Tra i due litiganti il terzo gode. E difatti tra Angelina Mango e Geolier alla fine è Mahmood il vero vincitore di Sanremo 2024, sicuramente sul mercato mondiale, visto che la sua Tuta Gold rientra non solo nelle classifiche nazionali ma anche in quelle internazionali. Perché? Probabilmente grazie a un ritmo che va a 120 all’ora e a un sound che abbandona le eleganti moroccan vibes con cui ci ha fatto innamorare in favore di un ritornello, ammettiamolo, anche abbastanza grezzo. Comunque sia Mahmood la sua hit l’ha fatta e noi a colpi di “bitch” o “fra”, balliamo all'impazzata lo stesso, ma stavolta c'è da dire che il cantante è tornato un po' indietro e ha guardato forse un po' avanti, sforzandosi ancora una volta di trovare una crasi tra le sue radici, le sue case, proponendo al suo pubblico l'essenza stroboscopica (e qui più matura) di se stesso che sfiora l’Oriente con i piedi in Occidente. Sembra che con questo ultimo album Mahmood abbia voluto non solo indagare dentro di se, ma anche frugare nelle sue relazioni, nei rapporti con gli altri, scegliendo di mostrarsi non più con un atteggiamento da duro coi denti d'oro (vedi il video di Tuta Gold) ma come un animo ferito attraverso il suono di una voce romanticissima, bella, che va in alto e in basso come un'altalena, che non stende ma ipnotizza. Partiamo da Nei letti degli altri: “Per non farci più male, male. Potremmo parlare anziché immaginarci nei letti degli altri pеr dimenticarci. Fa solo più male, restiamo lontani pеr avvicinarci. Confesso, in un bagno sentimenti e sbagli”. Incredibile, persino Mahmood ha il cuore da ricucire e ce lo fa capire. Diciamo che ce lo schiaffa un po' ovunque in questi testi, assomiglia un po' a noi quando veniamo lasciati dal tipo/a e cominciamo a postare all'impazzata gli sprazzi della relazione finita. (Nella speranza che l'ex ci ripensi?) Beh, tra Nel tuo Mare, Cocktail d'amore e Bakugo, l'amore è di certo il filo conduttore che unisce tutte le parole e i sintagmi. O meglio la fine di un amore. A ripetersi non è solo il contenuto generale nell'album ma pure il suono della voce di Mahmood e i viaggi infiniti che fa. Si ha l'impressione, ascoltando ogni brano di aver messo sempre la stessa traccia ripetuta a loop, come un flusso continuo, che anestetizza come una droga. E poi a caso, spuntano Neve sulle Jordan con Capo Plaza e Da intro con Slim Soledad che tirano fuori la sua voglia di spaccare tutto ma che non c'entrano una mazza con le altre canzoni. (Sì, sono comuque fighe). La migliore però, a mani basse, è Stella cadente...
Stella Cadente è il pezzo forte del nuovo album di Mahmood, in cui il rapper mette dentro un pezzo del suo passato condito con le emozioni di un uomo che torna indietro nel tempo. Il cantante in questo brano si chiede se andando in analisi, le cose possano migliorare, se la sua identità di bambino sereno (a detta degli altri) corrisponda alla vera immagine di se stesso. Del resto, oggi il rapper in analisi c'è andato per davvero e ha ammesso che Nei letti degli altri rappresenta la versione più empatica della sua musica, proprio perché l'album è stato scritto dopo un periodo di psicoterapia. “Forse è che da quando ho fatto cinque anni mi hai lasciato un triste ricordo di te, Portami a fare la gita all'idroscalo Leggimi una favola pure del Corano”. Mahmood torna dove è stato male a scrivere canzoni su una storia che conosce bene, la sua. L'artista non ha mai avuto paura di scomodare quello che resta della sua infanzia, dei suoi traumi e momenti difficili, di inviare tutto questo pacco non per posta ma attraverso lo streaming, a noi. “Finisce qua il tempo per lamentarsi ma sai che alla fine ci tengo per davvero. Non sono cazzate per me, io compro la mia prima casa e non mi chiedi com'è? Mi son sentito grande per la prima volta anche se dopo sei mesi ha preso fuoco, era una stella cadente”. Per lui la stella cadente è una casa che prende fuoco per noi invece è la sua musica, che Nei letti degli altri è un viaggio di sola andata nei suoi sentimenti.