X Factor 2024 si è ufficialmente concluso con la vittoria di Mimì. La finale, per la prima volta in esterna in Piazza del Plebiscito a Napoli, ha visto trionfare la cantante del giudice Manuel Agnelli, seguita al secondo posto dai Les Votives, al terzo da I Patagarri e al quarto da Lorenzo Salvetti. Super ospiti della serata Robbie Williams e Gigi d'Alessio, che insieme alla conduttrice Giorgia a omaggiato Pino Daniele. Ma com'è andata davvero questa finale? Andiamo ad analizzare le esibizioni, le scelte dei coach e anche il superospite con le pagelle di Michele e Lucia Monina, come sempre senza filtri.
PAGELLE DI MICHELE E LUCIA
GIORGIA 10
Oggi niente pagelle, lo avevamo detto settimana scorsa, quando i giochetti dietro X Factor sono saltati all’occhio col passaggio dei vincitori annunciati Patagarri e il ballottaggio tra i soli due artisti interessanti in gara, nello specifico le uniche due artiste: Francamente e Mimì. Quindi si gioca con altri sport, come forma di flash mob pacifico. Tanto che Giorgia è stata una rivelazione come presentatrice già ve lo abbiamo detto tutte le volte. PS. I voti, però, quelli sono veri.
MANUEL AGNELLI 7
Visto che il tema, settimana scorsa, è stato quello dei pochi, pochissimi spazi lasciati alle cantautrici, intendendo con questo sottolineare come se si continua sempre a veicolare musica di un certo tipo non si educherà mai il pubblico a ascoltare altro, e come in una discografia totalmente in mano agli uomini, si vedano anche i tre giudici su quattro di X Factor, il modello di donna che può andare avanti è solo quello dell’interprete con la bella voce, in Italia storicamente le artiste che giocano col proprio corpo non rientrano negli stereotipi e si sentono dire da Gino Paoli che sono buone solo a mostrare il culo, figuriamoci, ecco, visto tutto questo direi che al posto del voto a Manuel Agnelli, che onestamente come giudice di X Factor ci ha abbondantemente deluso, e lo abbiamo detto, vorrei approfittare di questa specifica pagella per dire che, anche ai suoi tempi, quando si dibatteva per far vedere come la scena underground o alternativa fosse vitale di donne ce n’erano poche o niente. C’era Cristina Donà, parlo dei tempi del Tora! Tora!, e c’era Ginevra Di Marco dei C.S.I., poi mi sembra nessun’altra, e invece ai tempi de Il paese è reale, Sanremo 2009, c’era Beatrice Antolini, unica donna tra i diciannove artisti coinvolti nel relativo progetto. Il problema è reale, parafrasando quel che cantava allora Manuel fronte Afterhours.
PAOLA IEZZI 10
Paola è appena uscita col suo nuovo singolo "Club Astronave". Ascoltatevelo e vogliatele bene, non solo per quello che fa quando canta, ma anche per quello che fa quando parla e quando fa. Basta anche solo guardarla per riconoscere che illumina, proprio come un’astronave tutta luci stroboscopiche.
JAKE LA FURIA 7,5
Proprio nelle scorse ore è uscita quella sciocchezza dello Spotify Wrapped, cioè il momento in cui Spotify ti spiattella in faccia gli ascolti che hai fatto durante l’anno, così che tu possa far sapere al mondo intero, via social, quanto ce l’hai piccolo. Nella classifica italiana nelle prime dieci posizioni ci sono nove uomini e una donna, Anna Pepe. Il primo è Geolier, che è primo anche negli album e nei singolo. Anna Pepe è quinta. Non ci sono Annalisa e Elodie, che sembravano doversi contendere lo scettro di regine del pop. Non c’è Gaia, che durante l’estate sembrava far sfaceli con Tony Effe (invece presente in decima posizione). Non ci sono altre donne. Nessuna cantautrice, per altro, neanche per sbaglio. Ma non è mica colpa di Spotify se le donne fanno meno canzoni degli uomini o sono meno ascoltate, dirà qualcuno. Peccato che il 33% degli ascolti su Spotify come in genere sulle piattoforme di streaming avvenga attraverso le Playlist, fatte da uomini, e che le discografiche, che propongono le canzoni a Spotify e quindi al mercato, siano dirette solo da uomini (è di soli uomini anche il board della FIMI, che però organizza eventi di sensibilizzazione verso la descriminazione di genere nel settore musicale, visto che le donne poi occupano solo il 14% della filiera). Se vai sempre al McDonald’s e al McDonald’s non ti offrono certi tipi di piatti, poi non ti devi meravigliare se certi tipi di piatti non ti piacciono, e se quindi non li cerchi e anche se te li propongono non li accetterai. La libertà di scegliere del pubblico è una pura utopia, e non parlo certo solo di musica.
