Ma sì, ha ragione Donatella Di Pietrantonio. In un’intervista per il Corriere della Sera dice: “Libro sopravvalutato? Mi viene da dire la Bibbia. Ma forse è un po’ blasfemo”. No, non lo è, è sacrosanto. Non serve che lo dica un Premio Strega.
Da quando va di moda dire che la Bibbia è un gran libro, una storia incredibile che andrebbe letta anche se non si crede, pure la Bibbia è diventata un sex toy degli intellettuali. Perché della Bibbia rimane l’involucro, lo stile. O al massimo qualche spunto socio-antropologico sulla società dell’epoca o su quelle comunità che ancora basano la loro vita su questo Libro. Meglio dire che la Bibbia è un mattone, che non si può leggere in modo continuativo, che va bene per le citazioni in esergo ai libri gialli.
Ma poi che importa? Chi legge la Bibbia per piacere letterario scriva a MOW, risponderemo con dei consigli di lettura: Jules Verne, Joel Dicker, Bret Easton Ellis, C. S. Lewis. La Bibbia non c’entra niente con la letteratura. Se davvero c’entrasse qualcosa avrebbero ragione le teologhe ubriache che parlano di Bibbia queer, gli attivisti che leggono nella Bibbia le premesse del comunismo della decrescita e così via. La Bibbia è altro.
Per chi crede un libro sulle verità prime e ultime, per chi non crede un libro inutile. Oggi si ragiona al contrario: è inutile per chi crede (e infatti non si legge più) e utilissimo per chi non crede e, avendo poco materiale suggestivo di cui scrivere, frega dai testi sacri quel che può tornare utile a fini retorici.
![La Bibbia queer](https://crm-img.stcrm.it/images/42444222/2000x/20250213-123630808-6659.jpg)
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Questo per difendere la Bibbia. Ora difendiamo Donatella Di Pietrantonio. Quello che è successo ricorda un po’ Ken Follett che disse di non sopportare Marcel Proust e, anzi, di considerarsi in grado di emozionare più dell’autore della Ricerca del tempo perduto. Che c’è di male? Dov’è il danno sociale? Amare Proust è prerequisito per essere bravi cittadini? Per essere considerati intelligenti? Celine non era un bravo cittadino, ma di certo non era uno stupido. E comunque odiava Proust.
O forse dire che odia la Bibbia rende Di Pietrantonio meno colta, meno sofisticata, meno sensibile? Per uno scrittore del Ventunesimo secolo dovrebbe essere più grave mal sopportare Simenon o Stephen King che non la Bibbia o il Corano. Invece siamo così pavidi da arrabbiarci quando qualche autore sovraesposto pesta la cacca pescando tra i classici, meglio ancora se classici classici, cioè classici pesanti e magari illeggibili. È lo stesso motivo per cui i romanzi e i racconti gialli di Agatha Christie sono finiti nei Meridiani Mondadori sotto il titolo “Fiabe gialle”, per dar tono a dei piacevolissimi romanzi da ombrellone.
Passione smodata da semicolti per ciò che è stato canonizzato, in nome di un appello all'autorità che invece demolisce proprio ciò che si vorrebbe difendere. In questo caso la Bibbia, in altri casi Proust.
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