Mike Tyson, leggenda vivente della boxe, ha confessato di aver subito un preoccupante vuoto di memoria durante il suo incontro con Jake Paul. L'ex campione dei pesi massimi ha ammesso di non ricordare gran parte del combattimento, sollevando diversi interrogativi: l'età che avanza? Jake Paul ha picchiato troppo forte o sono stati tutti i colpi presi durante la carriera? Stress emotivo? “Dopo il primo round, tutto è diventato confuso”, ha dichiarato Iron Mike in un'intervista: “Ricordo di essere tornato all'angolo, ma non riesco a ricordare cosa stesse facendo Jake”. Un vuoto spaventoso e preoccupante. Quale sarà stata la causa? Lo abbiamo chiesto al neurologo Rosario Sorrentino, da poco in libreria con un romanzo sul disturbo bipolare, Due di me - Romanzo bipolare, edito da Aliberti. Lo specialista ci ha spiegato dettagliatamente cosa succede al cervello dei pugili, e degli sportivi in generale, quando subiscono un evento traumatico come quello capitato a Tyson. Non è soltanto la memoria a essere danneggiata, ma anche la personalità, e i campioni di boxe come Iron Mike possono essere soggetti alla cosiddetta “demenza pugilistica”. Vediamo di cosa si tratta.
Dottore, Tyson dice di avere un vuoto di memoria: quali possono essere le cause?
In tutti gli sport di contatto, come calcio, judo, pugilato o karate, il cervello può subire eventi traumatici che vanno da lievi a significativi. Non è necessario ricevere un colpo diretto alla testa per provocare un trauma cranico. Uno scontro può causare emorragie minori al cervello, come piccoli sanguinamenti o lesioni più gravi, ematomi subdurali o emorragie intracerebrali. Ogni volta che il cervello subisce un trauma può verificarsi un edema cerebrale, cioè un accumulo di liquidi che provoca gonfiore. Nei traumi più lievi, come un pugno, il cervello può assorbire l'impatto senza conseguenze evidenti. Tuttavia, se l’impatto risulta più violento come nel caso più specifico del pugilato, si può creare una sorta di black out, un cortocircuito, portando l’atleta verso quella che chiamiamo commozione cerebrale. Questa condizione provoca un'alterazione temporanea o prolungata di diverse funzioni: attenzione, concentrazione, coordinazione, orientamento e, in casi gravi, amnesia.
Amnesia come nel caso di Mike Tyson: possiamo entrare più nel dettaglio?
L'amnesia è una perdita di memoria che può assumere due forme principali. C'è l'amnesia retrograda, in cui la persona non ricorda ciò che è accaduto prima del trauma, poi c'è l'amnesia anterograda, in cui non si riescono a memorizzare gli eventi successivi al trauma. Nel caso di Tyson, è evidente che i colpi presi nel primo round abbiano avuto un impatto sulla memoria.
La forma di amnesia dipende anche dalle aree cerebrali che vengono colpite?
Sì, ciascuna area del cervello svolge la funzione a cui è dedicata e, a seconda di dove vengono inflitti i colpi, i danni possono anche influenzare funzioni motorie come l’equilibrio, la coordinazione, e persino le capacità cognitive.
Cosa succede se i traumi sono ripetuti nel tempo, come può capitare a un pugile?
Se i traumi sono frequenti, il cervello fatica sempre più a recuperare. Nei casi più gravi può svilupparsi una condizione nota come encefalopatia traumatica cronica, una degenerazione progressiva dei neuroni, quella che una volta veniva definita come “demenza pugilistica”. Questo porta a danni neurologici e a quadri psichiatrici caratterizzati da perdita di memoria, aggressività, impulsività e cambiamenti della personalità. Si parla anche di sindrome post-commotiva, caratterizzata da affaticamento mentale e fisico, difficoltà di concentrazione, cefalee croniche e instabilità emotiva, con sbalzi d'umore e aggressività.
Tyson è sempre stato un emblema di aggressività:
Uno sport come la boxe può avere conseguenze anche a livello della corteccia cerebrale che comunque è una parte del cervello, soprattutto la corteccia frontale, abituata a frenare gli impulsi, e quindi un suo danneggiamento può apportare delle modifiche disfunzionali a quello che chiamiamo il carattere di una persona. Un esempio classico, studiato in letteratura clinica, è il caso di Phineas Gage: un operaio che, a seguito di un incidente, riportò una lesione alla corteccia prefrontale. Prima dell'incidente era una persona equilibrata e cordiale, ma dopo il trauma divenne impulsivo, aggressivo e incapace di gestire le emozioni. Questo dimostra quanto la corteccia prefrontale sia cruciale per controllare gli impulsi e regolare il comportamento.
Poi c’è la questione dell’età: Tyson, a 58 anni, può fare più fatica a recuperare in caso di trauma?
Assolutamente. Con il progredire dell’età il cervello perde elasticità e capacità di ripararsi rapidamente. Un pugno, che potrebbe essere riassorbito in poche ore da un giovane, può richiedere settimane o mesi per un atleta più anziano. Se continua a subire traumi, Tyson rischia di sviluppare deficit permanenti. Un pugno può essere riassorbito dal cervello anche in poche ore ma comunque è un evento che va seguito clinicamente nel tempo. Vanno effettuati esami diagnostici per escludere conseguenze potenzialmente gravi come forme di emorragia, ematomi e quant’altro. A volte, soprattutto quando i traumi sono ripetuti, non è così scontato il recupero, la restituzione d'integrità. Nella migliore delle ipotesi ritornare allo stato antecedente al trauma, ripristinare le funzioni normali dal punto di vista cognitivo e cerebrale, è un’operazione che può richiedere da poche ore a pochi minuti; in altri casi ci vogliono settimane, mesi, per recuperare.
Da medico, cosa consiglierebbe a Tyson?
Qualcuno dovrebbe dire a Tyson di fermarsi e godersi la pensione, anche perchè si viene a creare un precedente significativo, e c’è il rischio che non possa più recuperare oppure recuperare soltanto parzialmente, e non senza fatica. Se vuole evitare danni irreversibili al cervello dovrebbe smettere di esporsi a ulteriori colpi. Il rischio di traumi permanenti aumenta con l'età e con la ripetizione degli impatti. Anche perchè la boxe ha come vero obiettivo quello di mandare al tappeto l'avversario e metterlo in condizioni di non rialzarsi più. Alla sua età sarebbe poi drammatico vederlo stramazzare sul ring.
La nuova frontiera degli sport di contatto è il Power Slap, dove le persone si schiaffeggiano violentemente in faccia.
Sicuramente è un’attività che espone il cervello a traumi molto simili a quelli di cui parlavamo prima. Poi, la capacità di assorbire i colpi va da persona a persona. Comunque, e vale anche per gli sport in cui si utilizza il casco, è bene tenere a mente che ripetuti colpi al cervello possono creare delle micro emorragie cerebrali, ovvero la rottura di piccoli vasi cerebrali che a lungo andare creare uno stato di sofferenza nel sistema nervoso cerebrale. Il cervello è il nostro organo più importante: è straordinario, ma è anche vulnerabile. Va protetto.