ACHILLE LAURO 2
Ecco, il principino della fluidità, quello che a Sanremo anni fa interpretava vestito da Bowie "Gli uomini non cambiano", chiamando Annalisa a vestire i simbolici panni maschili, si è dimenticato di scegliere donne per la sua squadra. Pur avendo tra le possibili scelte quella Giulia Mei che nel frattempo sta giustamente spopolando proprio con un inno femminista come Bandiera, e anche Jungle Julia, che è artista di tutto rispetto, presto lo potrete scoprire. Ha scelto i Patagarri, su cui ha messo gli occhi anche la Warner, e il suo giochino è stato sempre quello di indicare chi eliminare a suon di Senato e Signori mie e Baby. Quando si dice fare del paraculismo, facendo proprie certe campagne di sensibilizzazione, salvo poi dimenticarsi di dar seguito a quanto si professa in bella mostra. Esattamente la medesima cosa che ha fatto la FIMI, dicevo prima, a chiedere di non essere discriminatori verso le donne dall’alto di un board tutto maschile. Quanto a Achille Lauro, mica sarà un caso che ha duettato con Fedez in Mille, no? Alla fine, con tre concorrenti ancora in gara nella finale, incassa la vittoria di Mimì, ma poco cambia. PS. Anziana signora che per tutte le pagelle ha postato sui social di MowMag commenti supponiamo sarcastici, in realtà piuttosto buffi, rispetto alle nostre pagelle, chiamandoci Qui e Quo senza Qua e continuando a paragonare i nostri voti, a suo dire senza valore, seppur ci ha commentato tutte le settimane, a quelli più autorevoli di Rolling Stone. Sappia che a passare questi pezzi su MowMag è sempre il caporedattore di questo sito, Gianmarco Aimi, cioè colui che scrive le pagelle di Rolling Stone. Che sia lui Qua?
MIMÌ 9
Questa è la diciottesima edizione di X Factor. Nelle diciassette edizioni precedenti hanno vinto la bellezza di sei donne, contro undici uomini. Stavolta vince una donna, Mimì, sovvertendo quanto si diceva dietro le quinte, alla faccia dei Patagarri, e qualcosa potrebbe essere davvero successo, e sarebbe davvero un miracolo, ci arriviamo. Un miracolo perché restano sempre sette vincitrici contro undici. I giudici, poi, dopo un inizio abbastanza straordinario di quando si era ancora in RAI, dove Simona Ventura e Mara Maionchi tenevano testa a Morgan, la prima poi sostituita da Claudia Mori, sono col tempo diventate sempre meno, per arrivare alla condizione attuale di una su un gruppo di quattro esattamente da cinque anni a questa parte. Il direttore artistico è al momento Antonio Filippelli, in precedenza era Fabrizio Ferraguzzo, oggi manager dei Maneskin. Insomma, la perfetta riproposizione di quello che è lo standard tipico della filiera musicale in Italia, nessuna donna a capo delle major, nessuna donna a capo delle agenzie di booking, nessuna donna mai stata direttrice artistica in settantacinque anni di Sanremo, nessuna donna alla guida dei principali festival musicali. Per questo Francamente ha provato a sottolineare l’esistenza di un problema, e anche se è finita che parte della gente sui social ha detto che era lei a non aver accettato di non essere stata votata dal pubblico a casa (pur avendolo detto prima del televoto). Voleva dire, credo, che come mai il pubblico potrebbe votare una donna, se continuano a propinarci solo musica di uomini, prodotta da uomini, pubblicata da uomini e recensita da uomini (sì, anche nel mondo della critica la stragrande maggioranza delle firme blasonate o anche non blasonate ma ritenute credibili è di uomini)? Averlo detto, forse, ha aperto gli occhi a qualcuno, il pubblico a casa o la produzione (più probabilmente quest’ultima, mica per caso Achille Lauro per tutta la serata ha ripetuto come un mantra, ma lui non sa cosa sia un mantra, “vince chi perde”). Di fatto Mimì vince. Evviva.
