Non ho livore per Morgan come per tutti gli artisti che scrivono sull’acqua (e il cantautore ha già replicato ed è arrivata anche la contro-replica). Ho appena letto una sua intervista e concordo su tutto ciò che scrive. Ad esempio: "Il sistema televisivo e di diffusione culturale del nostro paese, esclude qualunque voce non allineata e piegata alle sue regole, tranne, parrebbe, la mia. Come è stato possibile per me non essere scomparso nel nulla, anzi aver continuato a portare la cultura dove la cultura è un fastidio?". Alla domanda Morgan risponde da solo: "È stato Bach a farmi vincere le competizioni di musica pop, ed è stato Pavese ad avermi fatto scrivere le canzoni per esprimere me stesso attraverso le parole in rima, è stato Carmelo Bene a farmi trovare la chiave del linguaggio televisivo, ed è stato Baudelaire a far innamorare di me le più belle ragazze del mondo". Citazioni colte ma peccato che il blues in versi di Pavese considerasse le rime solo come un terminali nel creare una musica ispirata a Baudelaire ma soprattutto a Walt Whitman (poeta americano sul quale si laureò). Una contaminazione che comprese molto molto bene Luigi Tenco. Anche il citato Carmelo Bene è sempre stato convinto che "poesia è risonar del dire oltre il concetto”.
Perché Carmelo Bene martellava le rime trasformandole in rime. Baudelaire più che alle rime badava che diventassero “razzi” come quando scrisse: “L’America e il progresso ci atrofizzeranno il cuore”. Carmelo Bene? La chiave del linguaggio televisivo? "L'intrattenimento ormai è demandato alle casalinghe, traslocate dal bordello domestico a quello televisivo”. Sono contento di leggere che Morgan sia felice di essere di nuovo tra i giudici di X Factor sottolineando che è il più longevo tra gli X Factor del mondo. Sarò antico, amerò Baudelaire e la sua previsione, ma credo che questa sia l’ennesima sconfitta degli intellettuali: scrivono libri, incidono dischi e intanto “Uomini e donne” è alla 25esima edizione. In fondo non abbiamo influito in niente sulla società civile se abbiamo bisogno di un X Factor per scoprire la musica. Perché la musica è finita proprio grazie a trasmissioni come X Factor che hanno reso possibile la dissociazione tra l'arte e sé stessa, tra chi l'ascolta e chi la crea. Da lì in poi la casalinga, a patto che non sapesse cantare, ha potuto anche vincere Sanremo. Ora l'arte è libera, a patto che non sia più arte, che smetta di ispirare e di arricchire gli altri generando a sua volta nuova arte, nuova cultura. Ora l'arte ispira soltanto il nulla, facendo germogliare il più cattivo tra i fiori del male. Quello dell'ignoranza.