Il Defe, all'anagrafe Lorenzo De Ferrari, in un'ipotetica storia dei filosofighi - cioè i nuovi "filosofi" social che (si) piacciono anche esteticamente - sarebbe uno di quei pensatori che non lascia nulla di scritto. Anche perché, con buone probabilità, non sarebbe in grado di mettere mano a un libro, e forse nemmeno a un bigliettino di auguri. La sua, però, è una continua e costante ricerca di identità, che si iscrive nel solco delle ricerche sull’io inaugurate da Socrate e portate avanti da Fichte, anche se forse il nostro eroe ha male interpretato il motto Delfico: “Conosci te stesso”, al quale bisognerebbe aggiungere la frase ormai diventata proverbio tratta dalla pubblicità progresso lanciata nel 1990 contro l’allora dilagante Aids: “Se lo conosci, lo eviti”. Spesso il suo aspetto splendente lo porta ad autodefinirsi come "lo Zac Efron italiano", altre volte diventa Justin Bieber, dimenticandosi però del fatto che quei due oltre a essere dei figaccioni però sono davvero in grado di recitare e cantare, a differenza sua. Ci prova, per carità, a cantare, ma il risultato è una canzone dal titolo Hey Baby, il cui testo entra di prepotenza nei meandri degli annali della spazzatura musicale e letteraria, occupando i primi posti del peggio uscito negli ultimi anni. Alcuni stralci del testo meritano di essere analizzati, perché rivelano una profondità degna di una sottiletta scaduta. “Ogni giorno mi guardo allo specchio/non mi vergogno di quello che vedo riflesso/che nella vita devi essere te stesso”. Giusto, soprattutto se pretendi di assomigliare a Zac Efron e Justin Bieber. “Portami a bailare sopra le onde di questo mare. Cazzo d'americano”. L'ultima frase è ambigua, e apre a diverse interpretazioni, che forse è meglio tralasciare.

Un'identità in bilico, ma sempre con “Addome di marmo e cuore da romanticone”. A volte si proclama come selvaggio, altre come cucciolone. “Avvolto nei pensieri cazzo”, come un vero filosofo, indeciso se sentirsi oggi Bieber o Efron. L'importante è tentare di accoppiarsi, come quella volta che è stato ospite di Primo Appuntamento, il format televisivo di incontri al buio, dove era comparso con un'altra identità ancora: il principe Lorenzo. Buio che, in questo caso, non riguarda principalmente la natura degli incontri tra sconosciuti, ma quello cerebrale evocato dai suoi rituali di corteggiamento. “Sono un principe, discendo dalla casata De Ferrari di Genova”. Nelle note stampa uscite come anticipazione della puntata si legge quanto segue: “Si descrive come un ragazzo esuberante ma con le ragazze si trasforma in un figo gentleman. È single in quanto non si accontenta mai. Lorenzo soffre della sindrome di Tourette”. Peccato che, presentandosi come nobile, la ragazza che aveva di fronte si era un po' spaventata: “Allora le do del lei”. Un po' come le critiche alla riduzione fenomenologica proposta da Edmond Husserl: a forza di cercare il vero io si rischia il solipsismo o, in gergo meno filosofico, si va in bianco.
Ospite al podcast di Fedez, invece, aveva tentato di ribaltare nuovamente la propria personalità. Il ragionamento è degno di Hegel, anche se il vecchio filosofo tedesco non assomigliava di certo a Justin Bieber: “A volte vengo etichettato come quello che magari non sono, e quello che non sono magari viene detto che sono”. Se vi siete persi come noi in queste vette del pensiero, vi starete chiedendo: ok, ma chi cazzo dice che sei come? “Uno facile, sono uno superficiale che punta tutto sull’estetica, e che con la mia estetica, è un dato di fatto, perché magari posso piacere come magari posso anche non piacere, però vengo etichettato come quello che alla fine è facile”. Eccoci al suo vero io, quello che trascende l'estetica e che ripete senza senso una frase per tentare di dargli un senso. Dannate etichette, sintomo dell'ingiusto che diventa pregiudizio. Lo Zac Efron italiano non punta certo sull’estetica: “Cioè signori, io sono tutto l'opposto, e quando magari le ragazze mi conoscono, effettivamente mi fanno i complimenti. Perché ho anche dei valori. Io non ho vissuto con il papà e la mamma, io ho vissuto coi nonni. E mio nonno mi diceva: senti ciccio, guarda che tu non hai vent'anni tutta la vita, ed effettivamente mi ha dato quel rispetto, quell’educazione e quel mandare avanti la mia vita, che in una relazione o nella vita quotidiana ci deve essere”. Questo il preambolo, ma il vero concetto ritorna: “Quindi vengo etichettato come quello che magari ha gli addominali, o che magari sono il biondino che ah, quello se le scopa tutte”.
Avete capito qualcosa, nella frase precedente, che non siano gli addominali? Noi no, ma il fatto che non sia quello che le scopa tutte viene in qualche modo disatteso dal nostro stesso Zac, già vittima anche di uno scherzo de Le Iene, nei commenti dei video su TikTok: per esempio, quando qualcuno gli chiede: cosa ci fai a Bologna? Lui risponde: “Scopo”. Ma tutto fa sempre parte della sua incessante ricerca filosofica sull'identità. Un attimo prima sei il Defe con l'addome di marmo, un attimo dopo quello stesso addome ti sta stretto. D'altronde il senso della tragedia riposa sull'aspetto destinale della vita vissuta eroicamente. “Che Dio mi faccia svegliare una mattina con fianco una mora che mi incasini la vita e che mi tiri matto”, dice il poeta, questa volta ispirato da un senso del divino. Noi ci auguriamo che Feuerbach avesse ragione e che Dio non esista sul serio: Lorenzo il principe già ci sembra abbastanza incasinato così, e la povera mora malcapitata della preghiera avrebbe un compito troppo complicato da svolgere. Un giorno selvaggio, un giorno vichingho, un giorno “Il sole bacia i brutti perché il Defe lo baciano tutte”, un giorno abbronzato, un giorno ribelle, un giorno da Fedez e uno dal Rosso. Un'altra volta fratello di Hannah Montana, con la gente nei commenti che scrive fratello di Alberto Stasi. Ma va bene così: la domanda, quella vera, è sempre una sola. Perché un personaggio del genere dovrebbe avere il seguito che ha sui social? Più di 60mila su TikTok. A pensarci, la popolazione di una cittadina di medie dimensioni, tutta impegnata a guardare un belloccio che si fa dei filmati con lo smartphone. Ma qui nemmeno la filosofia può arrivare a dare una risposta.

