I Futuristi avrebbero apprezzato la società di oggi? Anche la stampa si è stancata di scrivere e i lettori di leggere, è solo pigrizia o superficialità? Questa settimana voglio affrontare un argomento che non potrebbe essere più calzante di questi tempi. Noto sempre più spesso un nuovo modo di scrivere articoli, di proporre notizie e di gestire le informazioni che quotidianamente ci tartassano sui social e nelle home di tutti i motori di ricerca. Inoltre tutto questo lo valuto sulle notizie musicali oltre che a quelle di ‘gossip’ o di politica o in generale delle tendenze, e naturalmente sulla super tendenza del true-crime. Attualmente con la diffusione dei podcast e dei contenuti ‘home-Made’, o comunque autogestiti da gli stessi creators che li caricano sulle piattaforme, capita di inciampare in narrazioni e informazioni poco precise o in interpretazioni personali dei fatti, ma sopratutto il ‘giornalismo’ inizia in alcuni casi ad affidarsi a questi contenuti e a sforzarsi meno nel cercarli o crearli, ma piuttosto a riportarli anche in modo maldestro. Parliamo in particolare delle diverse diramazioni che sta prendendo ‘la stampa’ e il giornalismo. Intanto c’è un adattamento alle piattaforme digitali: Le tradizionali riviste musicali e i giornali si stanno evolvendo per abbracciare le nuove piattaforme digitali, mentre emergono nuovi media specializzati come blog musicali, podcast e canali YouTube settoriali, come quelli dedicati alla musica e alla canalizzazione dell’arte, e questo porta a volte a scoprire nuovi artisti o personaggi mentre altre a far risaltare figure che portano solo grande hype ma che non seguono una vera e propria narrazione né hanno una storia personale da raccontare. Insomma, alcuni senza arte né parte, diciamolo fuori dai denti. Altro punto è la diversificazione dei contenuti: per affrontare la crisi del settore (perché c’è, non nascondiamolo) le riviste musicali si stanno orientando verso la creazione di contenuti che vanno oltre la musica, trattando vari aspetti della cultura popolare e utilizzando la musica come pretesto per esplorare temi più ampi, dal gossip alle tendenze del momento di qualsiasi tipo... e spesso questo crea molta confusione. E in tutto questo c’è il problema principale di tutto, il problema di cui parlavo all’inizio (che a volte è una fortuna e a volte una sfortuna) ed è l’integrazione dei social media che hanno un impatto significativo sul giornalismo, consentendo una maggiore interazione tra giornalisti, artisti e pubblico. Piattaforme come X, Threads, Instagram e Facebook ma anche YouTube o Twich offrono spazi per condividere notizie, pensieri e contenuti in tempo reale, creando una comunità online di appassionati di musica, moda, news, cronaca. Questo è quello che porta molti a leggere titoli e, al massimo, a vedere frammenti di situazioni molto più ampie, a non fornire una reale completezza delle informazioni divulgate - parlo della musica come pretesto ma mi rivolgo a tutte le categorie - e da lì parte una reazione a catena di contraddizioni, fraintendimenti, condivisioni e fake news. Questo è incrementato specialmente nella parte social anche da una sfida nella monetizzazione avendo l'accesso gratuito a molti contenuti online e la diffusione dello streaming, i giornalisti affrontano difficoltà nella sostenibilità economica, tutto è gratuito ma le persone che ci sono dietro lavorano e vanno retribuite, e ormai il modo di guadagnare attraverso queste modalità è solo intasare di pubblicità siti e profili e sperare in numeri da record per rientrare nelle preferenze degli utenti. Sono sempre più comuni strategie come pubblicità, sponsorizzazioni, abbonamenti a contenuti premium e eventi dal vivo per affrontare queste sfide e cercare di renderle più solide e meno “liquide” poiché a partire dalla musica al giornalismo tutto sta assumendo una fluidità eccessiva.
Il giornalismo sta evolvendo verso forme di narrazione più coinvolgenti e interattive, come video interviste, documentari musicali, podcast e reportage. Queste nuove modalità offrono approfondimenti più ricchi e favoriscono un dialogo diretto con il pubblico, rappresentando uno degli sviluppi più positivi nel panorama dell'informazione. Parallelamente a tutto questo poi c’è uno dei problemi più gravi da affrontare, ovvero l’Ai, ma in particolare ChatGpt, con cui ormai si interagisce in modo sempre più dettagliato e che fornisce risposte ad ogni quesito. Tutto questo ha anche una denotazione positiva, ma io voglio parlare di quella negativa, la gente e anche i giornalisti (o diciamo chi crea contenuti e li pubblica senza starci troppo dietro) non scrive più, si fanno riassunti di argomenti su ChatGpt che spesso vengono copiati e incollati senza il minimo sforzo, che spesso hanno strani refusi e che contengono anche informazioni approssimative ed errate, ma del resto fa risparmiare tanto tempo. Ci è quindi passata anche la voglia di scrivere oltre a quella di fare musica? Si, o almeno così pare, ma è anche passata la voglia di leggere e approfondire o studiare un argomento e comprenderlo realmente; tutto è servito in fretta e furia in una modalità fast food che da la percezione a tutti di sapere un po’ tutto ma che in realtà resta in un aspetto completamente superficiale e rende ogni notizia talmente usa e getta da farla scadere in poco tempo, tutto veloce e tutto in continuo movimento, chissà se era questo che sarebbe davvero piaciuto ai Futuristi, probabilmente no. Avrebbero preferito un po’ più di onestà intellettuale e un po’ d’impegno, che è quello in cui spero fortemente anche io, più approfondimenti e meno superficialità, più notizie di contenuto e meno sensazionalismo del trend, più confronto e più dibattito, più onestà intellettuale e meno ipocrisia. Sarò ripetitiva ma dite la vostra che ho detto la mia.