltava i Subsonica o i Marlene Kuntz. E puntualmente quello stesso pubblico rimase deluso dalla scelta degli artisti di andare sul palco dell'Ariston. Prova qualcosa di simile il cantautore? “Sono stato pure io un fan della musica alternativa degli anni Novanta. C’è sempre un dilemma: le cose belle le dovremmo condividere con tutti, ma il contenitore rischia di essere più forte del contenuto”. La scena underground, però, prosegue ancora nell’intervista, è molto indebolita, di conseguenza è anche più difficile che gli “ortodossi” si schierino. Per la serata cover Brunori ha deciso di omaggiare Lucio Dalla insieme a Dimartino e Roberto Sinigallia: “Volevo che sul palco ci fossero degli amici e vedo che questa è una cosa condivisa da molti artisti. In quelle occasioni si cerca di celebrare un’amicizia, una collaborazione o un sodalizio artistico. Abbiamo scelto Dalla perché è un cantautore che tutti e tre amiamo moltissimo, che abbiamo omaggiato anche singolarmente”. E non nasconde che si era posto il “dubbio amletico”: “Facciamo una cosa sofisticata o nazionalpopolare? Ha prevalso la seconda, che ci sembrava più giusta”, anche a costo di scegliere un brano “sputtanato” come L’anno che verrà. Ciononostante, la quota intellettuale e sofisticata resta lui. Il prossimo Festival potrebbe svolgersi, paradossalmente, lontano dalla Liguria, oltre che su una rete diversa dalla Rai. Come lo vedrebbe Brunori Sanremo in Calabria? “Io lo sposterei a San Fili, che è vicino alla costa tirrenica e a Cosenza. E così lo posso dirigere io”. A Sanremo comunque conta la bellezza. E Brunori, dice Monina, è in gran forma. Merito della chetogenica o c’è altro? “Faccio pugilato. Mi hanno detto che si può organizzare un incontro con Tony Effe, che fa il pugile, anche se credo in una categoria diversa dalla mia. Magari posso pagarlo per farmi vincere, come Mike Tyson contro Jake Paul”. Tra l’altro, proprio stamattina Tony è statao visto mentre dava maritozzi in giro: “Ho provato a prenderne uno, ma era un casino. Tanto il mio nutrizionista ha detto che per questa settimana va bene”.
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