Che idea di futuro possiamo farci dopo lo show/cerimonia di insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca? Il saluto romano di Elon Musk fa pensare a un certo film di Corrado Guzzanti, mentre la corte composta da mega miliardari della Silicon Valley ha le sembianze del Gran Consiglio dei Jedi di Star Wars. Selvaggia Lucarelli ha evidenziato un altro elemento emerso dalla cerimonia, la sintesi di “un mondo che ha un piano preciso e cristallino, espressione di un progetto che affonda le radici nel machismo. Nella mascolinità egemonica. Nella virilità dominante dei maschi accanto al presidente”. E anche il gesto di Musk diventa altro dall’apologia del nazismo, ovvero “l'espressione massima di potere del maschio bianco che sfida il resto del mondo (galassie comprese, nel suo caso) e dice ‘Io faccio quello che mi pare perché sono il più forte’”. Non si tratta di una manifestazione simbolica, dato che “La ‘contronarrazione della destra’ si è appoggiata non a sottili metafore del potere, ma al machismo urlato e scolpito nei muscoli”. E infatti “la boxe, le arti marziali, il pugilato (grandi passioni di Trump) sono stati al centro della sua campagna elettorale e pure della cerimonia di insediamento”, a cui hanno partecipato Mike Tyson, Jake Paul e Conor McGregor. Tutti e tre accomunati da accuse (e condanne, nel caso di Tyson e McGregor) di violenza sessuale. C’erano anche Hulk Hogan e Dana White, patron della Ufc, “Uno che è finito nel Cda di Meta, accolto a braccia aperte dal nuovo amico Zuckerberg per presidiare la svolta a destra dei social (fino a ieri) ostili a Trump. Insomma, l’uomo forte è con Trump. E pure quello che ogni tanto violenta una donna, ma solo per eccesso di testosterone, mica per cattiveria”. Lucarelli sottolinea anche la presenza di Linda McMahon, figlia di Vince, la “donna forte” cofondatrice della Wwe (e finanziatrice della campagna di Trump) e fresca di nomina a segretaria dell’istruzione. “Del resto, il presidente punta così tanto a promuovere il modello dell'uomo-macho che alla fine si è portato sul palco gli autori di Macho man - i Village People – strappandoli definitivamente all'immaginario gay”, prosegue ancora Lucarelli sul Fatto Quotidiano.
“Perfino i due tecnocrati più famosi accanto a lui - Musk che era li per alzare il braccio, Zuckerberg che era li per baciare la pantofola - tempo fa stavano quasi per sfidarsi corpo a corpo nel Colosseo, con Sangiuliano pronto ad accoglierli”. Il ritorno del “maschio picchiatore” sembrerebbe, aggiunge Selvaggia, un chiaro pattern della politica trumpiana, questa sì “un’egemonia culturale”, possibile grazie al contributo di numerosi leader carismatici delle principali piattaforme social. Per esempio i più famosi podcaster americani Joe Rogan” e Theo Von, quest’ultimo “un no-vax (dichiarò di aver usato l'ivermictina (un farmaco usato per la sverminazione) come terapia per il Covid, un negazionista climatico (dice che il caldo è colpa dei poli invertiti) e nel podcast discusse con Mel Gibson di spericolate terapie alternative per il cancro”. Ci sono poi Tim Pool e Paul Logan, “23 milioni di iscritti su YouTube, che naturalmente era alla cerimonia e che è anche un wrestler (nel suo podcast e poi su TikTok Logan ha ospitato Donald Trump durante la campagna elettorale)”, e famoso per aver creato contenuti tipo “divento gay per un mese”. Selvaggia Lucarelli conclude con un parallelismo italiano: Giorgia Meloni, infatti, può contare sull'avanzata “dei podcast machisti, la nuova giovinezza de La Zanzara che ormai ospita tutti gli uomini accusati di violenza, da Alessandro Basciano a Leonardo Caffo a Morgan. E - vista la vocazione maschilista e anti-femminista - il programma radio riceve lettere dal carcere da Alessandro Impagnatiello, l’assassino di Giulia Tramontano e del figlio che aveva in grembo”. “E poi c'è Fedez, che abbandonati smalti e bandierine arcobaleno. tra una lezione e un'altra di boxe, scimmiotta i podcaster americani già citati, invita Vannacci o guru che leggono il destino nelle foglie, alimentando teorie da creduloni e sciocchezze irrazionali”. Un parterre niente male, completato da “venditori di corsi di marketing ed ex galeotti intrisi di sessimo”. Cosa ci dice tutto questo? “Il ritorno della cultura machista come linfa e megafono della destra”, conclude Selvaggia Lucarelli.