Tutti vogliono fare cantare stadi interi, platee oceaniche. I Bastille, di solito, ci riescono. E di certo la loro missione proseguirà con questa nuova, fredda e banale, “Save my soul”. Banale, ahimè, è anche il nuovo singolo di Noemi, che se la cava con i versi pre-ritornello ma si sgonfia al momento del dunque. Una chicca, invece, il nuovo pezzo, poeticamente rabbioso, di Tredici Pietro. Sornione, David Byrne non inventa nulla, ma “T shirt” è una gemma polemica e orecchiabile. E Jovanotti? Se ne torna da New York con un album latino in zona Fania. “Senza se e senza ma” è un bel modo per annunciare il nuovo progetto (“Niuiorcherubini” è già fuori in digitale). Non resta che abbandonarsi al Natale e alle sue atmosfere. Ci apre la porta Lucio Corsi.
BASTILLE, Save my soul
Già fra i pezzi preferiti dai fans in sede live, “Save my soul” esce ora ufficialmente. Con un “oh-oh-oh” grande quanto uno stadio, questo è un inno pianificato al millimetro. Nelle arene non mancherà di scaldare cuori già ben predisposti ad essere riscaldati, ma al nostro orecchio risulta viceversa freddo poiché, appunto, troppo meticolosamente calcolato. I Bastille corroborano così la loro posizione nella catena alimentare del pop-rock britannico. Restano il comfort food per chi è stanco, ha poche idee sul da farsi/cucinarsi e non ha tempo da perdere.
JOVANOTTI feat. SPANISH HARLEM ORCHESTRA, Senza se e senza ma (Jova Session 25)
Tratto da “Niuiorcherubini”, il nuovo album registrato in soli sei giorni di session a New York nell’ottobre 2025, ecco “Senza se e senza ma” con un’irresistibile Spanish Harlem Orchestra. Ok, il pezzo non raggiunge quelle vette schiumanti NY vibes a ogni nota che furono di Joe Bataan, Ray Barretto o Eddie Palmieri, ma sarebbe pretendere davvero troppo. Jovanotti in trasferta, piuttosto, pare sicuro quanto il Jovanotti casalingo. E in realtà è ben più spericolato. Baciato da un’ispirazione che finalmente, dopo troppi pezzi che pestavano i piedi per suonare a tutti i costi fighi e contemporanei, rivela un Lorenzo artisticamente adulto inebriato da passioni adulte. “Questo album non era previsto. Sopraffatto dalle notizie di guerre e da una sensazione di impotenza rispetto alla follia umana ho pensato di immergermi in qualcosa che amo e che mi fa sentire nel flusso della vita”, afferma Jovanotti. E si sente. Spontaneo, libero e liberato. Sincero.
LUCIO CORSI, Notte di Natale
È scaltro, raffinato, musicalmente colto. E tra qualche settimana il Natale sarà roba sua. “Notte di Natale” è infatti il piccolo trionfo annunciato di Lucio Corsi. Come se un Gilbert O’Sullivan sostenuto da misurati fiati in stile Stax si mettesse in testa di creare il quadretto perfetto per il venticinque dicembre. Lucio Corsi, che non è né David Bowie né Ivan Graziani, ma è percorso dal talento degli scolari modello che studiano tutto per bene, qui fa meravigliosamente il suo dovere. Disegnando una melodia intima ma aperta, perfetta per il momento in cui la famiglia scarta i doni sotto l’albero. Regalate una spruzzata di neve alle strade delle nostre città e “Notte di Natale”, magari solo per sette giorni, diventerà enorme.
TREDICI PIETRO, La fretta
“La fretta”, ossia pop lacerato e aspro che parla una lingua assolutamente contemporanea senza risultare né già sentito né ovvio. Mica poco, direi. Prodotto da Sedd, Fudasca e dai Galeffi Bros, il nuovo singolo di Tredici Pietro è pop tesissimo con tocchi di insinuante disperazione. C’è un respiro punk da tarda notte buttata via in questo pezzo che, in fondo, è pure ottimista (“Non ti preoccupare, affondare è normale”). Nel video si aggrappa al microfono come se con quel gesto si potesse salvare la vita, Tredici Pietro. E fa bene. Perché “La fretta” è un pezzo in cui credere, mica uno scherzo di gioventù.
DAVID BYRNE, T Shirt
Dalla rinnovata collaborazione fra David Byrne e Brian Eno, anime affini e avventurose in un mondo popolato da troppi artisti innamorati della propria monotona voce, nasce “T shirt”, pezzo già testato in concerto che ora esce come singolo. È il Byrne che non si vergogna di essere pop e orecchiabile, ma allo stesso tempo politico. La maglietta come muro su cui imprimere, liberamente, il proprio manifesto di vita, la propria ribellione, il proprio impeto. Una piccola perla.
NOEMI, Bianca
Con un andamento pre-ritornello che ricorda non poco “Ora che non ho più te” di Cesare Cremonini, “Bianca” è un pezzo che si sgonfia nel momento in cui dovrebbe esplodere. Quando, insomma, libera quelle banalità a cui Noemi ci ha spesso abituato. Con un titolo così se la potrebbero cavare giusto i Club Dogo. La “Bianca” di Noemi è invece robetta semplice semplice che faticherà a lasciare il segno.