I PATAGARRI 4
Senti la voce del patagarro e pensi che a quel famoso discorso fatto da Francesco Renga in un memorabile DopoFestival (erano le tre di notte, ma il video è ancora reperibile online). Era lì, fresco come una rosa, a spiegare perché Baglioni aveva convocato poche donne al Festival, il tutto con presente Baglioni che già se l’era cavata dicendo che poche donne avevano mandato la propria candidatura. Lui, Renga, a dire che era perché le voci delle donne sono sgradevoli, per una questione di frequenze, esattamente la medesima cosa che diresti sentendo cantare lui, anche senza stare a tirare in ballo le frequenze, solo il buon gusto. Quanto al discorso di Renga, che dire?, sembra che molti la pensino così, o che come se così fosse davvero si comportano. Perché tutte le grandi voci che passano da qui, speriamo non capiti anche a Mimì, nonostante per il credo comune le donne quello siano, nel mondo della canzone, portatrici sane di belle voci, finiscono per rimanere schiacciate sotto i colpi del popolo bue che vota da casa. L’anno scorso è successo a Angelica Bove, per dire, anni fa è successo alla vincitrice Sofia Tornambene, che ha vinto ma è poi sparita, al punto che ora è tornata in ballo a Amici, poi scartata anche lì, e più in generale succede un po’ a tutte, come se dalle donne ci si aspettasse solo quello, che cantino benissimo, abbasso le cantautrici, ma se poi cantano benissimo non basta, perché ci sarà sempre un uomo da spingere in avanti. Prova ne è che Angelina Mango, che quantomeno ha provato a scalfire questa regola aurea, andando pure a vincere incredibilmente Sanremo, dopo dieci anni di vittorie maschili, è subito stata attaccata sui social per quel suo essere figlia di quel Mango che in realtà in vita si cagavano in pochi, e per quel suo modo di mostrarsi poco vestita, della serie, le mutande di Tony Effe sì, quelle delle donne sono un mercimonio. Niente, c’è tanta strada da fare ancora, e noi saremo qui a raccontare le strade alternative, quelle poco illuminate, perché un mondo solo di uomini, cantava James Brown, non sarebbe nulla senza una donna. Mimì vince, forse anche grazie alle parole di Francamente, sovvertendo i pronostici e la volontà della Warner. Che sia un piccolo primo passo.
LES VOTIVES 4
Siccome i Les Votives sono in finale in quanto rappresentati di un genere, il rock, spesso indicato come a alto tasso di testosterone, come dire materia per i maschietti, credo sia il caso di tornare a suggerire la lettura del libro dell’autrice spagnola che si firma come La Rata dal titolo Give It To Me, troverete chiara smentita a questa voce. Come la potreste trovare nel libro di Vivien Goldman, La vendetta delle punk, in quello di Viv Albertine, Vestiti musica ragazzi o nell’autobiografia di Kim Gordon, Girl in a Band. Poi continuate pure a credere che il rock sia materia praticabile solo se si ha il pisello, eh, continuate pure.
LORENZO SALVETTI 4
Era già capitato in passato, in maniera anche piuttosto roboante. Parlo di quando i Maneskin passarono da X Factor, puntando dritti alla vittoria, poi soffiatagli sotto il naso in finale da Lorenzo Licitra. La loro epopea dentro il talent di casa Sky era stato tutto un “Quanto è bello Damiano”, “Quanto è sexy Damiano”, “Damiano piace alle ragazze ma anche alle mamme”. Non ricordo se anche all’epoca si parlò di “Bimbe di Damiano”, perché a memoria la faccenda delle Bimbe è esplosa durante il Covid e con Giuseppe Conte come oggetto di attenzione da parte di queste groupie via social, ma quella era la sostanza. Succede anche adesso con Lorenzo Salvetti, il ragazzino dagli sguardi dolci, dalla voce profonda e le canzoni malinconiche. Tutte innamorate di lui, specifica il suo giudice, Achille Lauro, anche la di lui, di Achille Lauro, nipotina. Lui il cucciolo in caso di far battere tutti i cuori, al punto da spacciarlo per sedicenne quando di anni ne ha diciassette. Con Damiano più che i cuoricini a battere erano le parti intime, perché era tutto un “me lo farei”, penso a quando a dichiararlo, con altre parole dallo stesso senso, fu Alba Parietti, che poteva essere quasi sua nonna. Del resto lui andava in guepierre e tacchi a spillo, ballava sul palo, era sexy, che ci si poteva fare? La domanda che ci si dovrebbe porre è: fare apprezzamenti su un minorenne, uomo, è plausibile in quanto uomo? Perché se lo si fosse fatto su una ragazzina di sedici anni “tutti innamorati di lui”, “quella me la vorrei fare”, da parte di uomini adulti, sarebbe scattato la denuncia per pedofilia. Anche questo è sessismo, temo. Il medesimo che se a uscirsene in guepierre è una Elodie, o chicchessia, è automaticamente una che usa il culo per far successo, mentre al maschile va tutto bene. Lui, a parte gli occhioni e via discorrendo, non ha talenti da esibire, e ci sta, ma forse sarebbe il caso che una rete come Sky tenesse a mente cosa sta veicolando.